di ALDO LICASTRI
Caro Direttore,
cercando notizie sul volontario di Briançon che ha portato in salvo (all’ospedale) una partoriente avvistata nella neve nonostante fosse chiaramente una clandestina secondo la legge francese, mi sono imbattuto nelle opinioni di molti suoi lettori che prendono spunto dalle presenze dei migranti e anche dalla chiusura della sala d’aspetto della stazione motivata dall’esigenza di difendere quel rifugio dal bisogno di calore di sventurati migranti.
Mi sono commosso a leggere dell’arresto (dovuto per la polizia) del volontario di Briançon colto in flagrante violazione della legge per aver soccorso quella donna nigeriana e la sua famiglia.
Ho ammirato l’umanità del gesto e mi è tornato in mente il film “Il cammino della speranza “di Pietro Germi che portava sullo schermo (1950) l’analoga odissea di un gruppo di minatori siciliani rimasti senza lavoro bloccati nel tentativo di andare in Francia clandestinamente,d’inverno, traditi allora da un truffatore-facilitatore di passaggi italiano. Siamo stati anche noi migranti, rifiutati e maltrattati.
Ho letto anche il commento di Mattia Feltri nel Buongiorno de “La Stampa” del 20 marzo dal titolo “Un lungo inverno”. Feltri descrive anche la triste vicenda di un rifiuto di assistenza legale a un richiedente asilo politico da parte del Tribunale di Venezia, accanto a quello della mamma nigeriana.
La conclusione di Feltri è questa: “Domani comincia la primavera, ma sarà un lungo inverno”. Forse ha anche ragione ad essere pessimista.
Io rifiuto quella previsione perché in ogni caso la primavera arriverà nonostante i ritardi congiunturali ma soprattutto perché voglio rifiutare/protestare contro l’inverno della chiusura a priori e della burocrazia supportata da leggi non umane che prevalgono sempre più spesso sulla solidarietà dovuta al nostro prossimo, quando è debole e indifeso. Come a Briancon e come a Venezia.
Capisco che è facile ragionare di questi temi e problemi alti mentre sono davanti a un computer, al caldo, dialogando con un Direttore di giornale – come sto facendo – mentre è diverso trovarsi – come voi al confine -a dover risolvere problemi di tanti migranti che non parlano la nostra lingua mossi solo dalla fame, dal bisogno, dalla disperazione, dalla forza di perseguire un sogno di sopravvivenza.
Non voglio pensare che questo inverno del cuore si prolunghi anche se so quanto è difficile risolvere i problemi come questi se continueremo a guardare i migranti senza guardare negli occhi il nostro prossimo mettendoci al suo posto.
Ma questo richiede anche Istituzioni adeguate a risolvere concretamente i problemi che come singoli non possiamo risolvere ed è meritorio anche il ruolo dei media per evitare che l’inverno si allunghi.
CARO SOLIDALE : QUANTI NE HAI PORTATI A CASA TUA ?