L’ATTACCO DI BOETI: “LA SECONDA CANNA DEL FREJUS È INCONCILIABILE CON LA TAV”

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Un secondo tunnel autostradale al Frejus, se inteso come seconda canna di transito, non è compatibile con la realizzazione della nuova linea ad alta capacità Torino-Lione».

Ad affermarlo è il vicepresidente del Consiglio regionale, Nino Boeti, Pd, che ricorda come la politica avesse sottoscritto un impegno preciso con la valle di Susa e con tutti i cittadini-contribuenti.

«Abbiamo sempre detto che avremmo accettato la costruzione della nuova linea ferroviaria ad alta capacità, con un tunnel di base di 57 Km che comporterà 10 anni di cantieri e una spesa per l’Italia di quasi 3 miliardi, a patto che questo sacrificio per la valle di Susa porti i benefici ambientali di una riduzione del traffico su gomma lungo questa direttrice alpina. Dicevamo: più merci sul treno e meno sui Tir. Adesso, invece, assistiamo alla trasformazione di un’opera di sicurezza in qualcos’altro: un raddoppio vero e proprio che, dal 2019, attirerà più Tir in valle di Susa e che, in caso di incidente al Monte Bianco o a Ventimiglia, rischia di trasformare la valle di Susa di nuovo nell’unico canale di transito delle merci tra Francia e Italia».

Boeti si chiede, quindi, se di fronte al raddoppio del Frejus abbia ancora senso finanziare l’alta capacità ferroviaria, visto che il patto con i cittadini rischia di saltare così come rischiano di saltate anche le politiche ambientali e trasportistiche che dovevano sostenere un’opera tanto contestata.

«Va avviato al più presto in Regione un procedimento per istituire il contingentamento dei mezzi pesanti al valico del Frejus. Altrimenti non si capirebbe l’utilità del Tav».

Il nuovo tunnel era stato ipotizzato dopo l’incidente occorso al Frejus il 4 giugno 2005, che era costato la vita a due autotrasportatori. Si è sempre parlato di realizzare una nuova canna per consentire soccorsi più rapidi e una più agevole gestione dell’emergenza. Poi, il governo Monti, accettò di trasformarlo il vera canna di transito. I lavori sono partiti nel 2011 e nel novembre dell’anno scorso è caduto l’ultimo diaframma.

Boeti ricorda gli anni successivi al terribile incendio del 24 marzo 1999, nel tunnel del Monte Bianco che cosò la vita a 39 persone.

«Nei primi anni duemila, in valle di Susa sono transitati oltre 4.000 Tir al giorno generando un carico inquinante insostenibile. Oggi, al Frejus transitano circa 1.900 Tir al giorno ed è da questa cifra che deve partire ogni ragionamento su una ripartizione del traffico pesate tra i valichi alpini delle Alpi occidentali».

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