di ARIANNA COUTANDIN
GIAVENO – Mercoledì 23 febbraio, il Pascal è occupato. Non è stata un’azione improvvisa e inaspettata, ma una scelta consapevole e ragionata, certamente anche coraggiosa, degli studenti della scuola. Martedì, infatti, durante un’assemblea d’istituto aperta a tutti gli interessati, i ragazzi hanno potuto esprimere le loro opinioni, perplessità o il loro entusiasmo riguardo l’ondata di occupazioni che da settimane sta travolgendo le scuole italiane. Sono così emerse le problematiche più sentite dagli studenti, riguardanti la struttura e la sua manutenzione, l’esigenza di maggiore supporto psicologico, l’organizzazione ancora poco efficace delle attività di pcto ed educazione civica.
E con questa visione critica, cresceva intanto la voglia di incentivare uno sviluppo del sistema scolastico verso quell’idea di una scuola aperta all’ esigenze degli studenti, attenta all’attualità e capace di preparare per la vita; cresceva la forza per schierarsi in prima linea e proporre una direzione per il cambiamento, per affrontare le difficoltà emerse con una presa di responsabilità, di posizione e con azioni concrete. Così, al termine dell’assemblea, agli studenti è stata data la possibilità di votare contro o a favore dell’occupazione e i risultati parlano chiaro: oltre 900 studenti (su 971 votanti), nel giro di poche ore, si sono dichiarati pronti per fare sentire la loro voce.
L’obiettivo dei tre giorni di occupazione è di elaborare un pensiero critico e propositivo sulla realtà scolastica, che ogni giorno circonda gli studenti, per farne qualcosa di nuovo così da trasformare le difficoltà e i limiti in possibilità e basi per un futuro migliore. Per fare ciò, nella mattinata si sono confrontate e sviluppate le molte idee in gruppi di dibattito su temi specifici, mentre il pomeriggio è stata l’occasione per cimentarsi in interessanti laboratori e studiare insieme, così da unire la scuola con la vita in maniera nuova e creativa. Ora gli studenti sono pronti ad affrontare la notte, nella palestra della scuola, tra i sacchi a pelo, profonde condivisioni e i sogni, non più irrealizzabili, sulla scuola di domani.
Meta Fora 22 Febbraio 2022 at 00:46
E’ come se gli studenti fossero nella pancia di un aereo che li sta portando in un lagher dove dovranno lavorare tutta la vita per pagare i debiti frutto degli sprechi e ruberie delle generazioni precedenti e si lamentassero perchè l’aereo è rumoroso e senza cinture di sicurezza
Già perchè anche questi soldi del PNRR (o come si chiama) detto anche Next Generations, andranno restituiti dalle Prossime Generazioni