di MARIA LUCIA BERTINI
OULX – Il 29 febbraio Oulx ha vissuto una giornata all’insegna della cultura dipanatasi tra gli eventi
organizzati dal Des Ambrois e dall’Uni3.
Al mattino, presso l’auditorium della scuola superiore, Francesco Remotti, prof. emerito di
antropologia culturale dell’Università di Torino ha tenuto una conferenza sul tema “Cos’è una
famiglia? Viaggio etnografico attraverso le culture”. Partendo dal suo libro scritto nel 2008 “Contro
Natura”. Una Lettera al papa”, l’antropologo ha portato gli studenti a riflettere su questioni di grande
attualità in merito al tema della famiglia e alle società naturali, anteponendo alle riflessione il principio
fondamentale del rispetto delle Persone in quanto tali, ha portato numerosi esempi spaziando nelle diverse
culture e tradizioni, non tanto per dare risposte univoche e definite quanto, piuttosto, per produrre
domande e quindi “collaudare le singole idee personali”. La sua conferenza tenutasi presso la sala consiliare
del Comune e organizzata dall’Uni3 dell’Alta Valle di Susa lo ha visto riflettere sul tema “Somigliare a Dio:
una folle corsa dal Cristianesimo all’ultramodernità” lasciando aperta la riflessione su quanto da sempre
l’uomo abbia cercato di crearsi “protesi” -meccaniche e scientifiche- per arrivare all'”albero della vita” e di
avvicinarsi alle Divinità nei diversi campi delle scienze e dei saperi, ma che – forse- non ci permettono di
raggiungere una piena felicità.
In Contemporanea, ancora presso l’auditorium della scuola, Maria Teresa Messidoro, membro
dell’Associazione Lisanga’. Culture in movimento, ha presentato le vicissitudini storiche, politiche e sociali di
un piccolo stato centro americano, grande quanto il Piemonte, El Salvador, che per le sue dimensioni viene
chiamato il “Pollicino d’America” e che nonostante la piccolezza geografica ha vissuto enormi disagi a
partire dalla guerra civile degli anni ’80, si sta appena sollevando con lo sviluppo di nuove speranze e
prospettive, consolidando il rapporto che lo lega con la scuola, non solo proseguendo attività già in essere,
come il sostegno all’asilo, ma anche – magari – con progetti futuri di scambi culturali, tra studenti coetanei
di continenti e culture diverse, perché dagli altri, dai loro ritmi e conoscenze – forse più lente e meno
moderne delle nostre- possiamo apprendere molto.