di ALICE VERGA
Al Governo hanno deciso di rivolgersi domani alla manifestazione di Torino, con la seguente delibera, un folto gruppo di Comuni per denunciare, con riferimento alla progettata costruzione della linea Tav Torino-Lione, la violazione dei diritti fondamentali dei singoli abitanti e della comunità della Valle, i gravissimi rischi indotti sull’ambiente e sulla salute, chiedendo dunque la messa in sicurezza del suo territorio e la creazione di posti di lavoro.
Delibera “Salviamo Il Territorio”
La situazione economica e sociale nazionale è estremamente critica sotto molteplici aspetti e la crisi della Finanza Pubblica determina ripercussioni drammatiche per le Amministrazioni Comunali che si vedono costrette a tagliare sui servizi essenziali (i cui destinatari sono rappresentati per lo più dalle fasce deboli della popolazione) o, in alternativa, ad inasprire la tassazione locale, trasformandosi in esattori per conto dello Stato.
Tale situazione porta all’impossibilità per gli Enti Locali di effettuare interventi a difesa del territorio, anche modesti e di natura manutentiva. Territorio sempre più fragile e sotto la costante minaccia di alluvioni, frane, incendi e terremoti. Le ristrettezze economiche e una legislazione penalizzante impediscono interventi tempestivi: i vincoli del Patto di Stabilità, l’impossibilità di sostituire il personale collocato a riposo, la complessità delle norme in materia di appalti.
Le Amministrazioni si trovano quindi nell’impossibilità di governare il proprio territorio e contemporaneamente di rispondere alle richieste di sicurezza e di tutela della pubblica incolumità che giungono da parte dei propri cittadini; cittadini che stanno sempre più perdendo la fiducia nelle istituzioni, a cominciare da quelle a loro più vicine rappresentate dagli Enti Locali, sfiducia evidenziata dai livelli di astensionismo.
Lo Stato, malgrado la reale necessità del Paese, persegue un’inattuale politica di investimenti in grandi infrastrutture, politica derivante da scelte che sono estranee ai bisogni ed alle necessità delle popolazioni locali (interventi in materia di rischio idrogeologico, messa in sicurezza degli edifici scolastici, e degli edifici pubblici dal rischio sismico). Al contempo i finanziamenti messi a disposizione per questi interventi ammontano a cifre risibili (180 milioni di euro per i prossimi tre anni nella legge di stabilità).
Queste scelte sono risultate fallimentari sia dal punto di vista dei risultati raggiunti in termini di efficacia ed efficienza, sia dal punto di vista economico, quando addirittura non hanno danneggiato in modo irreversibile il territorio.
La politica dei grandi investimenti invece di attrarre investitori privati, molte volte attira gli appetiti delle organizzazioni criminali e favorisce il sorgere ed il dilagare di fenomeni corruttivi.
Risulta quindi necessaria un’inversione di rotta che dia priorità e risorse alla corretta gestione del territorio, scoraggiandone e bloccandone il consumo insensato, riconoscendo i cittadini quali protagonisti principali e restituendo significato e dignità ai concetti di democrazia, partecipazione vera e confronto fra le Istituzioni dei vari livelli.
Tale azione deve necessariamente partire dal basso, dai Comuni, nuclei fondamentali del governo locale, che vivono direttamente il territorio e del quale conoscono la forza e la debolezza,
E’ quindi necessario porre un freno al consumo del territorio e alla politica delle grandi opere “a priori”, realizzate senza la condivisione dei Rappresentanti dei Cittadini, senza un adeguato calcolo dei costi e dei benefici, senza una complessiva valutazione dell’impatto ambientale, senza una visione strategica che risponda ai reali bisogni dei cittadini. Tutto ciò premesso:
Il Consiglio Comunale chiede al Governo
di mettere in campo le risorse necessarie ad avviare l’unica grande opera di cui l’Italia ha una necessaria e improcrastinabile esigenza: la messa in sicurezza del suo fragile territorio. Opera che avrebbe ricadute occupazionali enormemente superiori a quelle prodotte dalle Grandi Opere, creando posti di lavoro diffusi e riducendo le spese di cui lo Stato e i cittadini si devono far carico dopo ogni disastro ambientale e in particolare di destinare:
- i 2,9 miliardi previsti per il TAV Torino-Lione per la messa in sicurezza delle scuole,
- 20 miliardi per il dissesto idrogeologico in modo da evitare centinaia di milioni di euro di danni e, soprattutto, vittime tra la popolazione,
- risorse per la sanità e per i servizi sociosanitari,
- fondi per l’Università, per la ricerca e per la formazione,
- uomini e mezzi per la lotta all’evasione fiscale, ammodernando le banche dati e gli incroci dei data base per individuare gli evasori.
- risorse per la manutenzione e il potenziamento dei 5000 km di ferrovie per i pendolari (che rappresentano il 90% degli utilizzatori dei treni) mentre negli ultimi decenni alle linee tradizionali sono stati dedicati il 10% degli investimenti complessivi.