di FABIO TANZILLI
Si è concluso intorno alle 19 a Torino, l’incontro tra l’assessore regionale Saitta e sette sindaci della Val Susa, guidati da Sandro Plano, per parlare del futuro dell’ospedale di Susa.
“Ho sempre pensato che l’unica cosa che non si può mantenere a Susa sia il punto nascite – ha detto Saitta – perché il numero di parti è così basso da non poter garantire sicurezza alle mamme e ai nascituri. Il Patto per la salute stabilisce che i Punti nascite possono essere mantenuti solo nei Dea di I e II livello. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato in 1.000 parti la soglia dei Punti nascite e come amministrazione regionale riteniamo che sotto l’asticella dei 500 parti ci sia un inaccettabile rischio. Non ho mai detto che si chiuderà l’ospedale di Susa. La delibera sul riordino della rete ospedaliera lo classifica come ospedale di area disagiata: una formula prevista dal Patto per la salute che ci consentirà di mantenere aperto ed operativo il presidio”.
Per la Val Susa erano presenti i Sindaci di Susa, Avigliana, Borgone, Caselette, Oulx, Sant’Ambrogio e Villarfocchiardo.
Il tema principale riguardava il declassamento dell’ospedale, come previsto dalla delibera regionale: “Quello di Susa non sarà un cronicario, ma un ospedale vero e proprio, con un polo di ortopedia e traumatologia, necessario per il comprensorio sciistico, un pronto soccorso h24 (con il sostegno dei reparti di medicina e ortopedia), e una chirurgia (week surgery) – ha promesso Saitta – la classificazione dell’ospedale di Susa non è modificabile, e se proponessimo di qualificarlo come ospedale di base il ministero della Salute e il tavolo di monitoraggio di Roma non approverebbero. La gerarchia tra gli ospedali non è un qualcosa di discrezionale, ma corrisponde a parametri precisi di bacini di utenza, accessi al Ps e distanze. Perché un presidio sia classificabile come ‘di area disagiata’ deve distare almeno un’ora dal più vicino DEA, ed è a tutti evidente che se applicassimo in modo automatico e ragionieristico tali vincoli Susa rischierebbe di fare la fine di altre strutture trasformate in Cap, mentre l’impegno della Regione è quello di garantire ai valsusini e ai turisti un vero e proprio ospedale”.
L’assessore Saitta ha poi aggiunto che “il riordino della rete ospedaliera avverrà contestualmente alla riorganizzazione dell’assistenza territoriale. Esperienze come il Cap di Avigliana devono essere rafforzate per dare concrete risposte ai bisogni di salute della popolazione e rilanciate come modello in tutto il Piemonte”.
Plano dal canto suo, “attende di vedere le modifiche che Saitta farà alla delibera, come ha annunciato in riunione”.
“Abbiamo divergenze riguardo il declassamento dell’ospedale – ha aggiunto Plano – noi abbiamo chiesto che non diventi di area disagiata, ma l’assessore regionale la vede diversamente e dice che si tratta solo di una formalità, mentre nella sostanza non saranno ridotti i servizi”.
I sindaci faranno comunque il ricorso al Tar contro la Regione: “Noi vogliamo che Susa rimanga ospedale di base e ci batteremo per questo – ha aggiunto il sindaco di Susa – l’assessore ha comunque promesso che verrà in Val Susa a incontrare i sindaci, in un luogo istituzionale”.
E la riunione del 6 febbraio, organizzata da Ferrentino? “Noi non ci andremo – replica Plano – quella è un’iniziativa di partito, i sindaci hanno chiesto un’altra cosa”.