OULX, UNA MOSTRA ALLA TORRE DELFINALE

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OULX – Sabato 21 settembre, alle ore 11, “Bandite” è lieta di presentare la mostra dal titolo “Orizzonti verticali – sulle tracce di memorie esuli”. Si tratta di un’esposizione di fotografie, materiali audiovisivi, disegni, oggetti e installazioni con le opere degli artisti Enrico Carpegna e Beppe Gromi, con la collaborazione di Fabio Russo e Simona Sala. La mostra, ideata e concepita specificatamente per lo spazio della Torre Delfinale di Oulx, dal 21 fino al 29 settembre ospiterà in maniera verticale opere di artisti che parlano evocativamente del camminare, della memoria e dell’orizzonte. La mostra è concepita come un’installazione immersiva frutto della sinergia di una comunità locale in dialogo con il territorio, unita con l’intento di elevarsi dalla dimensione che abita e vive quotidianamente verso un orizzonte multisfaccettato e ibrido. La visione comune mira a cogliere ciò che spesso resta invisibile o mal celato, dando voce agli esuli del passato e del presente, uomini e donne risoluti nel proiettare in avanti i loro destini e desideri.

L’obiettivo è quello di spostare la prospettiva sul mondo che conosciamo e ripensare il cammino: quello intrapreso da migliaia di persone spinte a sfuggire a un mondo in rovina, nel tentativo di creare altri futuri possibili. “Orizzonti verticali” nasce, allora, per alzare lo sguardo e squarciare il tetto di ciò che ci è familiare; e per farlo, prima di tutto, c’è anche bisogno di inciampare. La caduta, infatti, rappresenta una condizione necessaria senza la quale l’ascesa non potrebbe avvenire. Si tratta di inciampi che non consideriamo mai passi indietro, ma piuttosto quel moto di ritirata che, come le onde del mare, arretra per prendere slancio e avanzare con ostinata determinazione.

Un viaggio che inizia dal buio attraverso l’intimo incontro con le fotografie di Enrico Carpegna. La verticalità suggerita da un movimento ascensionale, dal basso verso l’alto, evoca una dimensione altra, quasi spaesante; un rimando ai “non luoghi” che l’autore rappresenta attraverso la sperimentazione e l’utilizzo di una fotocamera a infrarossi durante il viaggio protagonista di Balcanica. Proseguendo in una spirale, si interseca la nostra traiettoria e storia individuale con quelle di mille altre, approdando nell’opera Uno, due, centomila nessuno di Beppe Gromi, qui accompagnato dall’artista Fabio Russo, e sospesa al piano primo. Infine, tra presente e memoria, il moto d’ascesa si conclude con Alètheia di Simona Sala, installata al piano secondo, dove il viaggio culmina in una dimensione in cui la luce emerge dalla materia viva, sfiorando metaforicamente i corpi di chi viene e chi va.

LA SCHEDA DEGLI ARTISTI

ENRICO CARPEGNA
Enrico Carpegna è nato in Spagna a Madrid, ma ha vissuto l’infanzia in Africa in Etiopia e Kenya. Successivamente ha compiuto gli studi in Italia e negli Stati Uniti. Incontra la fotografia a tredici anni. Esercita la professione di fotografo dal 1985 in Italia e all’estero nel campo della fotografia pubblicitaria e di reportage. Esordisce come autore con lavori sul tema della Memoria collettiva, sviluppato secondo declinazioni tematiche che ama definire moduli. La sua ricerca attuale è focalizzata, allo stesso modo, sul tema Aquae, articolato in moduli parzialmente realizzati ed inediti, e sui processi migratori, esplorati attraverso l’utilizzo di camere agli infrarossi e termiche. Ha sperimentato tecniche personali di ripresa e di stampa, applicate in ambito commerciale o finalizzate a mostre tematiche. Da trent’anni è docente di fotografia all’Istituto Europeo di Design di Torino. Pubblica nel 2006 il libro dal titolo “Sombras de Tango” con Perdisa Editore. Dal 1987 ad oggi ha esposto alcune sue ricerche tematiche in mostre internazionali e nazionali, personali e collettive, fra le quali tre biennali di fotografia. La sua ricerca sulle migrazioni è estesa, da sette anni, anche sulle frontiere di Oulx, Ventimiglia, Trieste, Lampedusa, Rosarno, e a breve nei confini Messicani e di vari paesi Africani, in collaborazione con On Borders. Nel 2019 Lugano Photodays gli riconosce il primo premio internazionale di Reportage and Documentary con il progetto fotografico Balcanica.

BEPPE GROMI
Beppe Gromi opera da alcuni decenni in bilico tra teatro e arti visive. Il disegno e la pittura lo catturano fin dalla tenera età, seguendo inizialmente le orme paterne e assorbendone alcune preziose passioni, come quella per l’illustrazione e il fumetto. Tra il 1977 e il 1980 frequenta i laboratori di incisione dei Maestri Giorgio Roggino e Enrico Eandi di Torino, la scuola di Arte Grafica e Design, fino all’importante incontro con il pittore Umberto Fracassi, che getta le basi per un nuovo percorso. Questo lavoro culminerà, nel 1986, con la prima mostra personale alla galleria “Il Ponte” di Susa. Entra nel tunnel del teatro per ragazzi nel 1984 grazie a un incontro con alcuni componenti della Compagnia del Bagatto di Torino, fino alla chiusura di questa preziosa e iniziatica avventura. La fine di quell’esperienza non è che l’inizio di una nuova: nel 1992 fonda Fabula Rasa, da sempre attiva con la produzione di spettacoli e di laboratori per le scuole. Nel 1999 nasce il progetto Teatro Senza Confini, dedicato alle abilità diverse, e cuore pulsante di una visione sensibile e creativa. Nel 2015 con un gruppo di dieci ragazzi africani ospitati dal comune di Almese, nasce Black Fabula, che realizza gli spettacoli Dove cielo tocca mare e Due gocce nella polvere, quest’ultimo vincitore del premio “Nuove Drammaturgie” al Festival Presente Futuro di Palermo del 2019. Numerose le azioni in cui arti visive, musica e teatro si intersecano, spesso generando nuovi orizzonti.

SIMONA SALA
Simona Sala è artista visiva, attrice e performer. Nel 2006 fonda la compagnia di arti performative Sineglossa. Dal 2011 lavora al Grotowski Institute di Wroclaw in Polonia all’interno della compagnia Teatr Zar, partecipando alle performance Armine, sister e Medee On getting Across, prendendo parte a numerosi festival, tra cui il San Francisco International Arts Festival e il Théâtre de la Tempête di Parigi. Nel 2011 collabora con Fundacja Jubilo con il progetto triennale Unlocking nel Penitenziario n.1 di Wroclaw, lavorando con i detenuti a lunga condanna. Tra il 2015 e il 2018 organizza dei viaggi di spedizione in Brasile a Salvador de Bahia per lo studio e la ricerca dei rituali di possessione del Candomblé e nel sud dell’Iran per i rituali Zar. Negli stessi anni collabora con Jaroslaw Fret, direttore del Teatr Zar, alla creazione delle “Witness Action” un nuovo approccio interattivo e partecipativo alla performance, con lo scopo di superare la dimensione puramente estetica dell’esperienza artistica, nell’ottica di esplorare modalità di coinvolgimento artistico volte a favorire l’azione collettiva e promuovere la dignità personale Tra il 2015 e il 2017 organizza conferenze e azioni pubbliche in cui pubblico e artisti si confrontano su come l’arte possa agire come mezzo di testimonianza, attraverso una nuova ritualità partecipativa. Dal 2019 inizia il lavoro Alètheia, creando installazioni site-specific attorno al tema di ciò che non può essere nascosto, e approfondendo il lavoro con la memoria e la testimonianza. Nel 2022 realizza un viaggio di ricerca in Messico nela regione del Chiapas con il Fusion Art Center di Giovanna Maroccolo, seguendo istanze politiche e sociali all’interno delle comunità Zapatiste. Dal 2023 lavora con On Borders, un laboratorio di ricerca etnografica sugli attraversamenti di frontiera, con un progetto di campo tra nascosto, e approfondendo il lavoro con la memoria e la testimonianza. Dal 2023 lavora con On Borders, un laboratorio di ricerca etnografica sugli attraversamenti di frontiera, con un progetto di campo tra Francia e Italia. Nello stesso anno fonda “Bandite” insieme a Valentina Bosio.

Le parole del Prof. Piero Gorza: “Gli orizzonti verticali che si sviluppano passo dopo passo all’interno della mostra che “abita” la Torre Delfinale propongono un percorso immersivo intorno all’idea del viaggio, della memoria e di ciò che chiamiamo persona. È ancora una volta una scommessa a ragionare su come si possano costruire comunità rispettose delle libertà, in cui se c’è qualcuno che ha bisogno c’è qualcuno che aiuta. Partire. fuggire, camminare, oltrepassare e guardare oltre l’orizzonte, cercare un altrove, sono stazioni di un allestimento che richiede memoria e voglia di superare i miserevoli stereotipi dell’essere trasformati in numeri, profili invisibili di un’umanità senza Itaca. È possibile ripensare la terra e le relazioni tra coloro che la abitano in modo differente. L’invito è quello di risalire i piani della Torre Delfinale di Oulx come testimoni e non solo come visitatori e leggere nell’arte un modo diverso di capire, comunicare e abitare. Accogliere memoria vuol dire accogliere presenza. È un modo di generare cammini, di coniugare sguardi e orizzonti”.

“Orizzonti verticali” viene evocata in un luogo liminale, con l’intento di porre lo sguardo sugli spazi interstiziali in quanto luoghi anche generativi. Per trafiggere, innanzitutto, i nostri di orizzonti. Attraverso la volontà e la visione comune che ha animato la collettività di persone coinvolte nel progetto, si mira a spiccare il volo verso nuove prospettive. In occasione dell’apertura della mostra, le organizzatrici propongono, in parallelo, visite dedicate al coinvolgimento di classi scolastiche e di gruppi locali e non, con l’obiettivo di promuovere e
sensibilizzare in particolare i giovani e le giovani del territorio attorno a temi di rilevanza
contemporanea.

La mostra “Orizzonti verticali – sulle tracce di memorie esuli” è organizzata da Valentina Bosio, Martina Pasqualetto, Simona Sala e curata da “Bandite”, con il sostegno di Abbà SAS, Action For odv, la Campagna Recycle For Refugees, Clarea Vini di Chiomonte, l’Associazione Liberamente Insieme di Bardonecchia, On Borders e Sentieri Solidali. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Oulx. Gli orari della mostra fotografica sono il sabato e la domenicadalle ore 10 alle 19 e in settimana dal lunedì al venerdì dalle ore 9 fino alle 13 al mattino mentre il pomeriggio soltanto su prenotazione. Si ricorda che la capienza massima della Torre Delfinale è di trenta persone. Per visite di gruppo e ulteriori informazioni scrivere una mail all’indirizzo resonavisse@gmail.com.

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