di PAOLA TESIO
GIAVENO – Il reddito di cittadinanza è una misura sufficiente per coprire i bisogni delle persone in difficoltà? A questa domanda risponde una delle famiglie giavenesi che si trova ad affrontare un periodo di criticità. Si tratta della 64enne Claudia Affinito, invalida al 75%, e del figlio quarantunenne Luca Bergo, invalido al 46%.
Attualmente, non riuscendo a pagare l’affitto, rischiano lo sfratto. “Mi spiace dover raccontare la mia storia – dichiara amareggiata la donna a ValsusaOggi – ma i nostri attuali sussidi non ci consentono di vivere, percepisco 294 euro per l’invalidità ed un reddito di cittadinanza di 330 euro, che non coprono tutte le spese a cui dobbiamo far fronte per sopravvivere in due. Mio figlio, pur essendo invalido, non percepisce alcun sussidio e attualmente è disoccupato“.
Il loro attuale affitto, per una modesta casa di borgata di piccole dimensioni, è di 350 euro a cui vanno aggiunte le spese condominiali e quelle delle utenze. Le carte, nero su bianco, parlano chiaro perché le uscite superano ampiamente le entrate, senza contare il bisogno di acquistare i generi alimentari di prima necessità.
“Mangiamo una volta al giorno – precisa Claudia Affinito – non riuscendo più a pagare l’affitto siamo morosi e abbiamo già ricevuto la lettera dal proprietario per lo sfratto. Fino al mese di giugno siamo riusciti sempre a versare i canoni di locazione in modo puntuale. In precedenza avevo anche una borsa lavoro e percepivo 620 euro per 35 ore settimanali, ma ora non ho più questa opportunità che mi consentiva di mantenere la mia dignità economica e lavorativa“.
Il figlio afferma di non poter ricevere il reddito di cittadinanza: “Abbiamo provato a fare questa richiesta agli uffici competenti, ma ci è stato detto che solo un componente del nucleo famigliare ne ha diritto“.
L’invalidità del figlio, determinata anche da un infortunio sul lavoro oltre che una diagnosi di malformazione congenita alla vertebra, gli ha consentito l’iscrizione nelle liste del Centro per l’impiego destinate alle categorie protette. Ma il percorso non si è rivelato facile, come dichiara Luca Bergo: “Ho seguito un corso di formazione che avrebbe dovuto sfociare in un’assunzione, tuttavia non è stato così perché in fase di colloquio non sono risultato idoneo alle mansioni richieste. Mi è anche stato proposto un tirocinio lavorativo di un mese e gratuito, che ho ritenuto inadeguato per il mio stato di bisogno. Ho svolto dei lavori occasionali in passato, ma ora non si riesce a trovare più nulla“.
Sulla segnalazione del loro caso rispondono: “Ci siamo rivolti un po’ a tutti. Non abbiamo ricevuto nessun aiuto concreto e nessuna parola di conforto. Ci è stato consigliato di cercarci un’altra abitazione. Abbiamo provato, ma non è facile trovare qualcuno disposto ad affittare la casa a delle persone senza lavoro e senza alcuna garanzia“.
Il presidente del Conisa Paolo De Marchis, interpellato in merito dichiara: “Informazioni su questo caso non le posso dare io, ma eventualmente la direzione del consorzio. Se ne occupano i servizi sociali competenti della zona di Giaveno, tuttavia escludo che possano essere fornite informazioni, perché di solito questi casi sono coperti da privacy”.
Alcuni giorni fa ValsusaOggi ha provato a interpellare, per via telefonica e con messaggi, l’assessore ai Servizi Sociali di Giaveno Immacolata Zurzolo, senza ancora ricevere risposta sul caso. Si attendono eventuali novità sulla vicenda, in modo che il problema di questa famiglia possa essere risolto.
La scusa della privacy , serve per nascondere che non si fa un casso ? Sono gli stessi che si sbracano per “l’accoglienza” ?
chiedete a randone