CAPRIE – L’ennesima beffa per la Valle di Susa: una vicenda che ancora una volta fa capire quanto il nostro territorio e chi lo amministra o lo rappresenta politicamente (dai Comuni alla Regione, passando alle Unioni Montane) non sappia valorizzare la sua invidiabile “storia industriale” in chiave turistica.
Da ieri in Lombardia, nel museo del volo “Volandia” di Somma Lombarda a due passi dall’aeroporto di Malpensa, sono esposti al pubblico in una apposito capannone i gioielli della Collezione Bertone. Sono 76 auto, una moto e una bicicletta che appartenevano allo storico stabilimento di Caprie, ormai fallito da tempo a causa delle note vicende.
Questa collezione di automobili esclusive è stata dichiarata d’interesse culturale dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali del turismo.
Un patrimonio di eccellenza e design nato a Caprie e che potrebbe invece essere esposto con orgoglio in Valle di Susa (gli edifici e le aree pubbliche che possono ospitare le vetture non mancano, così come i capannoni abbandonati). Anche perché si tratta proprio di prototipi e auto d’epoca progettate in valle.
FOTO / Alcuni gioielli della Collezione Bertone di Caprie (foto da Facebook)
Non si tratta dei soliti e splendidi “tesori d’arte” di cui è ricca la Val Susa, ma di auto bellissime che hanno fatto la storia del design italiano e internazionale: oggetti unici che, opportunamente valorizzati all’interno di un progetto di valle, potrebbero sicuramente attirare visitatori e turisti.
Eppure niente: in Val di Susa nessun politico o amministratore si è occupato della cosa e alla fine sono finiti in un museo in Lombardia. Là ci staranno per almeno due anni. Su questa vicenda quindi la valle non ha soltanto perso – dal punto di vista economico e occupazionale – i posti di lavoro dello stabilimento fallito, ma anche il “tesoro” ospitato all’interno. Oltre al danno, la beffa.
“Da sabato 21 i visitatori di Volandia potranno ammirare le auto negli storici edifici delle ex officine Caproni – spiegano dal museo Volandia – il 3 marzo 2018 verrà poi inaugurato ufficialmente il nuovo padiglione Asi-Bertone. Il Parco e Museo del Volo arricchisce così la propria collezione con esemplari entrati nella leggenda del made in Italy a quattro ruote, grazie al genio del designer torinese, Nuccio Bertone, tanto da essere sottoposta al vincolo della Sovrintendenza”.
E ancora: “A spiccare fra i modelli esposti a Volandia una Lamborghini Miura S del 1967, definita una delle auto più belle di sempre, un capolavoro senza tempo che fu presentata al Salone di Ginevra del 1966, facendo di colpo “invecchiare” tutte le sportive presenti sul mercato di allora. Altro pezzo da novanta l’Alfa Romeo Giulia SS del 1963 dalla linea decisamente attraente, frutto della rielaborazione degli stilemi tradizionali Alfa Romeo. Non da meno la Lancia Stratos HF, protagonista di una straordinaria serie di successi sportivi diventando ben presto una delle stradali più sognate e ambite. Di notevole interesse anche i prototipi come la BMW Birusa, la Porsche Karisma, la Ferrari 308 GT4 Rainbow, l’Aston Martin Rapid Jet, le due Jaguar PU99 e la Bertone Birusa, l’ultima vettura nominata “Birusa” (audace, ardimentosa, in dialetto piemontese), fu proposta nel 2003 per omaggiare, molto probabilmente, la figura di Eva Marzone, centaura torinese degli anni Trenta, nota negli ambienti sportivi con il nomignolo di Birusa”.
La collezione valsusina della Bertone rimarrà quindi in Lombardia, in attesa di trovare una sede definitiva, che ad oggi non c’è. Le auto appartengono all’associazione torinese “Automotoclub Storico Italiano”, che nel 2015 si era aggiudicata il tutto con un investimento da 3,5 milioni di euro. L’obiettivo dell’associazione è quello di trasferirle poi in una sede definitiva nel torinese (si parla dell’edificio delle ex cartiere Burgo a San Mauro Torinese e di una parte a “Torino Esposizioni” in centro città).
E perché non si può trovare una sede in Valle di Susa?
Perché nessuno dei nostri politici che tanto dissertano di turismo e fanno convegni a go-go, finanziando e sostenendo progetti spesso fotocopia di cose già viste e riviste o iniziative inutili, non provano invece a contattare i vertici dell’Automotoclub Storico Italiano proponendo che questa eccellenza rimanga in Valle di Susa? Presentando un apposito progetto al riguardo e sfruttando i beni immobili disponibili, cercando anche partner e finanziatori privati?
Forse c’è ancora tempo per ospitare nel nostro territorio la Collezione Bertone, o almeno una parte, piuttosto che tra due anni finisca a San Mauro Torinese.
Ce la faranno i nostri eroi?
Naturalmente non importa un emerito ……… cavolo a nessun politico nè di maggioranza e nè di minoranza, così pure ai vari funzionari che scaldano poltrone a uffa. Complimenti
Caro Direttore, sono veramente felice che i media e su tutti il tuo giornale si interessi in modo così critico verso i nostri amministratori di Valle, che si lasciano sfuggire delle opportunità turistiche e culturali di tale entità, con magari investimenti minimi e con possibilità occupazionali. Bisognerebbe approfondire le conoscenze su altri fatti del genere che sicuramente in passato ci sono sfuggiti in Valle.
Con cordialità.
Angelo Panassi
Grazie Angelo, queste riflessioni, dette da te, assumono ancora più valore. Un saluto cordiale.
Penso che le strutture servano di più per accogliere i profughi , ma chi se ne frega della nostra storia delle nostre auto , forse faranno poi il museo delle biciclette dei neri ???????????
Scandaloso
Sono esterrefatto e senza parole. Ancora una volta l’incapacità dei nostri amministratori è stata tale da abbandonare un tale patrimonio. Complimenti davvero!!!!
Diciamola tutta ! Chi se ne frega ! Noi abbiamo gli hot-point delle fallimentari olimpiadi 2006 !
che tristezza. Se i mezzi escono da torino possiamo identificare un luogo e costituirci parte civile. Giustizia.
Si fa in fretta a parlare, ma intanto chi c’ è dietro ” l’associazione torinese “Automotoclub Storico Italiano”, che nel 2015 si è comprata quelle macchine con un investimento da 3,5 milioni di euro ? Avete presente 7 miliardi di vecchie lire hai voglia a fare tessere da 10 €. l’ una.
Dove li hanno presi i soldi, con il banco di beneficienza come fanno le normali associazioni ? o con l’ offerta libera alla braciolata ? E chi sarebbero gl “associati” , graziosi pensionati con la passione per la vecchia 500 ???
SVEGLIA GENTE !!
Mica credete che ci sia una pro-loco, una banda musicale o un comune di 3000 abitanti il cui bilancio di tutto un anno NON arriva a quella cifra ? Mai sentito parlare del patto di stabilità che negli ultimi anni ha impedito per legge i comuni virtuosi che magari avevano anche nel salvadanaio i soldi necessari di assumere un operaio per spazzare le strade ?
E’ ovvio che sarebbe meglio che quel patrimonio resti in valle ! Mai sentito parlare dei diamanti, dell’ oro e altri minerali preziosi presenti in Africa che vengono portati altrove e arricchiscono tutti tranne che i territori dai qual isono stati estratti ?
Il progetto di impoverimento della Valle di Susa è antico, e non dipende da 4 sindaci .
Lobby, n’drangheta, servizi segreti deviati, logge varie e vecchi politici incartapecoriti hanno l’ esclusiva.
Comunque la speranza è l’ ultima a morire, speruma.
condivido che il “patrimonio” debba rimanere tra le proprie radici…ma comunque Torino-San Mauro è meglio che in Lombardia
ci sarebbe un posto a Rivoli bruere vicino al casello del autostrada per Bardonecchia strada paverano 75.