BARDONECCHIA – Un’altra scenetta di Vittorio Sgarbi a Bardonecchia, durante la sua lectio magistralis di sabato 2 gennaio al Palazzo delle Feste: arrivato con oltre un’ora di ritardo, forse per spezzare un po’ il ghiaccio e farsi perdonare, ha iniziato lo show raccontando alcuni aneddoti della sua vita, legati alla notte di capodanno, facendo divertire l’intera sala con la sua – a volte ironica e altre volte meno ironica – irriverenza.
“Quel momento malinconico di finta allegria che è la notte di capodanno, uno dei momenti più tristi che possa toccare un essere umano: intanto perché diciamo, nella gran parte dei casi, viene passato con la famiglia, quindi se tu hai appena appena una piccola amante, lei non ci può essere… E riunendoti a tavola, ingozzandoti come un maiale (perché poi l’uno non si farà niente, quindi la prima giornata dell’anno muore nel riposo dal divertimento supposto della sera prima), mangi e magari mangi un po’ di più ed arriva quel momento che mi ha dato sofferenza sin da bambino”, scherza il critico: “Il conteggio col televisore al rovescio, per passare dagli ultimi istanti dell’anno prima ai nuovi dell’anno nuovo… 8, 7, 6… con una faccia tipo Gigi d’Alessio o Toto Cotugno (se è ancora vivo), o Frizzi, personaggi sempre un po’ di seconda fila, che tengono in mano una bottiglia – pagatissimi loro a fare questo show demente – intanto chi è a casa si sintonizza per non sbagliare un istante, nel momento in cui si stapperà la cosa che io odio di più al mondo: la bottiglia di champagne”.
Sgarbi non si smentisce neanche questa volta, e prima di intraprendere il suo appassionante excursus su alcuni affreschi e sull’architettura delle cappelle alpine di Bardonecchia, si lascia un po’ andare e confida al pubblico, senza mezzi termini, di non amare lo champagne: “Per me lo champagne è pipì fredda, noi in Italia abbiamo ottimi vini, però la Francia, in mancanza di rapporto di valore tra quello che essi sono e tra quello che essi fanno, ha inventato questo piscio gelato che a molti innamorati (che non capiscono bene) piace, perché quello che apprezzi dello champagne è il fatto che sia freddo”.
Il critico d’arte più famoso d’Italia spiega ancora come preferisce trascorrere la notte di San Silvestro: “L’idea che tutti stiano lì intorno per poi fare cin cin con la moglie, con il nipote, con il figlio… un’euforia che dura 5/10 minuti, fino a quando le cose si ricompongono, mi ha indotto da molti anni a prendere questa decisione, quella di valutare gli inviti. Per esempio se mi trovo a Roma, valuto l’invito a Positano e per arrivarci parto alle 11, nella certezza che non arriverò mai in tempo, per cui intorno a mezzanotte sono in autostrada, senza un camion, senza un’automobile, con l’autista e una ragazza, specialmente se non è quella più ufficiale, trovata magari nell’emergenza… E vedi dei fuochi lontani in cui tutti si divertono, e tu sei finalmente felice nella concentrazione di questo momento”.
Vittorio Sgarbi conclude il piccolo siparietto con altre frasi ironiche, prima di passare all’appassionante excursus, condotto a braccio ma comunque in modo impeccabile, sulle opere alpine delle cappelle bardonecchiesi.