Condividi
DALLA NOSTRA INVIATA PAOLA TESIO
SACRA DI SAN MICHELE – È ancora acre l’odore che si respira nel luogo del rogo scoppiato questa notte nelle parti alte della sacra di San Michele, monumento simbolo intriso di cultura e storia. Un’abbazia dalle origini lontane, costruita tra il 983 e il 987 sulla cima del monte Pirchiriano e dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, che s’inserisce all’interno di una via di pellegrinaggio, per molti aspetti anche ideale e mistica, che collega il Mont Saint-Michel, in Francia al Monte Sant’Angelo, in Puglia.
Ogni singola pietra colpita dalle fiamme, ogni singolo trave, ogni fragile particolare decorato, rappresentano un mondo antico in qualche modo perduto per sempre. Sono tanti i monumenti che rivestono un interesse storico artistico che subiscono danni analoghi e quasi sempre durante la realizzazione di manutenzioni o restauri, basti pensare, solo per citarne alcuni, ai roghi del Teatro Fenice e del Molino Stucky a Venezia, oppure al castello di Moncalieri, quasi che quell’estrema cura ed attenzione con cui si dovrebbe operare venisse sottovalutata, a maggior ragione nelle opere d’arte come queste.
Grazie all’impegno sovraumano degli uomini delle squadre dei vigili del fuoco e dei volontari, l’incendio è stato domato e circoscritto, nonostante le difficoltà di accesso, dovute alla ripida e stretta strada all’interno delle mura, accessibile soltanto a piedi. Le parti maggiormente colpite riguardano il tetto che sovrasta le camere dei padri rosminiani.
Le travi in legno sono state completamente arse dalle fiamme e la struttura ha ceduto. Sull’intervento il funzionario Franco Negroni del comando provinciale dei vigili del Fuoco di Torino dichiara: “Le cause sono in fase di accertamento è intervenuto il nucleo investigativo territoriale che sta facendo tutti gli studi del caso ma per il momento non vi è alcun elemento che possiamo veicolare”.
Della lunga nottata trascorsa tra le fiamme in una lotta senza sosta descrive le difficoltà incontrate : “Sono state parecchie in primis per il sito, difficile da raggiungere per la sua ubicazione. Per l’approvvigionamento idrico fortunatamente abbiamo usufruito di una vasca in prossimità che a nostra insaputa è servita tantissimo. Logicamente il fatto di dover arrivare fino a sopra la struttura non è stato semplice per noi. Siamo intervenuti in tempi rapidissimi e preziose e precise sono state le informazioni che ci hanno dato i padri che vivono all’interno del monastero”.
Immediato è stato il sopralluogo del presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, che alle 14 di oggi, si è recato sul posto per verificare personalmente lo stato di salute del monumento simbolo del Piemonte la cui straordinaria ed enigmatica bellezza ha ispirato la leggenda della Bell’Alda (che si lanciò dall’omonima torre) e Umberto Eco per la suggestiva ambientazione nel romanzo Il nome della Rosa, e a livello locale i fotografi Franco Borrelli ed Elio Pallard, autori di scatti magnifici.
Il presidente Sergio Chiaparino ha mostrato una particolare sensibilità per il luogo e ha ringraziato più volte i vigili del fuoco, congratulandosi per il loro operato. Ha voluto personalmente salire sul setto per verificare i danni e infine ha dato la massima disponibilità per trovare una soluzione dichiarando: “Grazie all’intervento tempestivo dei pompieri e delle altre forze dell’ordine i danni sembrano essere circoscritti. Naturalmente occorrerà fare verifiche più approfondite e al momento le indagini sono in corso. In ogni caso abbiamo immediatamente individuato le risorse nei fondi europei che credo siano abbondantemente capienti per far fronte all’entità dei danni di questo monumento straordinario che è il simbolo del Piemonte”.
Condividi
© Riproduzione riservata