SUSA – Ancora problemi al pronto soccorso di Susa. Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, ha scritto ai vertici della direzione dell’ASLTO3, in merito alle gravi carenze di personale.
“A breve 5 infermieri cesseranno la propria attività lavorativa e l’intero servizio rischia di essere messo in ginocchio – spiegano Giovanni Marino e Giuseppe Summa – in pronto soccorso stazionano una media di 20 pazienti, 9 in area di degenza e una decina in corridoio, in attesa di un posto letto presso i reparti. Durante il giorno si attestano anche picchi di 40 pazienti registrati. Segnaliamo un rapporto infermiere/assistito decisamente elevato, rispetto agli standard qualitativi e di efficienza sicuri. Chiediamo pertanto che la situazione venga analizzata con estrema urgenza e vengano adottate tutte le misure atte a permettere al personale di poter lavorare in sicurezza”.
Ma non solo, gli infermieri sono preoccupati “in merito al piano della programmazione delle ferie estive, che rischia di essere compromesso con l’attuale dotazione di personale”.
Il sindacato degli infermieri segnala anche “la grave situazione strutturale del servizio di cure domiciliari a Susa, dove gli infermieri sono costretti a lavorare in un locale di appena 15 metri quadri”.
Sullo stesso tema attacca anche la consigliera regionale Batzella: “Il pronto soccorso dell’ospedale di Susa è in condizioni insostenibili a causa del sovraffollamento”. Sabato 16 marzo ha effettuato un sopralluogo sul posto, dopo aver ricevuto numerose segnalazioni da parte dei parenti di alcune persone che si trovavano ricoverate lì”.
“Intorno alle 20 – spiega – erano presenti 33 pazienti, 9 dei quali con codice giallo e gli altri 24 con codice verde. I 9 posti letto di Osservazione breve intensiva (OBI) erano pieni e il resto dei pazienti stazionava nelle barelle in corridoio. Alcuni pazienti si trovano in pronto soccorso da giorni, addirittura anche da 6 giorni, perché nei reparti non ci sono posti letto per ricoverarli. Inoltre, anche la sala di attesa era piena di persone che attendevano di essere chiamate per essere visitate”.
I nodi cruciali del problema continuano ad essere sempre gli stessi: la mancanza di posti letto, il poco personale infermieristico, gli Oss (operatori socio-sanitari) e anche i medici.
“Durante la giornata – prosegue Batzella – hanno lavorato in pronto soccorso due medici, uno dedicato ai codici ad alta intensità e uno a quelli di media e bassa intensità, in servizio dalle 9 del mattino. Quest’ultimo alle 19 è andato via. Durante la settimana, invece, il turno termina alle 23. Tempo fa tempo fa avevo presentato un’interrogazione in Consiglio regionale per chiedere che anche il sabato e la domenica il medico si fermasse fino alle 23, ma per l’Asl To3 non era necessario prolungare l’orario. Ed ecco i risultati”.
Il 19 febbraio la consigliera aveva anche chiesto in Consiglio regionale se fosse stato predisposto dalla direzione aziendale dell’Asl To3 un piano per affrontare in modo adeguato ed efficiente il sovraffollamento nei pronto soccorso. “Mi era stato risposto che il piano c’è – aggiunge – ma è evidente che non funziona o non è sufficiente. I posti letto sono pochi e non sono stati incrementati e anche il personale doveva essere incrementato per affrontare al meglio il carico di lavoro. Inoltre, il piano precisa che in Osservazione breve intensiva, i pazienti non possono stare più di 36 ore. Oltre questo tempo, il paziente deve essere preso in carico o da un reparto ospedaliero o, in mancanza di posti letto, dalle strutture residenziali e territoriali sanitarie, favorendo l’inserimento Rsa e Cavs, con le quali l’Asl To3 ha preso specifici accordi mirati all’accoglienza dei pazienti del territorio”.
“Alla luce di quello che ho visto ieri sera – conclude la consigliera dei Moderati – è evidente che tutto ciò non è stato messo in atto. Chi si rivolge al pronto soccorso deve ricevere un’assistenza di qualità e in questa situazione non è possibile, così come non è più tollerabile che il personale lavori in queste condizioni nonostante la loro professionalità, l’impegno e la buona volontà. Ormai sono allo stremo. Martedì in Consiglio regionale interrogherò l’assessore alla Sanità e gli chiederò di intervenire al più presto affinché questa situazione possa essere risolta”.
E chi invece deve dare 50 km perché nell’ospedale di Susa hanno chiuso il reparto di ginecologia e ostetricia? Questa è la vera vergogna. Qualcuno smania per fare la Tav o portare di nuovo le olimpiadi a Torino ma di questo se ne infischia.
I segnali per assegnare il titolo di paese civile, solitamente riguardano tutte le componenti pubbliche, dalle amministrazioni ai servizi ed alle opere. Purtroppo da decenni invece di migliorare assistiamo ad un lento declino o per meglio dirla ” sempre peggio”. Cambiano i governi ma non vediamo la luce nel tunnel, anche se fare un’altro tipo di tunnel per molti sia segno di modernità e civiltà e di risoluzione di tutti i problemi.
Siete ossessionati dal TAV,è diventato per voi la causa di tutti i mali.