L’INCHIESTA / GIAVENO E I PROFUGHI: UN AFFARE DI FAMIGLIA? I LEGAMI TRA LA COOPERATIVA E LA SOCIETA’ CHE HA COMPRATO LA VILLA. LE STRANE COINCIDENZE DEI TEMPI, I LEGAMI CON LA POLITICA. “E’ TUTTO LECITO, I SOLDI DELLO STATO LI USIAMO PER I RIFUGIATI E L’ACCOGLIENZA”

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L’INCHIESTA DI FABIO TANZILLI E NICOLE CASTELLI

La questione profughi a Giaveno è una affare di famiglia? La domanda sorge spontanea, se si scoprono alcune carte riguardo il progetto di accoglienza avviato da inizio agosto alla Buffa di Giaveno. In sostanza, ci sono legami famigliari diretti tra chi dirige la “Cooperativa 610” – che deve pagare l’affitto dei locali – e chi dirige la società proprietaria dell’immobile dove stanno quegli stessi profughi (la società “Sara srl” di Torino), che quindi l’affitto se lo prende ogni mese. Il tutto ovviamente grazie agli stanziamenti pagati dallo Stato.

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PADRE E FIGLIA

Al centro della vicenda c’è la famiglia Raseri: la figlia Paola è vicepresidente della cooperativa che gestisce l’accoglienza dei 40 stranieri coi soldi pubblici (35 euro al giorno per ogni profugo: ossia 1400 euro al giorno, ossia 42.000 euro al mese, ossia 504.000 euro all’anno). Mentre il papà Luigi Raseri è il presidente della società Sara srl, che a giugno ha comprato proprio quell’immobile, proprio due mesi prima che arrivassero i rifugiati. Una parte dell’incasso, tra una cosa e l’altra, rimane quindi nell’intreccio famigliare. Nulla di illegale, ci mancherebbe, però fa riflettere.

Perchè l’affitto della casa che ospita i profughi a chi viene pagato? Alla società Sara srl, dove nel cda siedono, con il 30% della proprietà, i genitori della vicepresidente della cooperativa (papà Luigi Raseri al 20% e mamma Carla Coletto al 10%). Su questi aspetti, non a caso, già durante l’incontro pubblico della scorsa settimana in Comune a Giaveno, Roberto Varrone aveva ipotizzato un’attività speculativa riguardo questo progetto. Accusa rigettata dalla Raseri.

 

“NULLA DI ILLECITO, E’ STATO PROPRIO MIO PADRE A PROPORCI LA VILLA DI GIAVENO”

“Non c’è niente di illecito – replica la Raseri – mio papà fa questo di mestiere, si occupa del ramo immobiliare da sempre, la Sara srl è nata proprio per comprare e valorizzare immobili”.

La stessa vicepresidente della cooperativa, rivela che “è stato proprio mio padre a lanciarci l’idea di utilizzare, come spazio per i profughi, la villa della borgata Buffa. All’inizio volevano farci una casa di riposo, poi le idee sono cambiate”. Anche perché ospitare i profughi è sicuramente un business economico: di questi tempi, avere la certezza di incassare come società 500mila euro all’anno dallo Stato, di cui una bella parte va per l’affitto dell’immobile ad un’altra società (77.000 euro annui), non è cosa da poco.

“La società Sara srl ha deciso di acquistare a Giaveno, sapendo che noi volevamo affittare l’immobile – aggiunge la Raseri – io sono di Almese, ero andata a seguire un incontro pubblico sul tema nel mio paese, e proprio la bella esperienza che stanno facendo là altri rifugiati, ci ha fatto pensare che con la nostra cooperativa potevamo realizzare una cosa analoga a Giaveno. Ne avevamo parlato con la dottoressa Giunti, funzionario della Prefettura, e con il vicesindaco di Giaveno Calvo. Ne ho parlato con mio papà di questo progetto, e lui mi ha proposto proprio la casa che avevano comprato come società. E’ stato ritenuto il posto ideale soprattutto dalla Prefettura, che voleva realizzare il progetto di accoglienza il prima possibile, e spingeva per portarlo a termine. Ce li volevano affidare già a luglio, ma c’erano lavori da fare nella struttura e non era possibile, i tempi erano stretti”.

LA STRANA COINCIDENZA DEI TEMPI, TRA ATTI COSTITUTIVI ED EMERGENZA PROFUGHI

A proposito dei tempi: interessante anche la coincidenza delle date, tutte così vicine, a ridosso dell’emergenza profughi.

La società Sara srl (quella con i genitori della Raseri al 30%) è nata il 9 gennaio 2015. Poche settimane dopo, il 24 febbraio, nasce invece la società cooperativa della figlia, la 610.

E’ solo un caso? “Sì, noi abbiamo fatto in fretta a creare la cooperativa perché volevamo aderire alla fondazione “L’aquilone”, che ha sede ad Alba, ed il termine per entrarci era il 26 febbraio – dice la Raseri – inizialmente la 610 nasce come cooperativa sociale, di tipo B, il nostro obiettivo era quello di lavorare con i ragazzi down. Poi abbiamo colto la sfida dei profughi”.

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L’OPERAZIONE IMMOBILIARE DELLA VILLA DI GIAVENO

E nel giro di 6 mesi, il 26 giugno 2015, la società Sara srl compra subito la villa di Giaveno: investono la bellezza di 800mila euro per acquistare il palazzo, che fino a poco prima non aveva futuro. Era delle suore dell’Istituto della Carità sotto la protezione di San Vincenzo.

Passano pochi giorni e la Prefettura visita l’edificio con la cooperativa per verificare se è adatto ad ospitare i rifugiati. E in poco più di un mese, sempre ad alta velocità, la prefettura affida l’incarico di ospitare ai profughi a Giaveno alla 610, che poi si accorda per l’affitto dell’immobile. A fine luglio la cooperativa entra nella villa della Buffa, stilando con la Sara srl un contratto di locazione da 6400 euro al mese, 77mila euro annui, che però viene firmato solo il 20 agosto (i profughi sono entrati nella casa dal 3 agosto).

Nel frattanto la Prefettura aveva già pronto l’affidamento diretto alla cooperativa “per emergenza”, a partire dal 3 agosto: incarico confermato a settembre tramite bando, e che durerà fino al 31 dicembre 2015, ma con l’intenzione poi di essere rinnovato per i prossimi anni.

IL BUSINESS DELL’ACCOGLIENZA PROFUGHI

Non si sa ancora, infatti, per quanto tempo i profughi dovranno stare a Giaveno, così come se ne arriveranno altri: “Solitamente questi progetti possono durare anche 2 o 3 anni” afferma il sindaco Carlo Giacone. Se l’ospitalità durasse tre anni, significherebbe, per la cooperativa 610, incassare oltre 1,5 milioni di euro, e per la società Sara, di incassare di affitto oltre 200.000 euro (ripagandosi, in soli tre anni, già una buona parte dell’investimento fatto per comprare la casa, che ricordiamo, è costata alla società 800mila euro).

“In realtà la trattativa per l’affitto non l’ho fatta io con mio padre – afferma la Raseri – altrimenti, forse, sarei riuscita ad ottenere un prezzo più basso. Per correttezza se ne è occupato il presidente, Simone Bellino”. E sulla firma del contratto posticipata rispetto al progetto di ospitalità? “Anche qui non c’è nulla di irregolare, è normale che i locatari entrino in un edificio alcuni giorni prima di formalizzare l’accordo – replica la Raseri – anzi, nei primi due mesi di attività, non pagheremo l’affitto alla società Sara, proprio perché c’erano dei lavori da fare per sistemare l’immobile, e ce ne occupiamo direttamente noi”.

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DENTRO LA SARA SRL

 Ma chi fa parte della società Sara srl, oltre che i genitori della Raseri? La sede legale è a Torino, in Corso Re Umberto. Il presidente è Luigi Raseri, poi ci sono il professionista di Ravenna Renzo Sanvido e la commercialista di Torino Paola Sanvido (anche qui padre e figlia) che hanno le quote di maggioranza. Poi c’è la moglie di Luigi Raseri e mamma di Paola Raseri, Carla Coletto. E ancora, sempre in società, Paolo Ruzzola, Roberto Pallard e Antonella Grossi. Questi ultimi due hanno ceduto le loro quote a maggio, dopo neanche pochi mesi che era nata la società, a una valsusina. La Grossi ha lasciato anche il ruolo di  consigliera. Da anni impegnata in politica, alle ultime elezioni comunali era in lista con Stefano Tizzani.

PARLA ANTONELLA GROSSI: “ECCO PERCHÉ MI SONO DIMESSA”

Le motivazioni dell’addio vengono chiarite dalla stessa Antonella Grossi, con una nota inviata oggi al giornale: “Nel mese di dicembre 2014 un nostro conoscente di vecchia data (Sig.Raseri Luigi), ha proposto a me e mio marito Roberto PALLARD di costituire una società che avrebbe acquistato un immobile sul nostro territorio (Giaveno) con la finalità di realizzare un presidio socio assistenziale per anziani. La location (conosciuta dai giavenesi come un’ala della ex- Villa Garrone), ci è sembrato un luogo molto prestigioso da adibire a questo scopo. Abbiamo pertanto aderito all’iniziativa imprenditoriale che ci ha portati, il 09 gennaio 2015 alla costituzione della Società SARA SRL con una quota di partecipazione pari al 10%.

In data 13 gennaio 2015 è stata firmata (anche in nostra presenza) la “Promessa di vendita di immobile sito nel comune di Giaveno Via Vittorio Emanuele, 123” tra l’Istituto delle suore della Carità e la Società Sara Srl, mediata dalla ditta individuale “Immobiliare Giavenese” di Tablino Dott. Cristian con sede in Giaveno, alla quale è stato richiesto di inserire l’Art.7 (CONDIZIONE SOSPENSIVA) dove veniva precisato che l’acquisto dell’immobile sarebbe stato condizionato al rilascio delle autorizzazioni richieste, necessarie ed utili alla realizzazione di un presidio socio assistenziale per anziani. Nel frattempo la Società Sara Srl ha fatto realizzare da un professionista il progetto per la casa di riposo e ha preso contatti con numerosi Enti e Cooperative per la gestione. In primavera al mio ritorno da un periodo di convalescenza (a seguito intervento chirurgico) siamo stati informati dal Presidente della Società Sig. Raseri Luigi, che ci sarebbe stata l’opportunità di cambiare la destinazione dell’immobile, da casa di riposo in eventuale centro di accoglienza, affittando lo stabile ad una Cooperativa che lo avrebbe gestito.Non essendo questo l’obiettivo che ci eravamo prefissati al momento del compromesso, io e mio marito Roberto PALLARD abbiamo deciso di cedere le nostre quote informandone i soci.

In data 26 maggio 2015 nello studio notarile Chianale è avvenuta tale cessione e contestualmente ho presentato al Consiglio di Aministrazione le mie dimissioni. Preciso che tutto questo è avvenuto assolutamente prima che la Società Sara Srl procedesse all’accensione di eventuali mutui e all’atto notarile.

Per quanto riguarda il riferimento ai “legami con la politica” smentisco in modo assoluto che ve ne siano, in particolare con la vecchia amministrazione della quale io non ho mai fatto parte; anche perché la Società Sara Srl è stata costituita nel 2015, periodo in cui opera l’Amministrazione Giacone. Mi risulta invece che ci siano stati degli incontri tra componenti dell’attuale amministrazione e della Società, in occasione di alcune serate informative sull’accoglienza dei profughi, tenutesi sul territorio di Almese alla presenza di funzionari della prefettura”.

“I SOLDI NON LI RUBIAMO: LI UTILIZZIAMO PER I PROGETTI E L’ACCOGLIENZA”

“I soldi che ci vengono dati dallo Stato non li rubiamo, ma gli usiamo per i profughi – afferma la vicepresidente della cooperativa, Paola Raseri – abbiamo a cuore il loro futuro, siamo impegnati a tempo pieno per loro. Abbiamo un coordinatore che segue tutte le attività. Insieme a me c’è Francesca, e poi a turno tre operatori, che si danno il cambio al mattino, pomeriggio-sera, e per la notte. Inoltre nel weekend c’è un’altra persona che ci aiuta. Il nostro progetto di accoglienza è stato approvato dalla Prefettura, ed abbiamo tutti i requisiti per svolgerlo, così come il numero delle persone che impieghiamo. I soldi servono per svolgere le attività per i profughi, favorendone l’integrazione, e pagare le spese di gestione, basti pensare al riscaldamento, ogni rifugiato ha il bagno in camera, i costi sono esorbitanti, essendo un edificio molto grande. E non siamo improvvisati. Oltre agli studi in psicologia, negli anni ’90 mi ero già occupata di progetti di accoglienza legati all’emergenza dell’Albania, poi per ragioni famigliari avevo dovuto interrompere. Lo so che spesso è più facile avere sospetti, ma tutto quanto stiamo facendo è per il loro bene”.

I SOSPETTI DI ROBERTO VARRONE

Su tutta la vicenda nutre parecchi sospetti Roberto Varrone: “I soggetti proprietari dell’edificio dotato di venti camere – che vengono pagati con affitti al prezzo di mercato, aspetto non facilmente raggiungibile in questo momento di crisi economica – non sono forse amici di alcuni politici della vecchia amministrazione? Questi imprenditori che affittano l’immobile non sono forse legati anche alla cooperativa di gestione alla quale affittano l’edificio in questione? La dirigenza di questa cooperativa in questione non è forse in stretta relazione con qualcuno della vecchia amministrazione, la situazione è ingarbugliata e poco trasparente…! L’acquisto dell’immobile e la formazione della società Sara s.r.l. anticipano di qualche mese o addirittura di pochi giorni la formazione della cooperativa di gestione, che ha ricevuto l’incarico per via d’urgenza, quindi costruita ad hoc in tutta fretta. Ritorno di nuovo sull’aspetto speculativo: invece di concentrare numeri importanti di profughi in grandi strutture, non sarebbe forse meglio affittare da piccoli privati o da enti benefici? In piccoli gruppi di case è più facile avvicinarli alla popolazione, piuttosto che rischiare la ghettizzazione in grandi strutture, come è già avvenuto alla Cara di Mineo. Anche qui a Giaveno la questione profughi, come in altre parti d’Italia, rischia di diventare una speculazione economica, una speculazione agganciata alla politica”.   

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