di MANUEL VITALE
E’ iniziato a febbraio il primo corso pre-parto del 2015 all’Ospedale di Susa, dopo un’organizzazione impegnativa ed una pubblicità capillare, da Bardonecchia alla bassa Valle. Un corso che ha dato il via ad una nuova era, visto che è stato il primo organizzato dall’Ospedale con la collaborazione del Comitato delle Donne “Noi abbiamo partorito a Susa”. Il Comitato infatti si è occupato di spargere il più possibile la voce tra le future mamme, contattandole personalmente e spiegando la difficile situazione in cui il Punto Nascite si trova, ed il possibile modo di tenerlo a galla: tenerlo come punto di riferimento per corsi, visite e parto. In questo contesto la funzione del Comitato, oltre a quella “pubblicitaria”, è stata quella di formare una rete di mamme che continuerà anche una volta finite le lezioni; inoltre, avendo sempre il numero esatto delle partecipanti man mano che i corsi vengono organizzati, può essere di aiuto all’Ospedale che conoscerà già l’effettiva fattibilità del corso successivo, e potrà quindi dedicarsi alle altre mansioni. “In Valle, come sappiamo, c’è un vasto bacino di utenza: ci sono tante mamme che frequenterebbero molto più volentieri il corso a Susa piuttosto che dover macinare chilometri per raggiungere altre sedi” spiega Sara Francesca Bianco, che dall’interno del Comitato ha diretto l’”Operazione Corsi pre-parto”, come la chiama lei ironicamente; “Se le donne sanno di poter contare sul Punto Nascite, prima, durante e dopo il parto, non vedono ragioni per dover aumentare i possibili rischi spostandosi più lontano”.
Una nota di merito va a queste donne che sono le prime a voler stare a Susa, seguire il corso, partorire qui se non sono presenti problemi particolari; sanno che il reparto ha un valore aggiunto rispetto agli altri ospedali: preparazione del personale, maggiore tranquillità e maggiore cura verso le pazienti. Il passaparola tra una mamma e l’altra è quasi sempre positivo, difficilmente si sente parlare del reparto ostetricia con accezioni negative; l’unico aspetto che terrorizza le future partorienti è quello di essere “dirottate” a Rivoli proprio durante il travaglio, quando sono più vulnerabili.In merito a questo è importante fare chiarezza: è vero che l’Ospedale di Susa ha ormai dei protocolli restrittivi rispetto a molto tempo fa (quando la chiusura era solo una minaccia lontana), ma resta il fatto che il 70% circa delle gravidanze è fisiologico, e solo in presenza di veri ed accertati motivi di salute è necessario un trasferimento in ospedali più specificatamente attrezzati. Davanti ad un possibile dubbio (“mi hanno consigliato di partorire a Rivoli: avrò sul serio qualcosa che non va o è solo il consueto dirottamento?”) il Comitato è disponibile ad aiutare le mamme a far chiarezza sulla questione, fermo restando il fatto che se ci sono ragioni valide per temere un parto a rischio la strada migliore è sempre quella di strutture sanitarie di più alto livello, come il Sant’Anna di Torino.
La decisione, autonoma o dettata da problemi particolari, di partorire in altri centri non è in ogni caso legata alla scelta della preparazione al parto: i corsi sono aperti a tutti ed è utile che ogni mamma partecipi. Dovendo rispettare un numero minimo di persone per ogni corso, il fatto di scegliere Susa anche se il parto avverrà in un luogo diverso permetterà ad altre mamme di poterlo frequentare. Se non ci si dà una mano tra “colleghe”…
Così è successo tra le partecipanti al corso di febbraio, così speriamo che accada in occasione dei corsi successivi. Il Comitato aspetta la vostra chiamata, per informazioni o pre-iscrizioni, al numero 342/5863833.
È una vergogna. Vorrei il figlio di un politico che nasca in autostrada e al freddo.