di ALBERTO DOSIO
ALMESE – Credo che fosse la fine degli anni 70 o giù di lì. In paese avevamo alcune figure autorevoli, il sindaco, il parroco e alcuni altri personaggi istituzionali, ma c’era anche un uomo che era anch’esso un protagonista importante, si trattava di Antonio Giorda, il sarto “di punta piazza”.
Per comprendere il clima che c’era ad Almese, paese che all’epoca non credo superasse i cinquemila abitanti, è bene premettere che gran parte dei nostri giochi di adolescenti si svolgevano proprio in “punta piazza”.
Giorda era un uomo mite e sempre pronto a dare consigli come un buon padre di famiglia a noi ragazzi adolescenti. Del resto la sua famiglia era composta dalla moglie Maria e dai suoi quattro frizzanti figli, quasi nostri coetanei; Anna Maria, Paola, Clara e il piccolo Arturo.
Ho dei bellissimi ricordi legati a lui, era sempre molto accogliente e disponibile a una chiacchierata sia che fosse al lavoro, nel suo laboratorio, sia fosse presso la sua abitazione. Le sue opinioni, gli scambi di battute, la sua saggezza era sempre delicata e pregna di buon senso e di contenuti interessanti. Noi giocavamo anche con i suoi figli, ricordo con un pizzico di malinconia le risate e la leggerezza di quella che era la nostra vita dell’epoca.
Durante l’estate era anche divertente rinfrescarsi nuotando nelle acque del vicino Torrente Messa e Maria, la moglie di Antonio, aveva sempre un occhio vigile, si sa, gli adolescenti sono vivaci e noi non facevamo eccezione. Con il passare degli anni le visite al “sarto di punta piazza” si sono diradate, ma lui era sempre lì.
A volte passavo a trovarlo vuoi per una chiacchierata o per chiedere di cucire un capo di vestiario ed era come ritrovare una persona di famiglia, un caro amico, sempre pronto alla battuta che alternava anche ad argomenti più seri e profondi. Vi confesso che ha lasciato un’impronta importante nella mia crescita.
Questa mattina ho appreso che Antonio ci ha lasciati, ha raggiunto sua moglie Maria, ho avuto un tuffo al cuore e sono stato pervaso da una grande tristezza. Sono certo che alla notizia moltissime persone avranno provato i miei stessi sentimenti, poiché Antonio era una persona stimata e amata, ma in tutta onestà era facile volergli bene.
È vero, come mi è stato detto questa mattina: “il nostro bel mondo si sta sgretolando, pezzo per pezzo”, ma è anche vero che Antonio ha lasciato una grande quantità di momenti felici, di amicizia, di amore per la famiglia, di ricordi e questi ultimi, come scriveva Seneca: “sono la parte del nostro tempo sacra e inviolabile, al di sopra di tutte le vicende umane..il suo possesso è eterno e inviolabile”.
Buon viaggio Antonio. “Ave atque vale”.