LETTERA DA SAN DIDERO: L’ECONOMIA IN ITALIA E IL CORONAVIRUS

Condividi
FacebookTwitterWhatsAppMessengerEmailLinkedIn

di ALESSANDRO FORNO (Consigliere Comunale di San Didero)

Egregio direttore,

non posso non esprimere il mio più profondo senso si solidarietà alle famiglie che in tutta la nostra Penisola stanno subendo le nuove misure di confinamento previste dal nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Pur essendo vicino ai tanti Italiani che hanno perso un loro congiunto nel corso di questa emergenza epidemiologica non posso, da cittadino e rappresentante di una piccola comunità di cittadini, rimanereinsensibile al profondo ed accorato “grido di dolore che da molte parti di Italia si leva” (Cit. Vittorio Emanuele II).

L’economia del sistema Italia è distrutta: si calcola (da fonti AGI) che il crollo del Pil sarà pari all’8% quest’anno, con un rimbalzo, nelle più rosee previsioni, del 4,7% l’anno prossimo. Si stima pertanto una ripresa graduale ed incerta solo dal secondo trimestre del 2021 ed in media di anno la crescita del Pil risulterebbe pari al 2,3%. Pertanto il recupero parziale della perdita di prodotto subita nel 2020 avverrebbe, nelle migliori condizioni, solo nel 2022. Molte persone versano nel contempo in condizioni di assoluta povertà.

D’altro canto assistiamo inesorabilmente fin dalla comparsa del virus alla fine della Democrazia nellanostra Nazione. La Costituzione della Repubblica Italiana all’Art. 16 prevede la libertà di circolazione. La disciplina giuridica di tale articolo trova coronamento nel precedente Art. 13 della Costituzione stessa; ed il testo dell’articolo citato risulta emblematico: “ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche”.

Ogni cittadino è, quindi, costituzionalmente libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge ovvero di muoversi liberamente all’interno del territorio dello Stato. La limitazione alla circolazione può, pertanto, essere attuata solamente mediante “riserva di legge relativa”, in base al dettato costituzionale e, conseguentemente, solamente una legge dello Stato emanata dal Parlamento può avere efficacia attuativa nei confronti della norma stessa. L’uso del D.P.C.M. o del Decreto del Presidente della Regione non è, quindi, perequabile alla legiferazione poiché questi ultimi non subiscono il necessario passaggio parlamentare.

Il mero provvedimento amministrativo, come il Decreto del Presidente del Consiglio o un Decreto Ministeriale o il Decreto del Presidente di una Regione non possono quindi assumere efficacia attuativa sul dettato costituzionale. Il D.P.C.M., infatti, come il Decreto del Presidente della Regione per loro natura non assicurano e, soprattutto non possono assicurare, le stesse garanzie del Decreto Legge perché eliminano integralmente il dibattito con la minoranza parlamentare, non coinvolgono il Parlamento quale organo sovrano e, soprattutto, limitando il dialogo sono una semplice espressione della sola maggioranza politica.

Inoltre, come ormai universalmente noto, con una delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020 il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza del Coronavirus. Ma la nostra Costituzione non conosce alcuno “stato di emergenza”, prevedendo solo lo “stato di guerra” che, conformemente all’Art. 78 della Costituzione va deliberato dal Parlamento e dichiarato dal Presidente della Repubblica.

Invero, la delibera del Consiglio dei Ministri invoca una legge ordinaria, segnatamente gli artt. 7 e 24 del D. Lgs. 02/01/2018 n. 1 il cosiddetto Codice della Protezione Civile. Questa legge, che peraltro non contempla il caso di pandemie, consente di emanare ordinanze di Protezione Civile in ambiti del tutto diversi da quelli oggetto delle misure inserite nei D.P.C.M. e comunque “nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico e dell’Unione Europea”, dunque senza autorizzare chicchessia a comprimere libertà costituzionali che solo la legge – e in casi limitati – può comprimere.

Il Governo si è pertanto appoggiato alla pronuncia dell’O.M.S. per giustificare lo “stato di emergenza”. Consta, pertanto, che lo stato di emergenza, che continua a perdurare, è stato dichiarato unicamente dall’organo esecutivo, senza alcun vaglio parlamentare e in un completo vuoto costituzionale.

I successivi Decreti che si sono susseguiti hanno poi arricchito la lista delle misure precedentementecontenute nel D.L. n. 6/2020 prevedendo in totale 29 misure [art. 1 comma 2, lett. a] con impatto sulle persone fisiche e in special modo sulla limitazione della circolazione delle persone, con precisi vincoli alla possibilità di allontanarsi dalla propria residenza, domicilio o dimora, fatti salvi spostamenti individuali limitati per esigenze lavorative, situazioni di necessità o urgenza, motivi di salute o altre specifiche ragioni.

Ma a ben vedere tali Decreti, contengono o dovrebbero contenere, conformemente al dettato della Costituzione, misure restrittive della libertà personale non per tutti ma solo per chi ha avuto contatti con contagiati o con persone provenienti da zone a rischio ponendo gli stessi in quarantena obbligatoria. Il divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione o dimora è quindi destinato alle sole persone sottoposte alla quarantena o a coloro che avendo effettuato il test sono risultati positivi al virus.

Oggi assistiamo, invece, al continuo ed inesorabile calpestio della Costituzione della Repubblica Italiana in un clima di vuoto istituzionale e legislativo ove chiunque, attraverso “l’in-giusta” giustificazione dell’Emergenza Nazionale può legiferare decidendo di chiudere le attività e di danneggiare deliberatamente la già fragile economia nazionale spingendo sempre più famiglie sull’orlo della povertà e dell’indigenza.

Con grande deferenza.

FacebookTwitterWhatsAppMessengerEmailLinkedIn
Condividi
© Riproduzione riservata

3 COMMENTI

  1. Una cosa è certa, la nostra povera Italia è allo stremo, vedremo cose brutte e non perché io sono un indovino, ma perché la fame porterà la gente a ribellarsi, vedremo cose che nessuno di noi avrebbe mai immaginato, la povertà, la fame, e tutto il resto porterà a qualcosa di brutto. Dispiace per coloro che han sempre lavorato onestamente, per quelli che han perso il lavoro, per quelli che il lavoro non l avranno più, dispiace per un Italia che poteva essere bella ed è diventata un mostro per colpa di gente incapace a governare, non menevoglisno i politici, ma quando a maggio hanno aperto discoteche, soprattutto e movide ecc, ma onestamente cosa pensavano, che il virus fosse debellato? Quando han visto i contagi crescere a dismisura, bisognava intervenire subito con misure mirate, quando i buoi son scappati e inutile chiudere le stalle. Non c è più speranza

Che cosa ne pensi? Scrivici la tua opinione

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.