di SILVIA FAZIO
In questi mesi di emergenza sanitaria sono stati la motrice trainante di una sanità che negli anni è stata abbandonata a se stessa. Mercoledì 20 maggio gli infermieri del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, sono scesi in piazza e davanti al Palazzo della Regione Piemonte hanno avanzato le loro richieste.
Con un flashmob che voleva in primis commemorare i quaranta infermieri deceduti a causa del Coronavirus, hanno richiesto un incontro con il Presidente della Regione Alberto Cirio e, indirettamente, con tutte le istituzioni che da anni non riconoscono la figura dell’infermiere come professionista.
È stato proprio il Nursind a non firmare nel mese di febbraio del 2018 il rinnovo del contratto del comparto sanità poichè privo di requisiti valorizzanti sia a livello personale che economico.
Alla luce di questi ultimi mesi, in cui gli infermieri sono stati definiti eroi dal popolo e dalle stesse istituzioni, rivendicano non solo la messa in pratica delle promesse fatte, ma anche la loro volontà di uscire dal comparto per una contrattazione separata.
Agli “eroi” erano stati promessi bonus mai arrivati in busta paga, il più eclatante quello da 1.000 euro promesso dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e poi annullato con il Decreto Rilancio.
Molte aziende sanitarie hanno convertito le indennità di terapia intensiva in indennità malattie infettive con un aumento di un euro al giorno in busta paga. Una cifra ridicola per chi in questi mesi si è dovuto rimboccare le maniche di camici che, spesso e volentieri, quelle maniche neanche le avevano.
La dichiarazione dei dirigenti sindacali: “Abbiamo indossato sacchi dell’immondizia per proteggerci, mascherine senza marchio CE, ci siamo spostati sul territorio con il 118 senza le adeguate protezioni, con la paura costante di ammalarcii e portare il virus all’interno dei nostri nuclei familiari. Abbiamo aspettato i tamponi per settimane, così come per settimane abbiamo atteso che le promesse fatte venissero mantenute. Ora che l’emergenza sanitaria sta battendo in ritirata, gli infermieri sono stati lasciati soli per la seconda volta”.
Prima al fronte, ora nelle retrovie, sono tornati a essere gli invisibili. Ed è per questo che chiedono di non essere di nuovo dimenticati, perchè se il sistema sanitario non è collassato prima della pandemia e durante l’emergenza Covid-19, è perchè di anello debole in questa catena, c’è solo un contratto che non li rappresenta.