di RINALDO BELLATO
SANT’AMBROGIO – La Sacra di San Michele, monumento simbolo del Piemonte e candidata a Patrimonio dell’Unesco come sito benedettino dell’Italia medioevale assieme ad altre otto località italiane, ha bisogno di un “tuttofare culturale”.
Una persona, oppure un gruppo ristretto di persone con un minimo di conoscenze culturali e storiche del territorio, ma con una visione pratica e di marketing delle necessità non solo dell’abbazia della Sacra di San Michele, ma in generale, perché a mio parere è un patrimonio comune “da valorizzare” di tutti.
La Sacra di San Michele è uno dei monumenti più rappresentativi del Piemonte capace di attirare visitatori da tutto il mondo, ma ha molte pecche, ovvero mancanze, che con poco denaro e tempo, potrebbero migliorare la “qualità” della visita dei turisti .
Come collezionista di cartoline antiche del Piemonte e venditore di calamite turistiche, con il mio gazebo propongo calamite nel piazzale della Croce Nera, ovvero nel parcheggio adiacente alla Sacra di San Michele, e mi son reso conto di quante semplici migliorie, per offrire una qualità turistica almeno sufficiente, che si potrebbero realizzare.
Il sito culturale e il circondario, riguarda tanti enti diversi tra loro, pubblici e privati, statali e ecclesiastici, e ognuno con compiti e competenze diverse tra loro, non sempre capaci a guardare la realtà e soddisfare i semplici bisogni dei turisti. Da soli non possono, ma devono fare unione collaborando, e semplificando anche la burocrazia, che forse solo il “tuttofare culturale” potrebbe attuare.
Sì, i turisti che spesso visitano il mondo, e arrivati nel piazzale si trovano spaesati, e senza servizi di alcun tipo.
Le pattumiere lungo il percorso pedonale della Sacra non sono per rifiuti differenziabili, e quelle che ci sono nel piazzale dovrebbero essere multilingue, per evitare che ognuno butti i rifiuti come gli pare; l’arredo urbano come i paletti informativi, dovrebbero essere rinnovati, perché vecchi e sbiaditi.
Ma non solo questo, grave è che non vi siano almeno nel periodo estivo e nei fine settimana, giovani volontari o persone del punto informativo, che diano informazioni su dove alloggiare, dove mangiare o quali altri beni storici visitare come ad esempio l’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso, Avigliana, Exilles, Fenestrelle, Giaveno, Novalesa, Rivoli, Susa, Rivoli, Sant’Ambrogio di Torino, ecc..
Un punto informativo che non dovrebbe essere deposito di materiale comunale com’è adesso, ma servizio e accoglienza per i turisti. Potremmo dare lavoro e opportunità di qualità a molti giovani senza occupazione, di tutta la Valle di Susa.
Ho conosciuto molti turisti provenienti dall’Australia, Brasile, Messico, Nuova Zelanda e tanti altri stati europei, che dopo aver visto la Sacra di San Michele spesso visitano Torino, o si recano in Lombardia senza conoscere null’altro del Piemonte.
Ad agosto infatti, una signora americana di Chicago, con autista al seguito, venne in Italia a visitare la Sicilia per una settimana, Milano, e soltanto per due giorni la Sacra di San Michele e Torino. Potremmo far molto di più a livello turistico, invece sprechiamo moltissime risorse.
Turisti che spesso raggiungono in auto propria la Sacra, e che se arrivano nell’orario di pranzo, rimangono, dopo aver pagato il parcheggio. Due ore in attesa che riapra la visita all’Abbazia non sapendo dove andare e abbandonati a se stessi.
Purtroppo la Sacra per quasi tutto l’anno non effettua un orario di visite continuato eccetto il mese di agosto, e spesso le famiglie e i turisti, dopo aver fatto mezz’ora di viaggio da Avigliana, arriva, paga il parcheggio, e appena si rende conto che alle ore 12, anche in questo caso mezz’ora prima della chiusura delle 12.30 chiude l’Abbazia, fa le corse per entrare o rinuncia e se ne va via. Direi le comiche, ma se sono anziani, mi dispiace molto.
Occorre avere qualcuno che accolga i turisti, e valorizzi non solo l’Abbazia, ma tutto il territorio della Valle di Susa e di Torino, e qualcuno che realizzi i “manca” elencati prima.
E poi sarebbe bello che nel piazzale ci fossero tanti banchetti che proponessero in vendita prodotti locali, e valorizzassero il nostro territorio, che i turisti che fotografano la Sacra di San Michele non vedessero il telo blu Puffo, e per il parcheggio sempre affollato nei fine settimana, sarebbe bello che come nelle saghe di Harry Potter ci fosse un piccolo trenino che accompagna i turisti da Borgo San Pietro alla Sacra e ritorno.
Ma purtroppo è una bella fantasia però cerchiamo almeno di risolvere le cose essenziali nel breve tempo possibile.
I progetti per la valorizzazione esistono. Ciascuno degli Enti coinvolti ne ha almeno uno. Però come giustamente viene riportato nell’articolo tali Enti sono “non sempre capaci a guardare la realtà e soddisfare i semplici bisogni dei turisti”. A ciò si aggiunga una mentalità tipica italiana, non limitata all’area della Sacra di San Michele ma estesa su tutta la nostra penisola, dove al posto di collaborare si fa a gara per creare ostacoli. Risultato? Immobilità su tutto, mascherata spesso e volentieri dietro la scusante della mancanza cronica di disponibilità economiche. E intanto i francesi nostri vicini e bravissimi nella valorizzazione del turismo religioso ringraziano….
Salito ieri in bici,pienamente d accordo,desolante , tante occasioni sprecate,mi duole dirlo ma dovremmo imparare dalla vicina Francia che valorizza tutto il possibile.
La Sacra di San Michele, gestita con grande professionalità dai Padri Rosminiani e dal personale ivi stabilmente impegnato, in costante dialogo con gli enti pubblici di riferimento non ha mai smesso di valorizzare gli aspetti più significativi della propria essenza religiosa e del proprio ruolo nel contesto territoriale.
La lamentate mancate valorizzazioni probabilmente sono state valutate nelle sedi opportune di rango ampiamente inferiore rispetto a quelle adottate.
Suggerirei al Sig. Bellato di considerare le sue proposte, tra l’altro ben esposte e motivate, come potenziale valorizzazione del suo piccolo commercio piuttosto che dell’abbazia in sé, sia come monumento che come luogo di fede e di cultura.
Tutto si può allestire, restando nel decoro e nel buon gusto, a corollario di un sito o una situazione di richiamo, anche un perenne mercatino di carabattole, ma non si lancino appelli ad una indispensabile “valorizzazione” condivisa.
Con tutto il rispetto sig. Bruno, mi domando se lei abbia effettivamente compreso quanto scritto dal sig. Bellato e quali siano i problemi da lui esposti. La situazione attuale della fruibilità del sito non mi pare possa dirsi sufficiente. Se poi si guarda anche ad altri siti …ci sarebbe molto da fare senza obbligatoriamente scadere nel “perenne mercatino di carabattole”!
Con analogo rispetto ribadisco di averlo ben compreso, mettendo in rilievo che la progettualità e l’offerta di contenuti e servizi già esistono ma sono diversamente orientati.
Eventi culturali, produzioni editoriali, sistemi audiovisivi costantemente aggiornati, accurate manutenzioni sia ordinarie che straordinarie, accoglienza e spiritualità forse non raggiungono il ciclista assetato o la famigliola con il cestino della merenda al seguito ma fruitori dalle aspirazioni più “alte”, tra questi i sempre più numerosi che salgono all’abbazia prima in treno, da Porta Nuova sino a Sant’Ambrogio, e poi a piedi sull’antica mulattiera.
Grosso modo un’intera giornata dedicata alla Sacra, oltre che a se stessi, con tutto il tempo necessario per coglierne bellezza e valori profondi.
Antitesi quest’ultima del mordi e fuggi di quanti non sono neppure in grado di comprendere il senso della presenza di orari di apertura in un edificio di culto.
Se si parla di turismo religioso, le componenti in gioco sono non solo l’aspetto spirituale (sia ben inteso di somma importanza), ma anche quello turistico connesso all’arte e quello che costituisce una via di mezzo tra I due. Se I Padri Rosminiani sono attenti, come deve essere, al all’aspetto spirituale, gli altri enti (da chi gestisce le strade, il turismo) dovrebberero fare la loro parte. Nell’arco degli anni,invece, si è assistito a sterili tavole rotonde, per lo più autoreferenziali, che non hanno prodotto nulla se non chiacchiere. Intanto gli anni passano e l’immobilismo permane.