Nelle carte giudiziarie del Tribunale di Milano, che descrivono in maniera dettagliata lo scandalo dell’Expo e le motivazioni che hanno portato agli arresti eccellenti di una banda di politici, dirigenti, faccendieri e imprenditori per la gestione irregolare degli appalti pubblici, viene citata più volte anche la famosa cooperativa di Ravenna Cmc: la società che sta scavando il tunnel del cantiere Tav della Maddalena di Chiomonte. L’aspetto interessante riguarda soprattutto il ruolo che avrebbe Primo Greganti, fino a ieri tesserato del PD a Torino, ed il suo rapporto con la Cmc.
Abbiamo subito chiesto alla cooperativa di Ravenna una replica in merito ai risultati dell’indagine e al
ruolo di Greganti, ma dall’ufficio stampa dicono: “Non abbiamo nulla da dichiarare in merito, nessuno di noi è sottoposto a indagini. Non abbiamo emesso alcun comunicato stampa sulla vicenda, e spesso quando ci sono queste storie viene tirato in ballo il nome della Cmc”.
Nelll’ambito dell’inchiesta, la Procura di Milano individua subito il ruolo di Greganti, come soggetto legato al mondo delle società cooperative di area PD, già condannato con plurime sentenza passate in giudicato per dieci reati (..)”.
Entrando nel merito dei rapporti tra Primo Greganti e la Cmc, dalle indagini della Polizia Giudiziaria e della Procura, sembra emergere innanzitutto il ruolo di “ambasciatore” che Greganti avrebbe avuto con il direttore dell’Expo Paris, proprio per conto della cooperativa ravennate, evidenziando che Greganti si sarebbe occupato di una molteplicità di interessi per conto di Cmc.
Nelle carte dell’inchiesta, tramite intercettazioni telefoniche e ambientali, vengono ad esempio ricostruiti i dialoghi e lo scambio di messaggi tra un pezzo grosso di Cmc e Primo Greganti. Secondo la Procura, i rapporti del direttore dell’Expo Paris con la Cmc sarebbero stati costantemente curati da Greganti. A dimostrazione di questa ipotesi, viene riportato un sms di fine 2013, in cui il pezzo grosso della Cmc chiede a Greganti informazioni sul padiglione Cina, riferendosi alle aree espositive dell’Expo 2015. Si tratta del padiglione che il governo di Pechino deve realizzare per l’esposizione universale milanese del 2015. Greganti e il dirigente della Cmc hanno vari incontri, sia a Roma che presso le sedi societarie della cooperativa. Secondo la Procura, nel periodo oggetto di intercettazione ci sarebbero ben cinquantacinque contatti tra i due, quasi sempre brevi telefonate o sms.
Ma quale sarebbe stato il compito di Greganti secondo il Tribunale? Semplice: aiutare ad inserire la cooperativa Cmc e altre cooperative nel ricco giro degli appalti dell’Expo, in accordo con Frigerio e gli altri personaggi coinvolti nell’inchiesta. E in cambio, il “Compagno G.” avrebbe ottenuto contratti di consulenze da Cmc e altre cooperative, ritenuti fittizi dalla Procura per giustificare le elargizioni di denaro, tramite la Seinco En-Ri srl di Torino.
Ma torniamo alla Cmc e all’inchiesta sull’Expo: il nome della grossa cooperativa che si occupa del cantiere Tav di Chiomonte, compare nuovamente in altre pagine, ma il tema è sempre lo stesso: il ruolo di Greganti come punto di riferimento con il direttore dell’Expo Paris, con l’ipotesi di favorire la società di Ravenna nel farle ottenere appalti per commesse e soprattutto per costruire il padiglione della Cina. A prova di questa tesi accusatoria, il gip fa riferimento ad ulteriori intercettazioni con altri dirigenti della Cmc, in cui Greganti li informa sugli esiti delle riunioni tra lui e Paris. Il grosso interesse è sempre per il padiglione che dovrà rappresentare la Cina…e Greganti nelle intercettazioni, arriva a vantarsi: “Trent’anni fa l’avevo portata io la Cmc a Shangai”.
Infine, il nome della potente cooperativa “rossa” torna nelle pagine dell’ordinanza del Tribunale, per un altro episodio: ad un certo punto, i vari personaggi dello scandalo Expo, dibattono e sono preoccupati per un problema giudiziario che ha coinvolto la Cmc a Molfetta: l’arresto del procuratore speciale della cooperativa nel cantiere pugliese, dopo che si è scoperta la truffa riguardante il cantiere fantasma del porto.
Nelle chiacchierate della banda dell’Expo, è in particolar modo Maltauro (l’imprenditore vicentino arrestato che sarebbe a capo del gruppo delle turbative d’asta) a definire quello della Cmc un problema pesante e serio, e aveva proposto di sostituirla con un altra società, proprio per quanto era avvenuto nel polo di Molfetta. E qui torna il nome di Greganti, che avrebbe avuto il ruolo di “soccorritore”, pronto a tranquillizzare gli animi e ad escogitare qualcosa per risolvere il problema e tutelare la Cmc.
E adesso che succede? In attesa che l’inchiesta sull’Expo continui e abbia nuovi risvolti, dopo l’arresto di Paris, il governo Renzi avrebbe già deciso a chi assegnare il ruolo di direttore: nientemeno che all’ex direttore di Ltf, Marco Rettighieri. Lo stesso che ha seguito, tra le varie cose, il cantiere Tav della Maddalena.
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Allora , si comincia forse a capire; perché i compagni valsusini , si scaldano tanto pro tav?