CESANA / PAESANA – Era conosciuto in tutta l’alta Valsusa come lo chef dei vip: Agnelli, Pininfarina, Romiti amavano i suoi piatti, così come tanti turisti e residenti che dalla fine degli anni ’70 frequentavano il ristorante “Fraiteve” di Sansicario (lo chiamavano tutti “Da Morello”) e poi l’hotel Alba di Cesana. Il 18 febbraio è mancato all’ospedale di Orbassano Renzo Morello, aveva 73 anni: uno scompenso cardiaco è stato fatale. Renzo per 20 anni si era battuto come un leone contro un tumore, senza arrendersi mai.
Proprio perché Renzo Morello era così: forte e determinato, un professionista instancabile con la passione per l’arte culinaria. Prima di approdare in Valsusa, aveva fatto la gavetta come chef sulle navi da crociera e girato il mondo. “Renzo Morello è stato un grande maestro di vita – ha scritto su Facebook l’imprenditore Serafino Prelli – nel 1971 era stato mio chef de rang sulla nave Homeric”. Negli ultimi anni della vita era tornato nel suo paese d’origine a Paesana, ma Cesana gli è sempre rimasta nel cuore, dove ha lasciato a tutti un ricordo indelebile.
Nel corso della vita i suoi valori più profondi li ha trasmessi alle amatissime figlie Lorenza e Caterina, che ha cresciuto come padre amorevole insieme all’inseparabile moglie Agnese. Ieri pomeriggio si sono tenuti i funerali a Paesana: la chiesa era gremita, Renzo è stato salutato con un lunghissimo applauso, con amici e conoscenti arrivati da tutta Italia.
Le figlie, Lorenza e Caterina, gli hanno dedicato due lettere: “Ci hai insegnato la dignità, il rispetto, la dedizione per il lavoro e l’ironia (…) – ricorda Caterina, che proprio 4 mesi era stata accompagnata all’altare dal papà, nel giorno del matrimonio – il modo in cui hai affrontato la malattia è stato per noi un esempio, è come se avessi voluto spiegarci ogni giorno il valore della vita (…)”.
“Ci hai insegnato la concretezza in tutto, specie nell’amore (…) – ha scritto la figlia maggiore Lorenza – quando una persona ha un cuore troppo grande, non ci sono medici o cure che possano metterci mano. Si può solo restare increduli davanti a tanta immensità. E quel cuore enorme trapelava nel tuo sorriso sornione e schivo, negli occhi stanchi di chi ha sempre lavorato duro, senza mai lamentarsi (…)”.
Lo scrittore Bruno Gambarotta aveva dedicato un libro a Renzo Morello, intitolato “Giallo Polenta”. Renzo era stato ribattezzato con lo pseudonimo Gianni Borello e il popolare autore torinese lo descriveva con dolcezza e ironia: “Era un autentico personaggio: grande cuoco, grande brontolone, grande galantuomo. Nel suo locale erano passati tutti i vip: professionisti di successo, attori di grido, atleti vittoriosi. Da lui si mangiava e si beveva stupendamente, in stile vecchio Piemonte (…). La vera specialità di Borello era il fatto che nel suo locale lasciava entrare solo chi voleva lui, non importava quanto fosse ricco, importante o potente. Ricchi o potenti a Sansicario non mancavano, ma se volevano entrare nel suo ristorante dovevano risultargli simpatici”.
Un abbraccio forte a Lorenza, Caterina e Agnese da tutta la redazione di ValsusaOggi.