GIAVENO, LA LEGA: “A NATALE NON CANCELLATE LE TRADIZIONI CRISTIANE”

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di PATRIZIO SGARRA e STEFANO OLOCCO (Lega Nord Giaveno)

GIAVENO – La cronaca nazionale di questi giorni ci riporta nemmeno troppo velatamente a una vecchia ma sempre attuale richiesta di non abdicare le nostre tradizioni e radici cristiane durante le festività natalizie. Troppo spesso sentiamo parlare di presepi non fatti, della parola Gesù eliminata dalle canzoni di Natale.

La nostra riflessione allora si allarga a che cosa è il Natale e che cosa vogliamo che esso sia per noi tutti. Non vogliamo credere che debba diventare la festa del consumismo sfrenato: della gara al regalo più costoso, alla tavola più imbandita o al panettone più farcito. Questo sarebbe davvero sciocco e un vero disastro per la nostra società. Ma conservare le proprie tradizioni, quelle vere, quelle che ci spingono a festeggiare il Natale, perché a Natale è nato Gesù e, anche creare una connessione un legame famigliare ed esso è possibile solo tramite una memoria condivisa e un riscoprire comuni origini.

Il nostro appello è quello di chiedere a tutti coloro che sono preposti all’educazione di non rinunciare alle nostre tradizioni. Preferiamo di gran lunga che non passi l’idea di livellamento dove per far sembrare tutti uguali vengano cancellate le differenze e con esse la nostra storia e la nostra cultura che finirebbero per toglierci la nostra umanità. Meglio esaltare le differenze in ognuno di noi, confrontarci ed accettarci proprio per quelle che sono le nostre differenze.

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4 COMMENTI

  1. Ma davvero sto partito che porta avanti da sempre politiche razziste ed egoiste, ieri con i “terroni”, oggi con gli extracomunitari, ha il coraggio di parlare di “radici cristiane” ? Certo che oramai avere la faccia come il culo è diventato sport nazionale.

      • Che poi in effetti c’è da chiedersi se siano peggio loro che dicono queste puttanate per raccimolare qualche voto e una poltrona, o il loro fan club composto per lo più da fanatici talmente ignoranti da non riuscire a comprendere di esserlo.

  2. Non è vero che a Natale sia nato Gesù nè che sia una festa cristiana, come ormai tutti gli storici sanno benissimo, ma la cristianità continua ad abbindolare le masse con questa festività fasulla. Nel Natale si mescolano simboli e usanze di incerta origine, le cui radici si perdono nei secoli passati. La scelta dell’abete, ad esempio, non è casuale, nell’antico Egitto esso simboleggiava infatti la natività, mentre nell’antica Grecia l’abete bianco era sacro alla dea Artemide, dea della luna, della caccia e delle nascite; ed ancora, nel calendario celtico, l’abete era destinato al culto del giorno della nascita del Fanciullo Divino. Secondo altre fonti però, l’usanza potrebbe anche derivare dal ciocco di Yule, (in inglese, termine arcaico per Natale) associato a una festa pagana nordica, che durava dodici giorni, il cui ramoscello veniva bruciato all’aperto; o ancora dall’albero del paradiso, presente nei drammi antichi su Adamo ed Eva. L’usanza di scambiarsi regali sembra derivare invece da un rito pagano romano, che prevedeva lo scambio di cibo, monete e pietre preziose come portafortuna per il nuovo anno. Il personaggio che è poi divenuto famoso in tutto il mondo per consegnare i regali a Natale è Santa Claus, in Italia Babbo Natale, che deriva da San Nicola. Dice la leggenda, che San Nicola, vescovo di Myra del IV secolo d.C., avendo ereditato molti beni e denari dai suoi genitori, per liberarsene cominciò a fare regali a chi ne avesse più bisogno, trovando gioia nel semplice donare ai bisognosi. La festività del Natale non è inoltre documentata con certezza prima del IV secolo. La prima menzione certa della Natività di Cristo con la data del 25 dicembre risale infatti al 336, e la si riscontra nel Chronographus, redatto dal letterato romano Furio Dionisio Filocalo.
    Tutto ciò conferma che le origini storiche del Natale, pur essendo ancora avvolte dalle nebbie del passato, certamente hanno origini precristiane. La data del 25 è, in realtà, puramente simbolica: non si conosce la data esatta della nascita di Gesù, i vangeli non ne fanno menzione. Con tutta probabilità la data venne fissata (nel 440 d.C.) al 25 dicembre per sostituire la festa del Natalis Solis Invicti con la celebrazione della nascita di Cristo, indicato nel Libro di Malachia come nuovo “sole di Giustizia” (cfr. Malachia III,20). Secondo tale ipotesi, il Natale costituirebbe dunque il più eclatante caso di cristianizzazione della preesistente festa pagana.
    La data coincide infatti con le antiche celebrazioni per il solstizio d’inverno e alle feste dei saturnali romani (dal 17 al 23 dicembre). Inoltre, già nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile), che commemorava la nascita dell’Urbe e il Dies Natalis Solis Invicti, la festa dedicata alla nascita del Sole (Mitra), introdotta a Roma da Eliogabalo (imperatore dal 218 al 222) e ufficializzato per la prima volta da Aureliano nel 274 d.C. con la data del 25 dicembre.
    La festa pagana del solstizio d’inverno era una ricorrenza importante per molti popoli, tra cui certamente gli antichi romani, che in quel giorno celebravano la festa del dio Sole. Durante queste feste che andavano dal 17 al 21 di dicembre (“I Saturnali”) e la festa vera e propria del Sol Invictus del 25, si usavano i simboli dell’eterna giovinezza di Dioniso: mirto, lauro, edera… Il greco Dioniso veniva considerato come il divino bambino nato in maniera miracolosa da una vergine celeste. Dioniso era stato latinizzato col nome di Mithra di cui in oriente si celebrava la festa la sera del 24 dicembre. Era il dio iraniano dei misteri, il dio solare dell’amicizia e dell’ordine cosmico, nato dalla pietra e portatore della nuova luce “Genitor luminis”.
    Verosimile dunque, viste le numerose coincidenze riscontrabili, che la chiesa abbia scelto la data del 25 dicembre come giorno di nascita del Cristo semplicemente per cristianizzare una festa pagana molto sentita dalle masse popolari. L’imperatore Costantino (280-337) avrebbe così riunito il culto del sole (di cui egli era il figlio protetto) e il culto del dio Mithra con il cristianesimo, ed è proprio sotto il suo regno che appare la festa del Natale. Da Roma il Natale si diffonde in Africa, in Spagna e nel Nord Italia, ma è solo sotto l’imperatore Giustiniano (527- 565 d.C.) che il Natale viene riconosciuto come festa legale per l’Occidente.
    A tale tradizione quindi la celebrazione del Natale ha voluto collegarsi per indicare l’avvento della Luce del Mondo, che giunge a squarciare le Tenebre. È il Bambino, che venendo al mondo, inaugura una nuova vita, e porta la Luce a tutti gli uomini. Questa è la storia del Natale che, condizionata negli anni successivi da numerose leggende, ha fatto quasi perdere di vista il “vero” significato del Natale, come “giorno della nascita”. Natale vuol dire “nativo, di nascita”. E’ il giorno della Rinascita, ma chi rinasce a fine dicembre? Il Sole. Siamo di fronte infatti ad una festa antichissima, una festa che non ha tempo, esiste da sempre. Le antiche popolazioni il 25 dicembre festeggiavano la rinascita del Padre Solare, il Grande Dio che dopo lo stallo del solstizio (Sol stat, appunto) vince le tenebre, le giornate tornano ad allungarsi, il Male è sconfitto (Sol Invictus = colui è che non è sconfitto), ed è a questo significato che va a sovrapporsi quello cristiano.

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