di FABIO TANZILLI
La nostra denuncia della lenta eutanasia del reparto nascite dell’ospedale di Susa (nell’ultimo anno ci sono stati meno di 200 parti, perché l’80 % delle mamme vengono ormai mandate a Rivoli) ha scaturito i primi segnali e le prime reazioni. Ad un paio di settimane dalla pubblicazione di questo articolo, in cui venivano rivelati alcuni retroscena sul progressivo smantellamento del reparto, l’AslTo 3 ha diramato un suo comunicato stampa per correre ai ripari.
Cosa dice l’azienda sanitaria TO3? L’Asl vuole intanto “rassicurare le istituzioni del territorio e la popolazione che, il punto nascite di Susa non solo non è attualmente a rischio né di chiusura né di ridimensionamento, ma al contrario si sta per ampliare la casistica delle pazienti a cui può fornire il servizio”. Attenzione ai termini utilizzati nel comunicato: si dice “non é attualmente a rischio”. Attualmente significa che “per ora” non é a rischio, ma proprio per questo il nostro giornale aveva rimarcato una lenta strategia di impoverimento, di riduzione dei servizi, e appunto, di eutanasia, staccando la spina non all’improvviso, ma poco per volta.
Nelle dichiarazioni dell’Asl é paradossale il gioco di parole. Ed è ovvio che debbano difendere le loro scelte. Ma anche in questo caso, per fare informazione vera, rendere un servizio indipendente ai lettori e non cascare nella propaganda (le elezioni comunali sono nell’aria) é importante chiamare le cose con il proprio nome. Ora, da quanto scrive l’Asl, oggi sembra quasi che sia una grazia concessa, poter “ampliare” a Susa il numero dei parti possibili. Ma in verità, poter partorire all’ospedale di Susa dovrebbe essere la normalità quotidiana, un diritto, così come accadeva prima del declassamento deciso da Asl e Regione proprio un anno fa, che di fatto trasformava l’ostetricia di Susa in una dependance di Rivoli, togliendo la titolarità del primario. Tanto per fare un confronto, a Rivoli nell’ultimo anno ci sono stati oltre 1300 parti.
E ora questo “ampliamento di casistiche” vogliono presentarlo come una conquista?
L’Asl continua il comunicato, dicendo: “E’ noto che, al fine di non incorrere nel rischio chiusura, la direzione dell’AslTO3 ha provveduto ad organizzare un unico punto nascite , appartenente alla medesima struttura diretta dal primario Andrea Chiappa, articolato su due sedi Rivoli e Susa; in tal modo ruotando il personale si riesce ad assicurare anche l’attività prevista a Susa, sede dedicata prevalentemente ai parti che non presentano possibili complicanze”.
E sulla diminuzione del personale a Susa? In questo caso l’Asl dice che il direttore generale Cosenza ha ottenuto dalla Regione un grandissimo risultato (in senso ironico ndr): “Dal 1 Dicembre si è potuta sostituire la maternità di una ginecologa, e da gennaio 2014 verranno assunti con incarico per la struttura di Ostetricia-Ginecologia di Rivoli/Susa 2 nuovi ginecologi e 2 ostetriche”.
Anche in questo caso, però occorre fare attenzione alle parole dell’Asl: questo non vuol dire che a Susa ci sarà più personale, bensì che medici e infermieri sono destinati principalmente a Rivoli. Poi, il personale in più a Rivoli, ogni tanto farà un salto anche a Susa per effettuare qualche parto. Infatti subito dopo l’Asl precisa: “Tali rilevanti concessioni (miracolose, aggiungiamo noi) avranno ricadute importanti anche per il punto nascite di Susa; infatti potrà essere prevista una maggiore presenza di specialisti”. É utile rimarcare nuovamente che, però, dovrebbe essere la normalità avere degli specialisti all’ospedale di Susa, e non il frutto di “rilevanti concessioni”. Stiamo parlando di diritto alla nascita, di diritto alla salute a favore delle mamme che vogliono partorire a Susa, e non di privilegi, come invece sembra l’Asl li voglia presentare.
E attenzione, perché adesso si arriva al nodo della questione, denunciato proprio dall’articolo di ValsusaOggi. Il trasferimento continuo di mamme da Susa a Rivoli, con l’impedimento di tante nascite in Valle, e conseguente crollo dei parti. Cosa dice l’Asl? “Fin da ora il primario Chiappa (che opera a Rivoli) dichiara che verranno rivisti i criteri di accettazione delle pazienti, incrementando in particolare i casi in cui si potrà partorire a Susa ( es. pazienti oltre il termine ecc.) quindi si estenderà in pratica l’attuale criterio, più rigido, dei parti fisiologici”.
Anche qui sembra un miracolo, ma non sarebbe altro che la normalità: garantire un servizio quotidiano ed essenziale nell’unico ospedale rimasto attivo in Valle di Susa (occorre ricordare infatti che l’Asl, su imput della Regione, ha chiuso già gli ospedali di Avigliana e Giaveno, riconvertendoli in poliambulatori e centri di lungo-degenza).
Infine, l’Asl fa sapere che a Susa arriverà un ecografo nuovo. Anche in questo caso era stata ValsusaOggi a segnalare la passata negligenza e la mancata sostituzione di quello vecchio, al punto che fino ad oggi l’ambulatorio di diagnosi prenatale di Susa era stato chiuso alle mamme, costrette ad andare già a Rivoli per una semplice ecografia. Ma nuovamente, ripensando alla storia di questo ospedale e ai servizi che ha sempre dato, sembra quasi assurdo dover far passare come grande notizia il fatto che arriverà un ecografo a Susa. Dovrebbe essere la normalità, mica siamo in Un ospedale del Terzo Mondo. Ce ne rendiamo conto? Ma soprattutto, se ne rendono conto?