OSPEDALE DI SUSA, L’ASSESSORE SAITTA REPLICA ALLE 10.000 FIRME: “È STRUMENTALE. FORSE LA MAGGIORANZA DELLE FIRMATARIE HA PARTORITO ALTROVE”

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di ANTONIO SAITTA (Assessore regionale alla Sanità)

SIn merito alle 10mila firme raccolte dal Comitato a difesa dell’ospedale di Susa e alle dichiarazioni rese da alcuni componenti del Comitato e da alcuni esponenti politici locali, che accusano la Regione di aver privato i cittadini della Valle di Susa di servizi essenziali chiudendo il Punto Nascite, violando la Costituzione e discriminando la popolazione costretta a subire gravi disagi, si precisa quanto segue:
 
-A Susa abbiamo mantenuto il pronto soccorso h24 che garantisce assistenza a tutti gli utenti a prescindere da età e sesso, quindi assiste con professionalità uomini, donne e bambini. La popolazione non avrebbe alcun vantaggio in più da un pronto soccorso pediatrico e ginecologico, perché in ogni caso le situazioni critiche sarebbero comunque trasferite nei reparti specializzati di altri ospedali più grandi e sicuri applicando, come gia avviene, i protocolli operativi specifici con il 118;

– In questi mesi la Direzione dell’ASL TO3 ha lavorato costantemente sullo sviluppo e consolidamento delle attività del presidio, dando attuazione a quanto previsto dal protocollo d’intesa siglato tra ASL TO3 e i Sindaci del Distretto della Valle di Susa nel mese di marzo 2015 e poi recepito dalla Giunta regionale. In questo modo si è garantito il mantenimento a Susa di numerose attività cliniche (fra cui medicina , day surgery , ortopedia, dialisi, radiologia, centro diurno multispecialistico e letti anti shock ecc.), prevedendo il potenziamento del polo di traumatologia e del Pronto soccorso h24, istituendo il Day Surgery e, sul territorio, il servizio di radiologia domiciliare. Sono state fatte implementazioni di personale sanitario, nonché investimenti in impiantistica ed attrezzature. Fatti precisi che dimostrano la volontà della Regione e dell’ASL TO3 di salvaguardare e consolidare il ruolo e la funzione dell’ospedale di Susa, non certo di penalizzarlo o chiuderlo;

– Il 30 novembre è stato istituito il nuovo Day service di area materno infantile (Ostetrico-ginecologica e Pediatrica) con i relativi percorsi assistenziali di presa in carico delle pazienti. Il Day Service materno-infantile garantisce la presa in carico dei pazienti e la continuità assistenziale anche dopo le dimissioni, fornendo un servizio qualificato di presa in carico complessiva ed integrata che va ben oltre quello a suo tempo fornito con il mero punto nascite. In sostanza la mamma trova qui tutti i servizi utili nella fase pre e post nascita, limitando il suo allontanamento dal territorio unicamente per l’evento parto;
  
– La richiesta di mantenere il Punto Nascite è irrealistica, strumentale ed immorale. Ancora una volta occorre ricordare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato a 1.000 nati la soglia per i punti nascite, e così la legislazione nazionale.

Il Patto per la salute prevede inoltre che i Punti nascite non possono sussistere in strutture prive dei Dea di I o di II livello (e Susa si trova in questa situazione) proprio per garantire la sicurezza delle partorienti e dei nascituri. I parti devono avvenire in strutture dove sono presenti tutti i reparti indispensabili a garantire interventi di emergenza (rianimazione, cardiologia, ecc.). Quello di Susa era un punto nascite ad elevato rischio ostetrico, con un numero bassissimo di parti (nell’anno 2014 sono stati 134, il più basso volume di attività registrato in tutti i punti nascita del Piemonte ed il dato del 2015 si assestava a poco oltre i 90 parti) e sulla sicurezza di madri e bambini non ci può essere alcun tipo di mediazione politica.
 
– Il protocollo d’intesa, l’atto aziendale tutte le decisioni poste in essere dalla dirigenza dell’ASL TO3 confermano che il presidio di Susa è stato potenziato e che l’accusa di aver privato i valsusini di ‘servizi essenziali’ è infondata e strumentale.
 
Dal momento che il Comitato a difesa dell’ospedale di Susa è composto prevalentemente da donne e da madri, non si può non registrare una discrepanza tra le 10mila firme raccolte e il numero di donne valsusine che negli ultimi anni hanno scelto di partorire a Susa.

Forse le stesse firmatarie nella stragrande maggioranza hanno preferito partorire altrove.

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1 COMMENTO

  1. E anche fosse vero che la maggioranza delle firmatarie abbia partorito altrove (a parte che le firme non sono solo femminili): cambierebbe qualcosa?
    Invece di giocare con le parole, siate concreti!

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