di MARIO RAIMONDO
VILLAR DORA – Stracolmo: così si presentava il centro sociale di Villar Dora venerdì 31 maggio per la serata commemorativa di Elisio Croce ad un anno dalla scomparsa. Tanta gente di Villar Dora, Condove e altri paesi della valle si è riunita per il ricordo di una persona, che è stata significativa nella recente storia della Valle di Susa.
È toccato ad Adriano Viarengo dipanare, per così dire, la matassa del filo di lana che è stata la vita di Elisio Croce dagli albori sino al prematuro strappo che ha privato tutti suoi amici di un punto di riferimento. “Elisio Croce – ha detto tra l’altro Viarengo – era stato definito da qualcuno come un atleta della vita ed è davvero così. Ce ne siamo resi conto, se ne sono resi conto, tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del libro che presentiamo stasera. Una personalità poliedrica che ha attraversato anni di grandi cambiamenti e che di fronte al potenziale divenire di questi cambiamenti ha esternato opinioni, costruito riflessioni, pensieri, che si è posto delle domande, molte delle quali, a tutt’oggi, attendono risposte”.
La matassa del filo di lana srotolata da Adriano Viarengo e condotta da vari lettori ha rivelato aneddoti, momenti, storie, elementi di una vita vissuta veramente e non lasciata trascorrere nello svanire dei giorni. Il poeta, lo scrittore, l’uomo del sociale e del volontariato, l’uomo della condivisione, il politico davvero attento al bene comune, il sindacalista, l’insegnante, lo storico, l’alpinista, tutto è emerso in quel caleidoscopio unico che stato il filo, la trama dell’avventura umana di Croce che ha coinvolto in toto il pubblico presente alla serata. Serata che è anche stata apprezzata – data l’originalità dei documenti, foto e filmati presentati – perché ha consentito a tutti di fare un salto all’indietro, di vedere come eravamo e come siamo cambiati nella manciata di alcuni lustri.
“Desidero davvero ringraziare tutti – ci ha detto a fine evento Luca Croce – per la grande stima e l’affetto dimostrato nei confronti di papà. Oltre al pubblico presente, desidero ringraziare tutti quelli che ci hanno aiutati nel proporre questa serata e nel realizzare il libro. Un grazie di cuore a tutti i lettori, a don Luigi Chiampo, a don Pierluigi Cordola, ad Anna Olivero, a Gabriella Tittonel, alla Corale Rocciamelone del maestro Piero Enduir, all’editrice CM (Franco Morra, Patrizia Caniati, Fabrizio Rocci) al Gruppo Culturale Villardorese, alla Federazione Italiana Escursionismo ed al Club Alpino Italiano nelle persone di Antonio Munaretti e Germano Bonavero, a Dario Prodan per l’organizzazione tecnica, a Lorenzo Rossetti per la stesura del manifesto e la pubblicizzazione della serata, a Mario Franchino della banda musicale per le attrezzature audio ed a Aureliano Purrotti che con le melodie della sua fisarmonica ci ha accompagnato per tutto l’evento”.
Ed Elisio? Sembrava di immaginarlo come se fosse stato alla serata e forse avrebbe detto un po’ imbronciato: “Ma co i fevij? I sevvj diventà mat? Tuta stà gent si per mi?”. Si, Elisio: tutta questa gente per te. Gente alla quale tu manchi. Che ti immagina in qualche imperscrutabile altrove, magari sul Collombardo del cielo, con in mano quel libro che ti avevo fatto vedere e del quale avevi commentato l’incipit attribuito a Peter Rosegger: “Ciò che seminai nell’ira crebbe in una notte rigogliosamente, ma la pioggia lo distrusse. Ciò che seminai con amore germinò lentamente, maturò tardi, ma in benedetta abbondanza”. Elisio, avevi seminato tanto e bene. Ciò che è germinato, il racconto della tua vita piena, sarà per sempre e per tutti il tuo più bel ricordo.