Un video inquietante, d’intimidazione, inaccettabile. E’ quello diffuso da alcuni giorni sul motore ricerca Vimeo, e riferito al cronista de La Stampa Massimo Numa. Un video minaccioso, per niente ironico, e la cui ultima valutazione la lasciamo ai lettori che intendono vederlo (http://vimeo.com/83575226).
Il giornalista e la moglie, in questo video, vengono pedinati mentre si spostano in auto. Vengono diffusi il numero di cellulare di Numa, l’indirizzo dell’abitazione privata, e le targhe dell’auto sua e della moglie. Il giornalista viene anche ripreso mentre passeggia col cane, nel suo vivere quotidiano: più volte in modo insistente le immagini si concentrano sul numero civico dell’abitazione, sul cortile della casa, sulle finestre.
Appostamenti e pedinamenti. Il tutto con il chiaro scopo di intimidire.
Anche perché la conclusione del video, che si apre e si chiude con la bandiera falce e martello, è contenuta in un messaggio: “Quest’anno il Massimino ha fatto (ancora) il cattivo, e la befana ha portato solo carboni (ancora ardenti ahimè). Passa anche tu a portare il tuo carbone a Massimino!”.
Poco prima, nelle immagini del video si intravede il lancio notturno di alcuni razzi che scoppiano dentro un cortile, che molto probabilmente coincide con quello della casa di Numa (da qui il riferimento ai carboni ardenti). Infine, viene ripubblicato l’indirizzo della sua abitazione.
Ecco, non nascondiamo che questo video ci ha inquietato, e la questione Tav o No Tav ormai non c’entra più nulla. Perché si può non essere d’accordo con quanto scrive un cronista, si può dissentire e criticare, si può contestare, anche in maniera forte e decisa, il contenuto di articoli pubblicati su un giornale. E’ nel diritto dei cittadini e lettori far sentire la loro opinione sul lavoro di un cronista, bravo o non bravo che sia, il cui lavoro ha rilevanza pubblica. Anche con fermezza. E siamo tutti ben consapevoli che chi fa il nostro mestiere spesso può sbagliare.
Ma se non piace il contenuto di uno o più articoli, un cronista si può querelare nel caso in cui scriva affermazioni e informazioni false. Si può scegliere di boicottare il giornale per cui lavora, non comprando più le copie o i prodotti legati a quella casa editrice. O scegliendo di non fare più inserzioni per quella testata. Si possono organizzare iniziative di dissenso e di protesta, alla luce del sole. Ci sono mille modi legittimi.
Ma qui il campo è diverso, delicato, fragile, e basta davvero poco perché il filo si possa spezzare, con il rischio dei “compagni che sbagliano”, perché di teste calde in giro ce ne sono fin troppe. Ed è per questo inaccettabile, anche perché coinvolge persone che non c’entrano nulla con la vicenda (la moglie). Qui lo scopo è solo minacciare, far capire all’interessato che è tenuto “sotto controllo”, e non appare troppo subliminale l’istigazione a compiere nei confronti di quella casa e di chi ci abita, altre operazioni non piacevoli.
Tutto questo fa male, e non solo a Numa e alla sua famiglia, o alla categoria professionale dei giornalisti. Fa male a tutti, comprese le migliaia di persone che da anni si battono contro la realizzazione della Torino-Lione, e che spesso hanno avuto da dire sulla pubblicazione di articoli nei vari giornali.
Quelle immagini, quel video, queste strategie servono solo a far salire la tensione e fanno male a tutti. Nessuno escluso. E per questo sono da condannare.