di ANDREA MUSACCHIO
SANGANO – Dopo l’articolo pubblicato da ValsusaOggi ieri pomeriggio, mercoledì 12 febbraio, la mamma di Martina Cipolla (ragazza affetta da sindrome di Down, a cui è stata negata la legge 68/99), Barbara Corà, ha voluto rispondere alle dichiarazioni dell’Asl To3.
La madre della ragazza, attraverso i nostri microfoni, ha precisato alcuni concetti: “Premetto che è vero che si parla di Asl, però è anche vero che ci sono i servizi sociali che ci stanno supportando con la ricerca dei Pass e per attuare tutti i progetti di autonomia. Ci sono i medici, che ricoprono cariche dell’Asl, che sono presenti. Ecco, bisogna dire che alcune figure dell’Asl sono presenti. Il problema è tutta la parte della Medicina Legale, che è assente. Perché io avevo chiesto un incontro, ed ero andata a parlare, con il direttore del distretto 3: una persona squisita, disponibile e, soprattutto, l’unica che ha rivolto delle domande a Martina per valutare le sue competenze. Però giustamente lui non è un medico legale. Perché io sono contenta e ringrazio l’Asl To3 per la pronta risposta in merito e per la loro disponibilità adesso a sentirmi. Peccato che tutta questa disponibilità arrivi dopo che io ne ho parlato con ValsusaOggi. Quando a settembre sono andata dal dottore in questione e gli ho chiesto cosa potevo fare e chi c’era sopra di lui, per potergli parlare, non ho ricevuto risposte. Silenzio di tomba. Per ottenere il secondo incontro, lo scorso giovedì pomeriggio, ho dovuto fare 3 chiamate all’ufficio di medicina legale di Giaveno e mio marito si è dovuto presentare di persona in ufficio. Non è proprio facile parlare con la commissione di medicina legale. Se non facevamo così, non riuscivamo ad ottenere neanche l’appuntamento con il medico legale, per questo mi fa sorridere questa loro disponibilità. Io li ringrazio e li incontrerò, accetto il loro invito. Però, non mi si dica che loro sono sempre disponibili. Per l’utente finale parlare con medicina legale è un disastro”.
Barbara Corà prosegue il suo sfogo: “Poi, si è vero. Posso fare ricorso. Li ringrazio per avermi detto che posso richiedere una valutazione di collocabilità nell’immediato. Peccato che lo stesso medico, giovedì, mi ha detto che tra le mie opzioni ci sono: il ricorso, ripresentare la domanda fra un anno e, appunto, ripresentare la domanda nell’immediato. Ma ha anche aggiunto che se ripresento la domanda adesso, il verdetto finale non cambia. Quindi, è inutile che mi vengano a suggerire di ripresentare domani la stessa domanda, quando lo stesso medico mi ha detto che me la boccia di nuovo. Qui stiamo parlando di un essere umano. Io non la posso sballottare da una parte all’altra, Martina è una persona, che purtroppo per lei capisce molto bene questo momento. Cosa la ripresento a fare? Mi ha detto che non sa se me l’accetta tra 2-3 anni. Io li ringrazio, ma vorrei precisare che è stato il loro medico legale a scoraggiarmi nel ripresentare la domanda. Cosa faccio? Ripresento Martina di nuovo questa cosa? Quando so già a priori che non me la passano? A meno che qualcuno si sia degnato di leggere la documentazione”.
La mamma di Martina si riferisce alla “scheda di valutazione delle capacità”. In questa documentazione, si legge che Martina ha una “capacità di comprendere e memorizzare minima”. Eppure, in una relazione precedente, stilata dall’Asl, emerge che Martina “presenta buone capacità e autonomie acquisite”. E che “osservando i punteggi ottenuti, emerge seppur con poca differenza nei vari Q.I. una funzionalità cognitiva che rientra in un ritardo moderato. Mettendo così in evidenza che Martina ottiene al momento abilità e residui che le consentono di mantenere una sufficiente autonomia per eseguire mansioni semplici”.
“Io chiederò un appuntamento, perché voglio sapere dove hanno preso le informazioni per mettere queste crocette nella scheda di valutazione delle capacità – prosegue Barbara – Ho chiesto due incontri per avere queste risposte, sto ancora aspettando. Dalla relazione si dice un’altra cosa. La capacità minima nel comprendere e memorizzare nella relazione non si legge. È vero, ad un certo punto, si legge che “emerge un ritardo cognitivo grave di 36”. È chiaro, ma questi sono test per persone normodotate e vengono applicati ai disabili. Per forza non potremo mai avere un Q.I. nella media. Però, poi si legge altro. Si legge che Martina, al momento, ha delle abilità che le consentono una sufficiente autonomia. Io spero che siano disponibili a leggere le relazioni che hanno in possesso“.
“Questa non è più la battaglia di Martina, quella la faccio venerdì in sede di ricorso con il mio avvocato. Questa è una battaglia di tutti. Perché le persone come Martina devono avere delle possibilità. Per lo meno devono essere ascoltate, prima di essere giudicate” ha concluso Barbara Corà.
Purtroppo la commissione medico legale si crede un elìte, si credono casta, è umiliante andare a sostenere le visite x l idoneità alla guida, non hanno rispetto per le persone ed i motivi che le portano li, come malattie, traumi o anche solo l età. La più antipatica resta l impiegata alta e bionda a cui servirebbe un bel bagno di umiltà