di THOMAS ZANOTTI
BERGAMO – “Pegaso” è il nome di un nuovo esperimento scientifico che Francesco Maio di Foggia (Università di Pisa), Giulia Bassani di Collegno (Politecnico di Torino) e la valsusina Linda Raimondo di Almese (Liceo Scientifico Norberto Rosa di Bussoleno) hanno presentato a “Bergamo Scienza”, il festival scientifico nazionale.
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Si tratta sicuramente – e si intuisce dal nome che rimanda al mitico cavallo – di un volo. Un volo speciale però, come hanno confermano i tre promotori dell’iniziativa durante il tour di Bergamo Scienza. “La missione PEGASO (acronimo di Protection against Emissions of Gamma-rays with Algae Spirulina Openair) sarà un mix di biologia e fisica che si basa su alcuni studi che sono stati compiuti nei vari laboratori qui a terra. L’oggetto di studio che hanno preso in questione è la spirulina, un particolare cianobatterio che, oltre ad essere un ottimo integratore alimentare naturale, è stato ipotizzato che sia anche uno scudo contro le radiazioni ad alta energia. In realtà gli studi riguardanti questa proprietà della spirulina sono stati basati inizialmente solo sulla composizione chimica della molecola che la compone e sono stati verificati sperimentalmente soltanto per le radiazioni di raggi alfa e beta. Soltanto raggi alfa e beta perché sono quelli più facili da riprodurre in un laboratorio, mentre per quanto riguarda le energie più alte, e quindi radiazioni gamma, diventa tutto più difficile qui sulla superficie. Lanceremo due diversi strumenti: uno che misurerà la capacità di schermare le radiazioni da parte della spirulina viva e uno da parte della spirulina morta, per valutare quale di queste assorbe più particelle energetiche; tutto questo avverrà a circa trenta chilometri di altezza dal suolo su un pallone sonda. Infatti, a quell’altezza troveremo delle caratteristiche molto simili a quelle presenti sulla superficie marziana: alti livelli di radiazioni e condizioni di pressione e temperatura simili a quelli dell’atmosfera del Pianeta Rosso. Le radiazioni presenti a quelle altitudini possono toccare dosi 60 volte maggiori a quelle che si percepiscono sulla superficie della Terra. Inoltre, queste radiazioni non provengono dal decadimento radioattivo, ma dall’interazione tra raggi cosmici e atmosfera, producendo docce elettromagnetiche di particelle molto esotiche, come Iperoni, Mesoni, Muoni, Neutrini e Positroni, difficilmente reperibili (se non con acceleratori di particelle (tipo CERN)) a Terra..si tratterebbe quindi del luogo ideale per capire se la spirulina schermi o no le dalle radiazioni ad altissima energia. Per fare tutto ciò abbiamo intenzione di mettere la spirulina in una scatola, e dentro aggiungerci dei rilevatori di radiazioni Geiger. Metteremmo questi rilevatori di radiazioni sia dentro che fuori la scatola e in questo modo, osservando la differenza tra quelli fuori e quelli dentro, potremo capire se e in che modo la spirulina protegga dalle radiazioni. Per la localizzazione del carico durante il volo usufruiremo del sistema SPOT che concilia le reti satellitari Iridium e il GPS, un connubio che ci permetterà di ricevere la posizione fino a 15 km di altezza. Da 15 km a 30 perderemo il segnale, per poi riacquistarlo quando il pallone sarà in fase di discesa. È previsto che il pallone cada in un raggio di 100 km di distanza da dove è stato lanciato, quindi dovremo fare uno studio dettagliato anche dei venti in quota e lanciare in un giorno in cui l’aria spiri verso est (lanceremo da Torino), in modo tale che il pallone cada verso la pianura Padana e non sulle Alpi magari a 3000 m di altezza (a quel punto avremmo seriamente bisogno di una squadra di alpinisti). Se l’esperimento dovesse andare male e quindi capitasse che non riusciamo più a recuperare il pallone con dentro la spirulina, abbiamo pensato di utilizzare anche un’antenna che trasmetta a terra in tempo reale i dati raccolti dai contatori di radiazioni. In questo modo non rischiamo di perdere proprio tutto il lavoro. Se invece l’esperimento andrà bene e risulterà che la spirulina protegge dalle radiazioni, allora inizia la seconda parte del progetto. Questa seconda parte prevede uno studio dettagliato in un laboratorio di biologia della cellula della spirulina. Infatti dovremo estrarre il DNA per vedere se ne è stato modificato a causa delle radiazioni oppure no. Nel caso in cui il DNA non risultasse modificato allora avremmo trovato una soluzione concreta a quello che è il problema delle radiazioni nello spazio. Infatti se non si modifica significa che la cellula di spirulina, essendo un procarariote, verrebbe danneggiata dalle radiazioni, ma continuerebbe a rigenerarsi all’infinito. Avremmo quindi probabilmente trovato uno scudo dalle radiazioni ad alta energia che si autorigenera..il che potrebbe essere utile sia nello spazio, ma chiaramente anche sulla Terra“.
Dopo la tappa al festival Bergamo Scienza, il progetto PEGASO viene presentato oggi alla comunità scientifica piemontese, domenica 15 ottobre, presso il padiglione ALTEC di Thalens Alenia Space in corso Marche a Torino. Il programma scientifico sarà autofinanziato dai promotori tramite una raccolta fondi on-line al sito https://www.gofundme.com/officialPEGASOmission. Il via è previsto dalla primavera del 2018.