LA LENTA EUTANASIA DELL’OSPEDALE DI SUSA: QUELLO CHE NON VI DIRANNO MAI SUL REPARTO DI OSTETRICIA. ORMAI SOLO IL 20% DELLE MAMME PARTORISCE A SUSA, TUTTE LE ALTRE VENGONO DIROTTATE A RIVOLI

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di FABIO TANZILLI

Una lenta, progressiva eutanasia, per far morire – giorno dopo giorno, mese dopo mese – il reparto delle nascite all’ospedale di Susa. Che sia una strategia o una casualità, appare sempre più chiaro il disegno e la prospettiva di uno dei reparti che un tempo rappresentava il fiore all’occhiello del presidio sanitario della Valle di Susa (l’unico ospedale rimasto, considerato che l’Asl e la Regione hanno già chiuso l’attività ospedaliera ad Avigliana e Giaveno).

ValsusaOggi è riuscito ad avere informazioni importanti e riservate su quanto sta avvenendo dentro quell’ospedale. Ricordiamo che il primario che si occupa del reparto è in realtà quello dell’ospedale di Rivoli, e che opera a Rivoli: Susa non ha più un proprio dirigente medico in questo settore.

Intanto partiamo dai numeri: sembra che ormai l’ospedale di Susa accolga solo il 20% delle gravidanze, quelle che teoricamente sono “perfette”, senza possibili problemi. Una cosa assai rara: chi è genitore lo sa bene che ogni gravidanza può portare piccoli o grandi problemi o criticità, essendo un momento delicatissimo per la vita della donna e del bambino. Ma proprio per questo, in teoria, ci sono gli ospedali. Altrimenti a che cosa servono? Se da un lato, quindi, Susa ormai accoglie solo il 20 % della domanda di gravidanze, l’80 % delle mamme che fanno richiesta vengono rifiutate, perchè non sono gravidanze fisiologiche. “Al minimo problema consigliano di andare a Rivoli – spiega una mamma – è incredibile. E se tu insisti a voler partorire a Susa, anche se ti presenti lí, ti mandano in ambulanza a Rivoli”.

Altra vicenda che proverebbe la lenta eutanasia, riguarda, il mancato ricambio di attrezzature e personale: un esempio su tutti riguarda il vecchio ecografo. Quello nuovo costerebbe 25mila euro, e chi dirige la sanità locale non intenderebbe sostituirlo, e quindi investire tale cifra per garantire un servizio ottimale a favore delle donne valsusine. Stessa cosa anche per il personale del reparto: chi va in pensione non viene sostituito.

Se a questi aspetti si somma che dallo scorso anno l’ospedale è stato ufficialmente declassato e quindi non puó più far fronte ai parti considerati da loro patologici, il risultato appare chiaro: con il passare del tempo il numero di nascite all’ospedale di Susa, che già ultimamente era diminuito, sarà sempre più irrisorio. A quel punto per l’Asl e la Regione sarà un gioco da ragazzi dire: “Cari valsusini, visto che ormai poche mamme partoriscono a Susa, non si può più mantenere in piedi un reparto ospedaliero”. E così si chiuderanno baracca e burattini.
Altre indiscrezioni riferiscono che a causa di questi continui ridimensionamenti e tagli, ovviamente, anche la qualità del reparto sia calata. Il personale, che da anni si batte per mantenere attivo il servizio, appare demoralizzato, scontento per vedere ogni giorno morire progressivamente quello che era considerato un fiore all’occhiello dell’offerta sanitaria valsusina.
ValsusaOggi sarebbe ben contenta di essere smentita, in questo caso: pertanto attendiamo che arrivi un’eventuale replica da parte dell’Asl, presentando i dati reali sul numero di nascite avvenute nel 2013 in questo ospedale (ormai siamo a dicembre e si possono già fare bilanci). Così come attendiamo conferme sulla percentuale delle nascite “respinte”, del numero di mamme che in quest’anno hanno chiesto di poter far nascere i propri bimbi a Susa, ma la sui domanda è stata rifiutata, indicando di optare per l’ospedale di Rivoli. Così come attendiamo un’eventuale smentita sul fatto che non si voglia acquistare il nuovo ecografo.
Ne saremmo davvero lieti.
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