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di CARLO GIACONE (Sindaco di Giaveno)
GIAVENO – Il Covid-19 irrompe anche nella storia di un amore fortissimo, in due vite che hanno affrontato tante difficoltà. Giuseppe e Emiliana si sono sposati contro tutti, nel 1969, entrambi impiegati alla Reale Mutua di Torino, lei più grande di dieci anni.
Da allora non si sono più separati e li ricordo con affetto alla cerimonia di San Valentino per gli anniversari di matrimonio: cinquant’anni insieme, lui mi dice commosso “è stato il giorno più bello della mia vita”.
Giuseppe ne ha passate tante. Affrontò nel 1943 a soli due anni il viaggio in Italia dall’Etiopia, dov’era nato, sulla “nave bianca” Vulcania. Era una nave della Croce Rossa in cui gli inglesi avevano stipato donne e bambini, cacciandoli dall’Africa. Nave piena di malattie e pidocchi, attaccata dai cannoni in mare nonostante le insegne di pace. Seppe soltanto anni dopo che il papà era morto mentre la mamma dovette crescere tutti e tre i figli da sola. Sbarcati in Puglia a Taranto risalirono lo Stivale con mezzi di fortuna.
Emiliana ha la sua età e più di un acciacco. Diverse settimane fa, cade in casa e ha un trauma cranico, la ricoverano all’ospedale dove purtroppo contrae il Coronavirus. Il suo corpo è forte, ne ha viste tante, compresa la Seconda Guerra Mondiale, resiste. Dovrebbero studiare il DNA dei nostri grandi anziani…
Per quaranta giorni Emiliana viene spostata in diversi reparti. Lei non riesce a parlare da sola, Giuseppe non può vederla, nemmeno chiamarla, non può confortarla. Pensate cosa significa. Immaginatelo a casa da solo. A temere il peggio. Immaginate anche lei, senza la voce amica e amata. Nemmeno quando la riportano nel Cavs a Giaveno riesce a parlarle subito.
Quando me lo racconta, riusciamo grazie allo splendido personale del nostro polo sanitario, e in particolare alla caposala Marinella, a organizzare un paio di videochiamate a distanza di una decina di giorni. La vede, non è in grandissima forma, ma è viva e la vede. Attraverso lo schermo vede il suo viso, il viso della sua Emiliana e con la sua voce cerca di esserle vicino, cerca di rincuorarla e le chiede di tornare a casa.
Ora Emiliana è a casa e il recupero non sarà facile. Ma questa è una coppia forte, più forte di mille ostacoli che le sono capitati nella vita. Una coppia sempre molto generosa, amante della vita e del bene. Sono molto legati alla Città di Giaveno che li ha accolti, e ricambiano il bene ricevuto. Anche quest’ultimo piccolo gesto della videochiamata.
Grazie a Giuseppe e a Emiliana la Caritas può distribuire cibo e aiuti a chi ne ha più bisogno in questo momento di difficoltà. Grazie anche al loro sostegno, che integra lo stanziamento del Comune, si possono eseguire i tamponi rapidi.
Questa coppia che ha scelto Giaveno ci insegna che anche nei momenti più difficili e tristi, può bastare poco per cambiare la vita a qualcuno. La cura, il sostegno, l’aiuto, magari una voce amica, fanno la differenza. Abbiamo bisogno di imparare tanto dai nostri anziani e dalle loro storie. Abbiamo il dovere di star loro vicino, proteggerli e curarli.
Grazie Emiliana, grazie Giuseppe, siete delle persone meravigliose, con un grande cuore e una grande umanità. Tutta la comunità giavenese vi ringrazia con grande affetto.
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Bentornata a casa…
spero lo legga chi sostiene commentando altri articoli su questo giornale che le persone anziane non vadano curate: una vergogna, molti anziani insegnano ai giovani a vivere.