di FRANCO TRIVERO
In queste settimane i quotidiani e i talk show hanno dedicato fiumi di parole e di inchiostro sull’operazione “Echidina” con la quale abbiamo assistito a nove arresti tra cui Fantini ex Amministratore Delegato di Sitalfa e definito “Sistema Gallo, tessere e voti”. Indagato il dominus Sitaf e politico del Partito Democratico. Le indagini condotte tra il 2014 e il 2021, si sono concentrate su famiglie legate alla “ndrangheta che operavano a Brandizzo a Torino e nella Provincia”. Cognomi, nomi e famiglie sono ampiamente documentate dalle testate giornalistiche. Dall’inchiesta emerge che gli ingredienti del sodalizio criminale erano rappresentati dalla sistematica opera di intimidazioni e offerta di prestazione a vittime di atti estorsivi. Una riflessione si impone sul “sistema Gallo”, che prevedeva la consegna di tessere Sitalfa a persone benestanti, per consentire di viaggiare gratis sull’autostrada A32 la più cara d’Italia. Funzionari che accettavano di “regalare tessere” senza una legittimazione ufficiale ma semplicemente per compiacere “il capo”. Sarebbe ipocrita affermare che in Valle non si sapeva, non si era a conoscenza di queste benevole elargizioni se eri nelle grazie del dominus. Quello a cui assistiamo è l’assenza di indignazione. La voce degli onesti soffocata sotto un mare di volgarità. È facile oggi affermare che sulla questione morale “Berlinguer lo aveva detto” Ma resta il fatto che lo aveva detto davvero. E insieme a lui lo avevano accompagnato i commenti autorevoli di Tina Anselmi, Norberto Bobbio e Sandro Pertini. Queste legittime inchieste ci allontanano dalla Politica, portano con sé la rassegnazione e l’indifferenza nella rinuncia, dei cittadini nel credere nella politica, quel pensare che non si debba seguire quel “vento fetido del disincanto e del cinismo volgare, ma che si debba educare a dare l’esempio alla gente alla quale si chiede il voto”. Ci manca quella convinzione che la politica sia trasformare in azione delle idee nelle quali si crede fermamente e non amministrare con furbizia, creando debiti di riconoscenza da riscuotere ad ogni tornata elettorale. Ma oggi della castità di Gobetti e di Bobbio, del desiderio di rigenerare la politica sembra non sia rimasto traccia. Gli scandali si susseguono e coinvolgono sinistra e destra e la curiosità dei cittadini, si riduce a un voyerismo sugli amori dei politici e sui rapporti di do ut des di una società di libero e spesso sfrenato scambio senza comprendere che è proprio il nostro modo mercantile di concepire la società a incoraggiare e spesso imporre la corruzione. I partiti e la politica più in generale, devono essere riformati, pena il definitivo scollamento tra opinione pubblica e istituzioni. I partiti questi partiti sono in mano a ristrettissime gerarchie, spesso, almeno dal punto dell’esperienza politica, vere e proprie gerontocrazie. I partiti, questi partiti, non hanno alcuna vita democratica reale, non sono cioè scalabili e lungi dall’essere depositari di un’ideologia, sono spesso dei conglomerati delle posizioni politiche più distanti, riunite unicamente dall’esigenza di difendere uno spazio di potere. I partiti, questi partiti, sono quindi inevitabilmente non autoriformabili! Chiedere ai partiti, di darsi delle regole di darsi un abito pubblico, di corrispondere a un regime di vita democratica più consono significherebbe chiedere l’impossibile, lo snaturamento dei loro attuali motivi di vita. Ciò significa che i corpi ormai paralizzati dei partiti sono talmente incapaci di comprendere ciò che sta avvenendo nel contesto sociale che hanno dichiarato forfait e si sono resi responsabili di una vera e propria disserzione dal loro ruolo pubblico. La politica deve trovare nuovi modi di organizzazione che non possono essere però preassegnati; nuovi dirigenti devono affermarsi, trovarsi, strutturarsi e lo devono fare liberamente, senza costrizioni e limiti imposti da chi è abituato a promuovere per cooptazione. Questo è il mio pensiero politico, affinché si possano ritrovare le ragioni e le passioni di una nuova stagione politica. Che si possa tradurre in una partecipazione del corpo sociale di una comunità ormai vinta dalla rassegnazione e dell’indifferenza che si traduce in astensionismo ad ogni tornata elettorale.
L’ingresso in Valle di Susa è scandito dalla scritta che ne rappresenta al meglio l’ipocrisia: Tav=mafia.
Così in questi anni il dito che indicava la luna serviva a nascondere la mafia che c’è.
Perché non è la prima volta che inchieste portano alla luce la mafia non solo quella dei colletti bianchi ma anche quella delle intimidazioni senza che nessuno si indignasse.
Perché la denuncia di Esposito e Ferrentino di 10 anni fa è passata sotto silenzio eppure denunciava già allora il malaffare negli appalti Sitaf e la creazione sistematica di fondi neri.
Dove sono finiti quesi soldi rubati, assieme a quelli delle regalie, alla collettività visto che si tratta di infrastrutture pubbliche?
Perché le amministrazioni della valle tacciono nonostante che l’inchiesta dia una spiegazione del perché la A32 sia continuamente oggetto di cantieri?
In effetti bisognerebbe scrivere:
“La mafia non esiste perché la mafia siamo noi.
E noi siamo dei perfetti nessuno.”
Mi spiace, ma “l’ipocrisia” scritta sul Musine’ non solo non ci ha resi peggiori ma, al contrario, ha dato dignità a chi l’ha scritta e l’ha sino ad oggi difesa.
Perché ci sono amministratori che anche recentemente continuano a opporsi a quella scritta TAV = MAFIA e invece non si indignano e si oppongono al malaffare che ci ruota intorno?
Perché quella scritta indicando la mafia dove non c’è nasconde quella che c’è.
Se tutti lo sapevano, almeno uno con le palle, poteva denunciare il malaffare alla Procura.
Uno con le palle c’è stato, il senatore Stefano Esposiito che è andato dai ROS della Direzione Antimafia dopo aver pubblicamente denunciato la cosa con Antonio Ferrentino, altro con le palle.
Solo che in pochi li hanno ascoltati.
Peccato che abbiano abolito la pubblica gogna e la lapidazione, queste persone non faranno mai un giorno di galera. Quindi a cosa servirebbe l’indignazione? Fiducia nella giustizia pari a zero, il fegato è mio e ci tengo
Concordo ma mi spiegherebbe gentilmente come il “votare qualcun altro” porti miglioramenti se già è faticoso superare lo sbarramento, se poi occorre affidarsi ad agenzie di marketing per diffondere messaggi “di pancia” logicamente non si è più un partito ma una congrega raccattavoti come tutte le precedenti. O aumenta l’astensionismo o chi continua a votare criminali ci fa toccare il fondo e andare ancora sotto.