CHIANOCCO / CORTI – Lo scorso 3 aprile, presso l’Università di Corsica “Pasquale Paoli” a Corti, si è tenuto il workshop dal titolo “Les rites funéraires de Méditerranée”, nell’ambito di un progetto di studio sul patrimonio storico-archeologico-antropologico relativo alle pratiche funerarie in area mediterranea, organizzato da Vannina Lari e Tony Fogacci dell’Università di Corti.
Tra i relatori invitati, provenienti da varie Università e da Centri di Ricerca, anche l’antropologa valsusina Caterina Agus che ha trattato l’argomento denominato “Il rito funebre della morte doppia nella devozione popolare tra Savoia e Delfinato”.
La tematica, di certo particolare, ha suscitato un notevole interesse presso gli studiosi partecipanti ed ha consentito, una volta in più, di esportare un frammento di Valle di Susa al di fuori dei confini del territorio, contribuendo alla conoscenza delle usanze e della storia della valle. Difatti, a partire dal tardo Medioevo nelle terre alpine a cavaliere tra Savoia e Delfinato si era diffusa l’esistenza dei sanctuaires à répit, in cui gli infanti nati morti, oppure deceduti prima della somministrazione del battesimo, venivano portati per ricevere il sacramento che avrebbe consentito loro l’accesso al Paradiso, evitando il confinamento perenne nel Limbo e la sofferenza eterna dell’Anima, secondo l’escatologia cristiana. I cadaverini erano esposti al cospetto della statua della Vergine Maria e si attendeva il “miracolo” della resurrezione, un cenno di “vita” per impartire frettolosamente il battesimo, a cui seguiva la nuova morte e la sepoltura in terra consacrata. Il rito, erede di una medievalità “selvaggia”, scongiurava il pericolo che l’Anima del fanciullo non battezzato potesse vagare senza posa al confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti, arrecando del male ai viventi. La Chiesa spesso avversava tali pratiche, ritenendole opera del demonio, ma esse sopravvissero sino a secoli più recenti e ne restano preziose testimonianze inedite nei documenti delle terre alpine tra Val di Susa, Savoia e Brianzonese.
Caterina Agus ha esaminato alcune delle testimonianze di questo rito alla luce della documentazione, spesso inedita, sinora venuta alla luce. Il convegno ha permesso un inedito confronto in merito alle ultime scoperte sul tema, in una location, come quella della città di Corti, un tempo capitale della Corsica, in grado di unire il fascino antico della cittadella e delle viuzze del centro storico alla modernità dei rinomati quartieri universitari. Seguiranno nei prossimi mesi interessanti “gemellaggi” tra l’università corsa e quella di Torino su altre importanti tematiche.