di GIUSEPPE CANAVESE (Direttore delle Aree Protette delle Alpi Marittime e responsabile del progetto Life WolfAlps Eu)*
Buongiorno dottor Didier.
Con tutta sincerità mi sono interrogato circa l’opportunità di rispondere alla Sua nota del 25 gennaio 2021. Considerandone i toni, i contenuti nonché modalità di trasmissione, temo però che a nulla potranno servire confronti e chiarimenti.
La sua frase “mentre con il progetto Wolfalps l’obiettivo principale che viene dichiarato è quello della convivenza, ma a mio avviso quello reale è la tutela, la conservazione e l’implementazione della specie” chiarisce perfettamente i suoi personali convincimenti e al
contempo attribuisce non tanto a me quanto a decine di partner di progetto sparsi per l’intero arco alpino e alle istituzioni europee la volontà di mascherare le proprie reali intenzioni.
Un’accusa quanto mai grave, proprio per la natura degli enti cui è rivolta. Sono stato informato che la Sua lettera è stata inviata non solo agli intestatari (peraltro in parte omessi), ma anche a tutti i Sindaci in più parti del Piemonte, evitando di allegare, in maniera poco trasparente, la precedente corrispondenza intercorsa.
Avrei preferito dedicare il mio tempo al lavoro concreto e importante che riservo al Parco, e a tutte le persone che hanno aspettative dal nostro lavoro. Ma una risposta penso sia comunque dovuta, e dunque procedo anticipandole che darò massima diffusione a tutta la corrispondenza tra noi intercorsa, compresa la presente comunicazione, che per chiarezza sviluppo per punti seguendo le sue affermazioni.
TUTELA DEL PREDATORE
Il Lupo è specie protetta, non sto a citarle tutta la normativa di riferimento europea e nazionale. È proprio per questo status che L’Ente di gestione Aree Protette Alpi Marittime, unitamente ai partner, ha potuto presentare due progetti a finanziamento all’interno della Direttiva Europea LIFE.
La Commissione Europea ha finanziato un primo progetto LIFE WOLFALPS per un importo complessivo di € 6.100.454,00 (12 partner) che ha ottenuto nel 2019 l’Award come e miglior progetto e successivamente il progetto LIFE WOLFALPS EU per un importo complessivo di € 11.939.693,00 (19 partner). Le ricordo che la Direttiva Europea LIFE opera prevalentemente in campo ambientale e le risorse necessarie per intervenire in altri ambiti, quali il sostegno ad attività economiche, vanno ricercati prioritariamente in altre linee di finanziamento previste dall’Unione Europea.
Per arrivare a definire un modello sostenibile di gestione di una specie sono indispensabili i dati che derivano innanzitutto dal monitoraggio in riferimento alle presenze e alle dinamiche di evoluzione della specie. In loro assenza, e di un Piano di gestione basato
su tali dati, non sono programmabili interventi efficaci.
GRANDI NUMERI
In effetti WOLFALPS EU è un progetto di grandi numeri. I partner sono 19, i supporter sono 108 e tra questi i Ministeri di Italia, Francia, Slovenia e Austria, Regioni italiane, Parchi italiani ed europei, Associazioni agricole, ambientaliste e venatorie, Comprensori Alpini e Ambiti Territoriali di Caccia, Aziende Faunistiche, Università.
Il monitoraggio della specie, indispensabile per ogni progetto di gestione impegna solo in Piemonte più di 70 Enti e Istituzione e ben 400 operatori, tra cui molti volontari. http://www.centrograndicarnivori.it/lupo/network-lupo-piemonte. La formazione di una rete
così ampia e diversificata dimostra che, insieme alla Commissione Europea, molte Istituzioni ed Associazioni hanno creduto e credono in questo progetto e nei suoi obbiettivi, che mirano a rendere fattibile la convivenza tra uomo e predatore.
COSTI DI PROGETTO E IMPEGNO DEL PERSONALE DELL’ENTE
L’analisi dei costi da Lei fatta mi permetta di dire che risulta assai superficiale: ha aggregato in modo non corretto le somme per macrocategorie senza neanche analizzare i lavori effettivamente portati a termine e con quali ricadute specifiche sulle attività pastorali.
Cito per tutti alcuni esempi: i veterinari impegnati nel progetto, i cui costi sono stati da lei inseriti nelle consulenze e collaborazione, svolgono esclusivamente attività a diretto supporto dei pastori. In capo ai collaboratori della comunicazione vi sono importanti azioni per valorizzare attività didattiche e di animazione direttamente in alpeggio, tutta l’importante attività di creazione del marchio di valorizzazione dei prodotti di alpeggio, la creazione di percorsi tematici quali il sentiero dei formaggi per valorizzare le produzioni di alpeggio.
Il recentissimo studio sulle prospettive di utilizzo della lana, redatto da una consulente esterna, è stato programmato partendo da specifiche sollecitazioni che sono giunte dagli allevatori. Questo per dirle di quanta attenzione riserviamo alle attività di
allevamento.
Mi permetta ancora una osservazione, andando a rivedere le attività condotte mi sono spaventato di quanto lavoro concreto sia stato portato avanti dal progetto. Lei fa ripetuti riferimenti al gravoso impegno del personale del suo Ente nel progetto.
Il progetto è sicuramente impegnativo come tutti i progetti europei e richiede impegno di personale interno per la gravosa gestione amministrativa, per il monitoraggio nel periodo da settembre ad aprile condotto da personale di vigilanza, ma le assicuro che è sostenibile e permette la prosecuzione di tutte le altre attività dell’Ente a fronte di una corretta programmazione.
Le dico di più, i progetti per il nostro Ente Parco sono la vita e permettono di svolgere attività che diversamente non potrebbero essere svolte. Grazie ai progetti abbiamo redatto i Piani di gestione, i Piani di assestamento forestale, i Piani dei pascoli, decine di cartografie e pubblicazioni e molte altre attività. Ricordi poi che i monitoraggi delle specie sono compito specifico degli Enti Parco per tutte le Aree della Rete Natura 2000. Il tempo che dedichiamo al lupo lo dedichiamo allo stambecco, alla fauna tipica alpina alla lepidotterofauna, ad altre decine e decine di specie nonché a tutti gli habitat e le specie vegetali.
FORTE AVVERSIONE AL PROGETTO
Lei parla di forte avversione al progetto. In realtà in questi anni abbiamo raccolto una
grande quantità di pareri di segno opposto. E tra quanti si sono espressi favorevolmente ci
sono molte realtà e persone che non possono essere ricondotte in alcun modo al mondo
dell’ambientalismo e a sensibilità di stampo cittadino. Mi riferisco a molti abitanti delle valli,
ad amministratori locali, ad associazioni di categoria. Se si intende misurare il grado di
avversione partendo dalla consultazione di alcuni specifici siti web, legati non di rado a figure piuttosto discutibili e non prive di interessi personali, i risultati non possono che avere una certa connotazione.
INCARICHI PER I COLLABORATORI
Un progetto della portata di WOLFALPS EU non può essere condotto esclusivamente
dal personale del Parco. Detto ciò, sappia che la Commissione Europea è molto attenta alle
procedure di assunzione in tutte le sue fasi. Come ribadito nella precedente nota, il primo
progetto ha in corso un terzo Audit Finanziario esterno alla Commissione Europea, dopo
averne superato altri due che hanno rilevato l’impeccabile gestione di tutte le procedure.
I costi che Lei evidenzia ovviamente sono pluriennali al lordo di ritenute previdenziali
ed assistenziali. Va considerato che la Commissione Europea ha stabilito che i costi siano
equiparati a quelli del personale della Pubblica Amministrazione e che ogni figura ha preciso
riferimento all’interno di categorie di dipendenti della Regione Piemonte.
Nel merito delle figure individuate, mi pare che Lei voglia alimentare il sospetto che le scelte operate non corrispondano a criteri di oggettività. La professoressa Francesca Marucco è universalmente riconosciuta quale massima esperta di lupo in ambito alpino e più in generale quale studiosa tra le più preparate per quanto riguarda le ricerche sui grandi carnivori a livello continentale (componente del Gruppo LCIE, del Comitato scientifico francese sul lupo, del Wolf Alpine Group nonché del Gruppo Grandi Carnivori della Convenzione delle Alpi).
La dottoressa Irene Borgna con le sue pubblicazioni (si veda il recente volume “Sulle Alpi”) si è affermata anche presso il grande pubblico quale divulgatrice in grado di affrontare le tematiche alpine con uno sguardo a 360°. Il suo dottorato in Antropologia alpina dovrebbe far nascere qualche riflessione circa l’attenzione che è stata posta nell’individuare una figura che avesse ben presente il valore della componente antropica in un progetto dedicato in primis all’ambiente.
In generale posso assicurare che le valutazioni delle Commissioni esaminatrici dei diversi bandi sono state molto attente a individuare le persone migliori e mi faccia dire che ho dei collaboratori scientifici, della comunicazione ed amministrativi di invidiabile
professionalità e competenza di cui sono fiero e che sono fondamentali per ottenere importanti risultati (vedi Award 2019).
C’è poi il sottoscritto con oltre 40 anni di esperienza all’interno di un’area protetta, con la passione che è alla base di impegno e di disponibilità al confronto per risolvere i problemi che via via si presentano.
In relazione alle sue considerazioni e alla diffusione della Sua nota a molteplici indirizzi non riportati e omessi, a tutela della mia immagine e dei miei collaboratori mi riservo di verificare eventuali estremi di reato e, all’esito, ogni eventuale azione.
COMUNICAZIONE E MANIPOLAZIONE
Estrapolare da un contesto specifico una singola parola, frase o concetto, come tutti sanno è uno dei più gravi errori che si possono commettere nell’ambito della comunicazione. Stupisce che un’azione del genere venga promossa da una persona che tiene a sottolineare
di essersi occupata di comunicazione pubblica per quarant’anni.
Evito qualsivoglia commento e mi limito ad invitare chiunque voglia farsi una propria idea a prendere visione del video in cui la dottoressa Borgna illustra quanto è stato fatto in termini di comunicazione (http://ex.lifewolfalps.eu/eventi-contest/final-conference/) Può darsi che a qualcuno possa sfuggire, come nel suo caso, il tono ironico di alcune affermazioni.
Circa il citato “lavaggio del cervello”, la invito a consultare uno dei tanti insegnanti e studenti che hanno partecipato alle iniziative organizzate all’interno del progetto soprattutto con i pastori. Scoprirà che messaggi dichiaratamente a favore o contro il lupo e altri slogan di tale indirizzo non fanno parte del bagaglio di un progetto che ha forte valenza tecnica e ha tra i suoi principali obiettivi la fornitura ai decisori politici di tutti gli elementi che possano portare a scelte mirate.
AUMENTO LUPI E MONITORAGGIO
Come ripetutamente precisato i dati di presenza del lupo sono riferiti all’ultimo monitoraggio effettato nell’anno 2018. I dati puntuali si trovano sul sito https://www.lifewolfalps.eu/download/
Il “buco” del 2019 corrisponde al periodo intercorso tra la chiusura di WOLFALPS e l’avvio di WOLFAPS EU. Nell’ambito di quest’ultimo è stato programmato dallo scorso autunno un monitoraggio che rientra nel monitoraggio nazionale della specie effettuato per
la prima volta sul territorio nazionale (su modello da anni sperimentato da noi in ambito alpino). I dati e la loro elaborazione completa saranno disponibili dalla prossima primavera estate.
Sicuramente la consistenza numerica sarà maggiore di quella del 2018 e fotograferà la reale situazione della specie, delineando in modo chiaro lo stato della popolazione e fornendo indicazioni utili per una corretta gestione della specie. Per comprendere come si
realizza un serio monitoraggio della specie la invito a voler visionare il sito: http://www.centrograndicarnivori.it/lupo/monitoraggio.
IBRIDAZIONE
Il problema dell’ibridazione è un problema reale che abbiamo affrontato sin dal primo progetto ed abbiamo redatto uno specifico protocollo con molto anticipo rispetto al verificarsi di casi in Regione Piemonte. Nel tempo il problema si è acuito e di fatto sarà affrontabile solo previa approvazione del Piano Nazionale sulla specie. A oggi l’unica figura che può concretamente contrastare la diffusione del fenomeno è quella del Sindaco, che ha competenza sull’anagrafe canina e a cui spetta dunque il compito di occuparsi dei cani abbandonati o dei cani padronali che si allontanano dall’abitazione. Gli uni e gli altri rappresentano il principale problema in tema di ibridazione. È chiaro che nel momento in cui verranno definiti gli strumenti di gestione, il ruolo del Centro Grandi Carnivori della Regione Piemonte sarà fondamentale.
CANI E SICUREZZA DEI VISITATORI
I cani da guardiania, se non ben allevati e ben gestiti, possono essere un problema
per la fruizione della montagna da parte dei turisti. Proprio l’Ente di Gestione delle Aree
Protette delle Alpi Cozie ha effettuato un egregio lavoro sui cani da guardiania e l’esperienza è stata esportata in altre regioni alpine. Dopo avere dato in concessione grazie al progetto WOLFALPS moltissimi cani, oggi il problema è legato soprattutto alla loro gestione.
Con il nuovo progetto squadre specificatamente preparate saranno a supporto delle attività pastorali ed in particolare vi saranno esperti che potranno supportare il pastore aiutandolo a mettere in atto comportamenti che impediscano al cane di interferire con i turisti.
COLONIZZAZIONE DELLE AREE ALPINE DA PARTE DEL LUPO
Ribadisco però per l’ennesima volta, e non mi stancherò di ripeterlo, che il progetto non ha mai avuto tra i suoi obiettivi la ricolonizzazione delle Alpi da parte del lupo. Abbiamo lavorato – questo sì – alla predisposizione di modelli da utilizzare per una valutazione circa la potenziale espansione territoriale, allo scopo di programmare, dove necessario in base al calcolo delle probabilità, attività di informazione e formazione a favore degli allevatori prima della comparsa del predatore. Scoprire che tali modelli possano essere letti come documenti che comprovano “l’auspicio della colonizzazione” ci sorprende non poco.
GRANDI E PICCOLI ALLEVAMENTI
Mi permetta di osservare che i grandi allevamenti non sono nelle condizioni di proteggersi meglio; semplicemente la perdita di animali rappresenta un danno non così rilevante rispetto all’entità dei premi che la Politica Agricola Comune oggi assicura.
Nella Provincia di Cuneo moltissimi sono i pastori “veri” (intesi quali personaggi che
cercano di vivere del proprio lavoro senza farsi coinvolgere in attività speculative) che hanno adattato i loro sistemi di gestione del pascolo alla presenza del lupo, ottenendo risultati più che soddisfacenti: grazie all’utilizzo di reti, cani e con presenza costante i danni sono stati fortemente ridotti quando non azzerati. Sono questi i pastori che dobbiamo supportare e aiutare con la prevenzione e con la valorizzazione delle produzioni, come WOLFALPS ha cercato di fare.
ALTRI PROGETTI
Conosciamo bene i progetti LIFE Eurolargecarnivores, Pasturs, ed altri ancora, con cui sono in atto scambi di esperienze. A ben vedere, molte delle attività, pur assumendo all’interno di ciascun progetto un peso specifico diverso, sono ricorrenti.
Nell’ambito di LIFE WOLFALPS, così come in precedenti progetti sempre da noi gestiti, si è sperimentato l’aiuto pastore e proprio quest’anno, prendendo spunto da tali esperienze e da modelli sviluppati nel Sud della Francia, Coldiretti ha dato avvio alla prima scuola
dedicata alla pastorizia.
In termini di collaborazione, le uniche difficoltà si sono registrare con il progetto Pro Past, finanziato alcuni anni fa dalla Regione Piemonte e condotto dai professori Battaglini e Corti, che ha prodotto una relazione, ancora oggi rinvenibile su internet, dai discutibili
contenuti tecnici e che, per quanto ci è dato sapere, non ha sviluppato alcuna azione concreta a favore degli allevatori. Se qualcosa ci fosse sfuggito, forse potremmo essere proprio da Lei aggiornati, considerando che ha attivamente partecipato ad alcune iniziative
di tale progetto.
LUPO, ABBANDONO DELLA MONTAGNA E BIODIVERSITÀ
L’abbandono della montagna è un fenomeno di enorme portata ma mi permetta di ribadire che il lupo non è assolutamente la causa primaria dell’attuale situazione. La pastorizia è afflitta da gravi problemi che una indagine condotta da WOLFALPS tra pastori
(300) della Provincia di Cuneo ha ben evidenziato:
scelte di politica europea (44,1%)
presenza di predatori (14%)
scarso valore di vendita del bestiame (13,6%)
difficoltose condizioni di vita in alpeggio (12,2%)
costo per l’affitto degli alpeggi (11,2%)
Che l’abbandono e in second’ordine le difficoltà del comparto pastorale trovino origine nel ritorno del lupo – come parrebbe di capire dalla lettura delle dichiarazioni del professor Battaglini da lei citate – è tesi che ormai in pochi si sentono di sostenere, e non trova
riscontro neppure nelle valutazioni di quanti vivono nelle valli alpine e in particolare degli stessi allevatori.
In tema di biodiversità, è senz’altro vero che la presenza del lupo possa incidere sulle modalità di gestione del pascolo limitando le superfici utilizzate. Ma come ci insegna il professor Cavallero, massima autorità in ambito di pastoralismo, la biodiversità delle praterie alpine si difende innanzitutto applicando tecniche e turnazione nel pascolamento che purtroppo oggi è pratica non così affermata.
IL PIANO DI GESTIONE DELLA SPECIE
Il Piano di gestione del Lupo è stato presentato dal Ministero dell’Ambiente alle
Regioni nel 2015 in sede di Conferenza Stato Regioni. Per la sua approvazione occorre che
tutte le Regioni italiane trovino un accordo, obiettivo non facile da raggiungere, sebbene
parte di esse, tra cui il Piemonte, si siano fortemente impegnate per individuare una
posizione comune. Sta di fatto che in assenza di un tale Piano ogni iniziativa di carattere
gestionale – ricordiamo a titolo di esempio le deroghe al divieto di abbattimento richieste
nel passato al Ministero dell’Ambiente da alcune Regioni, Piemonte compreso – difficilmente
può aver seguito.
Rispetto alla situazione francese, cui Lei fa riferimento, va notato che ci si trova di fronte a una realtà completamente diversa, come è emerso anche dal confronto con le delegazioni ministeriali francesi che ci è capitato in più occasioni di ospitare. Sono diverse le procedure, i tempi di approvazione dei piani, gli investimenti. Ciò va tenuto in debita considerazione quando si faccia riferimento alle deroghe. Prendiamo in considerazione alcuni dati relativi al 2019:
Branchi presenti: 80
Risorse dedicate alla prevenzione: 26.84 milioni di €
Danni su domestici: 3790 attacchi, 12487 vittime, rimborsi per 3,07 milioni di €
Lupi abbattuti: 94
Che cosa ci dicono queste cifre? Che a differenza dell’Italia, la Francia, che si è dotata di un Piano di gestione, investe molto (si direbbe con risultati non particolarmente apprezzabili) nella prevenzione e nei rimborsi. Sulla scorta dell’attivazione di tali interventi il governo francese si attende che la procedura di infrazione che potrebbe essere avviata (vedi Finlandia) venga sospesa.
CONCLUSIONI
In relazione a quanto da Lei affermato in qualità di rappresentante di un Ente partner di progetto e per la rilevanza mediatica che ha dato alla Sua nota (omettendo la mia precedente) ritengo che debba essere rivalutata la presenza dell’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie quale partner di progetto.
In qualità di Responsabile di progetto sono obbligato per correttezza amministrativa a chiedere all’Ente di gestione delle Aree Protette Alpi Cozie di riapprovare con atto del Consiglio dell’Ente l’Agreement a suo tempo approvato, assumendo gli impegni che ne derivano.
Tale atto dovrà essere fatto pervenire entro la fine del mese di febbraio. Trasmetterò sin da oggi alla Commissione Europea tutta la corrispondenza intercorsa.
Nel caso l’Ente non intenda proseguire in qualità di partner di progetto mi corre l’obbligo di ricordare che dovranno essere immediatamente sospese le attività progettuali e dovremo avviare le procedure per il recupero dell’intero primo acconto a suo tempo versato.
Come ribadito nella mia precedente rimango comunque e sempre disponibile ad un incontro, poiché ritengo che il dialogo e il confronto siano fondamentali.
Rimango in attesa delle decisioni dell’Ente in relazione alla permanenza come partner di progetto e colgo l’occasione per salutarLa cordialmente.
Il Direttore FF
Giuseppe Canavese
*Lettera pubblicata sul sito web istituzionale dell’area protetta
Guarda come si scaldano appena qualche onesto amministratore alza il coperchio sui loro interessi economici!
Lo stesso Canavese ammette che le “scelte di politica europea (44,1%)” sono al primo posto delle cause di abbandono della montagna. Pertanto, essendo il progetto WolfAlps una diretta emanazione di queste politiche europee, Canavese si contraddice e conferma le tesi di Deidier.
A parte tutto, il vero reato è destinare tanti soldi ad un problema secondario, quando ci sono migliaia di persone che da almeno un anno non percepiscono reddito o ristori a causa della pandemia.
Infine, a proposito delle affermazioni riguardanti il “lavaggio del cervello”: lavorando a contatto con ambiti della comunità europea, non è la prima volta che sento simili affermazioni, provenienti da svariati personaggi operanti anche in altri contesti e discipline. Quindi non mi ha stupito più di tanto. La comunità europea da almeno 20 anni sta operando campagne volte ad “educare” al consenso. Lo fanno con mezzi leciti (fiumi di danaro e lacchè del potere), non potendo più usare (purtroppo per loro) quei metodi più coercitivi attuati dai loro predecessori di triste e tragica fama.
Onesto?! Ahahahahaha
un rimproverino da nulla insomma….
Il colmo per un presidente di un parco naturale? ESSERE ASFALTATO.
Un sentito ringraziamento al direttore Giuseppe Canavese.
Claudio Giorno, Borgone Susa
Evvai un’altra dimostrazione di stupidità pandemica europea , vogliono i lupi , bene che se li prendano in francia e Germania , Austria compresa . Ma poi nemmeno così , cosa mangeremo quando gli adorati lupi avranno sterminato le greggi ed i loro derivati (latte e formaggi) semplice allora mangeremo i LUPI .
Io sto col PRESIDENTE DEL PARCO ALPI COZIE. Dott. DIDIER non si lasci intimidire con minacce di querele. Continui per la sua strada. Bravo.
Mi correggo “dott. Mauro DEIDIER”. Scusate.
Carluciu, attento al colesterolo.
Questi personaggi che, dall’alto delle loro lauree conseguite all’Università della strada, fanno il “tifo” per Didier, le cui castronerie sono state smentite con tanto di dati oggettivi, non so se fanno più ridere o piangere. Peraltro posso dire senza timore di essere smentito che un escursionista rischia più spesso di essere attaccato da un cane da guardiania che da un lupo.
Sono d’accordo con la risposta di Canavese, non tanto per lo schieramento inutile contro o pro-lupo ma mi rammarica leggere certe osservazioni ben poco naturalistiche di colui che dovrebbe essere il presidente delle Alpi Cozie. Il lupo completa l’ecosistema alpino in quanto predatore e regolatore della fauna selvatica, non è invasore dei territori antropizzati bensì il contrario. In questa ottica razionale e non animalista, l’unica strada è perseguire nelle misure di salvaguardia della pastorizia come già si sta facendo, con auspicabile aumento di fondi e risorse (e collaborazione locale), visto che di interessi economici si sta discutendo.