dal COMUNE DI VILLAR FOCCHIARDO
VILLAR FOCCHIARDO – In un 25 aprile difficile, che cade in un momento drammatico, l’Amministrazione Comunale di Villar Focchiardo ha voluto affermare la volontà che non fosse però una ricorrenza stanca e rassegnata, ma improntata alla viva memoria e all’impegno.
Con l’auspicio che anzi, nella necessaria essenzialità richiesta dal tempo, sfrondata da ogni orpello retorico o rituale, rappresentasse un’occasione anche di intima riflessione per ognuno. Per combattere i pericoli della dimenticanza, dell’indifferenza, per i princìpi dell’universalismo, contro i nazionalismi autoritari e i razzismi. Per tutti i valori espressi dalla Resistenza, la mobilitazione anche etica fondativa della nostra Costituzione.
A nome dell’Amministrazione, la mattina del giorno della Liberazione il vice sindaco Eugenio Di Gaetano, l’Assessore Paolo Miletto e il consigliere Alex Pent si sono avvicendati per idealmente portare questi pensieri e deporre mazzi di fiori alla lapide in memoria di Giordano Velino, in frazione Pianverso, e a quella che ricorda Carlo Trattenero, Carlo Beata e Francesco Enri, in Borgata Banda.
Giordano Velino proveniente da San Giorio di Susa, che aveva fatto parte della banda di Carlo Carli fin dai giorni della sua costituzione, venne ucciso non ancora ventenne il 28 dicembre del 1943 nei pressi delle frazioni Pianverso e Malpasso, nel corso di una operazione di rastrellamento in montagna condotta per tutta la giornata dai tedeschi della “Polizia Alpina”, coadiuvata da una pattuglia di sciatori, contro i partigiani di San Giorio.
Carlo Beata, Carlo Trattenero e Francesco Enrì avevano 16, 18 e 20 anni, fecero parte della 106a Brigata “Giordano Velino” e caddero in Borgata Banda la mattina del 13 novembre 1944, quando tedeschi e fascisti, dopo aver bloccato la zona del Malpasso, salirono alla Borgata dove, col favore dell’oscurità, sorpresero i partigiani che vi dormivano o erano di guardia. Beata e Enrì furono colpiti nell’irruzione, mentre Trattenero venne catturato e poi ucciso. Altri partigiani riuscirono a fuggire. I nazi-fascisti incendiarono tre case della Borgata.
Nel ricordare i valori della Resistenza e della nostra Costituzione, pensiamo che oggi in qualche modo, anche se molto diversamente, ci si debba sentire mossi da uno spirito che va a quello che animò donne e uomini che ne furono protagonisti.
L’esperienza della pandemia ci pone di fronte alla necessità di un ripensamento e di un cambiamento. E siccome quando tutto o quasi si sarà normalizzato c’è il rischio di dimenticare o almeno cercare di rimuovere quest’esigenza per tornare agli errori di prima, si dovrà lottare per un cambiamento radicale dei paradigmi che hanno favorito la situazione che stiamo vivendo: il senso di onnipotenza dell’uomo, la sua volontà di supremazia predatoria sulla natura di cui invece fa intimamente parte, lo sviluppo distruttivo illimitato, l’inquinamento con i cambiamenti climatici, la destinazione di risorse in spese ed opere inutili e dannose, sottraendole ad impieghi civili e volti primariamente alla cura dell’uomo (ad esempio ricerca e sanità) e alla protezione dell’ambiente in cui vive.