NO TAV, FINO A 20 ANNI DI CARCERE PER CHI PROTESTA: AUMENTANO LE PENE PER CHI SI OPPONE ALLE GRANDI OPERE

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Fino a 20 anni di carcere per chi protesta contro il Tav, compiendo minacce o violenze  contro le forze dell’ordine. Nel Codice Penale entrerà in vigore un’aggravante delle pene “su misura” per chi si oppone alla Torino-Lione. Sarà approvata a settembre dal parlamento, all’interno del nuovo Ddl Sicurezza. “L’aggravante No Tav” è prevista nell’articolo 14 del Ddl sicurezza, che introduce alcune modifiche agli articoli del Codice Penale sui reati di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, e di resistenza a un pubblico ufficiale.
Durante la seduta del 10 luglio delle commissioni parlamentari “Giustizia e Affari Costituzionali” della Camera, è stato approvato un apposito emendamento proposto dal leghista Igor Iezzi, che modificherà appositamente l’articolo 339 del Codice Penale.
A cui verrà aggiunto questo nuovo comma: «Se la violenza o la minaccia (verso le forze dell’ordine ndR) è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica, la pena è aumentata».
L’aumento della pena sarà di un terzo, come indicato nei precedenti commi dell’articolo 14, con “possibilità di mitigazione dovuta a circostanze attenuanti”.
Cosa significa? Fino ad oggi il massimo della pena prevista è di 15 anni, ma con l’aggravante di 1/3 per le proteste contro “infrastrutture strategiche” la pena massima salirà fino a 20 anni di carcere, nei casi in cui “a violenza o la minaccia è commessa da più di cinque persone riunite, mediante uso di armi anche soltanto da parte di una di esse, oppure da più di dieci persone, pur senza uso di armi”.

 

 

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