LA STORIA DELLA FAMIGLIA GROSSO IN VALSUSA

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di GIULIANA GIAI

BRUZOLO – Sabato 29 settembre, in occcasione della Festa dell’Arcangelo Michele (patrono della cappella del castello) si è tenuto a Bruzolo il convegno “Migranti di lusso: i Grosso di Riva di Chieri tra Lyon e Bruzolo”, grazie all’organizzazione del comune, del Centro Ricerche di Cultura Alpina e di Segusium, associazioni storiche che da anni operano in Valle di Susa per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale.

I lavori, introdotti dal sindaco Chiara Borgis, hanno visto la partecipazione di Germano Bellicardi, presidente di Segusium, di Luca Patria del CeRCA e di Frédéric Ieva dell’Università francese di Grenoble ed hanno focalizzato l’attenzione sulla potente e sinora poco conosciuta dinastia dei Grosso, un tempo proprietari del castello di Bruzolo (e detentori del controllo di San Giorio di Susa, San Didero, Chianocco e di una parte di Bussoleno), i quali, partendo da Riva di Chieri come mercanti e banchieri, nel tardo Medioevo svilupparono capacità imprenditoriali tali da espandersi anche all’estero, in Francia e in Fiandra, grazie anche alla familiarità con i duchi di Savoia, artefici a partire dal Cinquecento della loro fortuna.

Nel corso del seminario di studi è stato presentato da Germano Bellicardi il volume collettaneo di recente pubblicazione “Le migrazioni dalle valli in età moderna. Dai conflitti alla convivenza”, vol. XI della Collana di Studi Storici Convegni del Laux; il volume raccoglie gli atti dell’annuale convegno valdese del Laux dell’agosto 2017 e presenta preziosi contributi sul tema “quando eravamo noi a migrare, come e perché”, curati da Raimondo Genre e Piercarlo Pazé. Tra di essi la relazione del segusino Luca Patria inerenti la famiglia Grosso di Bruzolo.

Ne emerge un quadro interessante ed inedito delle migrazioni dalle valli montane nel passato, con il territorio alpino che, lungi dall’essere luogo chiuso e incontaminato, è stato sempre in relazione con le pianure e le città e connotato da una notevole mobilità di uomini e di beni nel periodo fra il primo Cinquecento ela fine dell’Ottocento verso l’Europa e, più tardi, verso le Americhe.

A conclusione del pomeriggio di studi una tradizionale cena a base di patate e salsiccia locali, offerta dall’amministrazione comunale, ha proposto ai partecipanti i piatti tipici della tradizione contadina, in onore di San Michele, ricordando i tempi in cui il 29 settembre nell’ampio cortile del castello di Bruzolo Raffaella Marconcini si prodigava per il falò dedicato all’Arcangelo.

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1 COMMENTO

  1. Artefici del:
    Il trattato di Bruzolo che venne redatto fra il 21 e il 25 aprile 1610 nel Castello di Bruzolo, in Valle di Susa, tra gli emissari di Enrico IV Re di Francia (maresciallo di Francia Lesdiguières e dal marchese Claudio di Bullion) e Carlo Emanuele I di Savoia.
    Trattato che per successivi sviluppi non ebbe attuazione.
    La scelta di Bruzolo potrebbe essere stata frutto di forti pressioni presso la corte di Francia per dare lustro al loro feudo, supportate dal forte indebitamento di Enrico con tutti i banchieri d’Europa e in larga misura anche con i Grosso, abili prestasoldi piuttosto che migranti.

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