di ALICE VERGA – FOTO DI STEFANO MARTIN
Francesca Marucco, la massima esperta e studiosa dei comportamenti del predatore delle Alpi, analizza le fotografie scattate in val Chisone della Lupa che in questi giorni è scesa nella città di Pragelato, dove forse cercava un rifugio a causa delle forti nevicate.
Per Francesca, Coordinatrice scientifica del progetto “Life WolfAlps” promosso dalla Regione con il sostegno europeo, è stata un’occasione unica per verificare un’atteggiamento non aggressivo della lupa verso l’uomo.
– Chi vive sulle Montagne Olimpiche inizia a preoccuparsi, capiterà sempre più spesso di trovarsi i lupi sotto casa?
Non c’è da preoccuparsi, è stato un caso isolato. Non capita tutti i giorni che scenda un metro e mezzo di neve a quote basse. Se c’è tanta neve nei sentieri, è normale che gli animali selvatici scendano a valle o rimangano bloccati. Ne abbiamo ritrovati parecchi in questi giorni: ungulati e non solo.
– Che lupa è quella di Pragelato?
Dalle caratteristiche fisiche e dal muso, si capisce che si tratta di un animale vecchio, non più nel pieno delle forze, che aveva bisogno di riposare. Anche dalle posizioni assunte, accovacciata, si intuisce che era esausta. All’inizio c’era il dubbio che si trattasse di un pastore cecoslovacco, ci si potrebbe confondere, perché da lontano si assomigliano molto ma quello di Pragelato era un lupo vero, della popolazione appenninica. Lo si riconosce dal pelo, che è più sottile, così come dai comportamenti. Un cane risponde ai richiami dell’uomo, obbedisce, mentre quella lupa non si faceva toccare, né ascoltava gli operatori forestali accorsi a Pragelato.
– Ma se capitasse di imbattersi in un lupo nel proprio cortile di casa, come bisogna comportarsi?
Occorre fare molta attenzione, e non avvicinarsi assolutamente. È pericoloso, perché gli animali selvatici hanno reazioni imprevedibili e possono attaccare l’uomo. Questo vale anche se si incontra un cervo o una volpe: per difendersi, possono sempre caricare o mordere.
– Si può darle del cibo?
È sbagliatissimo, perché così rischiamo di abituarli a stare con noi, bisogna rispettare gli animali selvatici e le regole della selezione naturale.
– Una delle ricercatrici del progetto, Elisa Avanzinelli, è riuscita a recuperare del sangue rimasto in una delle orme lasciate nella neve?
Si tratta di un indizio interessante, che abbiamo fatto analizzare a Grugliasco, e ci permetterà di avere informazioni più precise, forse quel sangue proveniva da una zampa, il che fa intuire che fosse anche ferita.
– Le istituzioni devono prendere provvedimenti per garantire più sicurezza?
Non sta a me dirlo, ma non bisogna fare allarmismo, certamente è fondamentale informare la popolazione e spiegare i comportamenti giusti da intraprendere nel caso si incontrino, partendo dal rispetto verso questo animale selvatico.