LETTERA FIRMATA
Su Facebook in pochissimo tempo è nato un gruppo di professionisti sanitari dal nome “Professionisti sanitari: mobilitazione contro la manovra di bilancio”. I membri di questo gruppo hanno il medesimo scopo, quello di essere riconosciuti come professionisti dalle istituzioni, dai giornali e dallo stesso stato che spesso li dimentica e li ignora.
Il numero di iscritti sta aumentando in modo esponenziale, circa 4.000 professionisti della salute, in poco meno di due giorni, riuniti per rivendicare ciò che gli aspetta per diritto e per protestare contro il disegno di Legge di Bilancio 2021 che non solo non ne valorizza la professionalità e non ne gratifica economicamente le competenze, ma non li cita neanche.
Una vera e propria azione di discriminazione da parte del governo nei confronti di chi lavora con competenza e professionalità per garantire i livelli essenziali di cura e senza la quale il sistema sanitario crollerebbe. Non è una questione di principio, assolutamente no.
Le prese di posizione non portano lontano e inaspriscono gli animi. La battaglia di questi professionisti concerne la dignità e il rispetto. Vittime di una classe politica molto attenta a pubblicizzare ma poco incline ad approfondire, una classe politica che, probabilmente, nemmeno conosce il ruolo di ogni singolo professionista sanitario, e il percorso di studi che gli consente di essere ciò per cui lavora.
La classe politica, non è nemmeno a conoscenza che, senza operato di questi professionisti, ne i medici, ne tantomeno gli infermieri potrebbero intervenire sui pazienti per provare a migliorare le loro condizioni e magari salvare loro la vita o fare diagnosi.
Sono ignari che, senza il lavoro di trincea di questi professionisti, non potrebbero chiamare eroi quelli che( con abnegazione e passione, per carità), ogni giorno, sono in prima linea, ma anche sotto i riflettori. Veniamo continuamente lasciati nell’ombra, e citati solo nei titoli di cosa. Per questo e per la nostra dignità professionale dobbiamo favorire una presa di coscienza da parte di una classe dirigente impreparata e, ahimè, “ignorante”, dobbiamo agire subito, insieme.
Richiediamo quindi maggiore coinvolgimento, rispetto e che cessi subito questa indifferenza nei nostri confronti, richiediamo inoltre che la classe politica smetta di dimenticarsi o fingere di dimenticare le professioni sanitare tecniche, riabilitative e della prevenzione.
La nostra Costituzione parla chiaro con gli articoli 35 e 36 ma è bizzarro ritrovare un articolo che da esempio dell’ingiustizia che stanno vivendo le altre professioni sanitarie non menzionate nell’ultima legge di bilancio appena approvata, che sarà ancora molto discussa (speriamo) in sede parlamentare, precisamente negli articoli 72 e 73.
Infatti all’articolo 69 della Costituzione Italiana testuali parole: “I membri del Parlamento ricevono un’indennità stabilita dalla legge”. I Parlamentari quindi ricevono la loro indennità. Dietro questo sacrosanto principio noi ora ci chiediamo: Perchè gli infermieri che sono professionisti sanitari come noi devono essere premiati con indennità di specificità e tutti gli altri no? Siamo forse figli di un dio minore o addirittura non pienamente integrati in questo Stato? La risposta può essere facilmente indovinata.
La nostra richiesta allo Stato non è una pretesa ma una necessità che riguarda il nostro bisogno di avere un ruolo nella società che sia utile per la nostra dignità oltre che per il benessere e la salute pubblica visto che siamo pienamente impegnati per contrastare come lo fanno gli infermieri e i medici ogni situazione critica che si manifesti nelle strutture sanitarie pubbliche e private, talvolta in prima linea esposti come tutti gli altri a fattori di pericolosità non soltanto microbiologiche.
Il contratto nazionale è di tutti i professionisti del comparto e nessuno deve rimanere indietro, un principio pienamente condiviso in un contesto multidisciplinare ed integrato. Il principio è forse diverso per chi legifera? A questo punto abbiamo bisogno di risposte nonchè di scuse ufficiali proprio da parte delle istituzioni, quelle che noi ogni giorno serviamo con il nostro lavoro senza chiedere mai nulla tranne che in questo momento in cui la priorità è “la difesa della nostra dignità professionale”.
La nostra pazienza è terminata saremo pronti a combattere per rivendicare il nostro giusto collocamento tra le professioni nel lavoro e nella società.