di MAURA BRONDOLIN
Ministra Valeria Fedeli,
mi permetto di rivolgermi a Lei, in questa forma, magari non grammaticalmente corretta nella nostra lingua, ma che so Lei puntualizza spesso, ed io ne condivido a pieno le ragioni. Noi non ci conosciamo e Lei quindi si domanderà come mai rivolgo a Lei le mie riflessioni.
Sono una donna che circa due anni fa ha subito una violenza, un’aggressione brutale da parte di una persona conosciuta, e sottolineo il “conosciuta”, che non accettava il rifiuto, di una relazione, di un sentimento da me non condiviso.
Sono qui oggi ed ho la possibilità di scriverLe, perché sono stata molto fortunata e mi sono salvata, come per miracolo. Ho deciso io stessa, a pochi giorni dall’accaduto di rendere pubblica la mia storia, attraverso i giornali e la TV, ma non per accrescere l’odiens o per tornaconto personale, perché mi creda, non è affatto facile mettersi in prima linea, soprattutto dopo aver vissuto un’esperienza simile.
Ma da quel giorno è cominciata la mia battaglia.
Sono sempre rimasta indignata di fronte a fatti di cronaca che comprendevano la violenza di genere e soprattutto sulle donne, ma è difficile capire e comprendere veramente sino a quando tutto questo non lo si vive a pieno sulla propria pelle.
Allora nasce la rabbia e l’indignazione e non si può più stare lì con le mani in mano, almeno non per come sono fatta io.
Io da quel giorno in cui ho rischiato la vita, combatto, per far sì che qualcosa possa cambiare e non si debba più ascoltare i tg o leggere giornali con notizie di violenza e femminicidi ormai quasi quotidianamente.
Si, perché le statistiche dicono che circa ogni tre giorni muore una donna per mano di un uomo.
E questo non si può più accettare con passività e rassegnazione.
Lei si chiederà come mai io mi rivolga a Lei, neo Ministra all’Istruzione ed alla Ricerca e non invece come magari verrebbe più logico pensare, ad altri ministeri.
Semplicemente perché infondo credo che, mentre qualcosa lentamente sia cambiato in termini di giustizia, ad esempio concretizzando la legge contro il reato di stalking ed inasprendo le pene contro la violenza domestica, è mia convinzione personale che il problema violenza di genere e sulle donne soprattutto non si possa risolvere solo inasprendo le pene e tutelando le vittime, ma si debba agire alla radice, pensando a come prevenire e debellare il fenomeno.
La violenza è spesso frutto di una cultura basata sul maschilismo e sul patriarcalismo ancora così radicato nella cultura italiana, ma anche nel resto del mondo. Io so che Lei da sempre si batte per le pari opportunità, che suo è il progetto di legge per l’istituzione di una Commissione Parlamentare che studi il fenomeno femminicidi, ancora però arenato nei meandri della burocrazia.
Sono qui a chiederLe come Ministra dell’Istruzione di battersi affinché nella scuola italiana vengano introdotte materie come l’uguaglianza di genere, l’insegnamento all’affettività ed al rispetto reciproco dei sessi.
La violenza si può vincere solo lavorando sulle nuove generazioni, sradicando la cultura che lega a stereotipi tramandati di generazione in generazione, che portano maschi e femmine a crescere secondo modelli predefiniti che li spingono spesso a diventare adulti diversi dalla loro vera natura individuale, ma rispondenti a quegli stessi stereotipi.
Aiutiamo i nostri ragazzi a comprendere che prima di essere maschi o femmine, tutti nasciamo persone, ognuno con le proprie passioni, i propri desideri, i propri sogni, la propria individualità, che va’ rispettata a pieno.
Aiutiamoli a comprendere che essere grandi uomini non significa essere forti e prevaricatori, che essere grandi donne non significa essere deboli e sottomesse, che non esistono sentimenti ed emozioni da femmine o da maschi, ma che esistono sentimenti ed emozioni che ognuno ha il diritto di vivere ed esternare.
Non esistono il rosa e l’azzurro, esistono i colori e sono di tutti.
La violenza si alimenta dal perpetrare di un’educazione a ruoli schematici che si ripetono di generazione in generazione che privano le persone della libertà di poter scegliere.
Rompiamo questi schemi, insegniamo davvero ad essere liberi.
La ringrazio della Sua cortese attenzione e le auguro buon lavoro!