di PAOLA TESIO
GIAVENO – Anche la vita dei piccoli paesi ormai viene scossa da episodi drammatici, come quello che è accaduto lo scorso sabato, verso le 20.45 al Caffè dello Sport di Giaveno, dove la titolare Piera Silvetti è stata vittima di una rapina, come lei stessa sottolinea: “Nonostante tutto posso ancora ritenermi fortunata, perché sono viva e posso raccontarlo. Purtroppo oggi con quello che si sente in giro….poteva andare peggio“.
Le chiediamo come sia accaduto e lo spiega in esclusiva a ValsusaOggi: “Premetto che abbiamo ben cinque telecamere e siamo abbonati a due agenzie di sorveglianza, oltre ad essere dotati di antifurto e della cassaforte di sicurezza, blindata e murata. Assolutamente non portiamo mai il denaro con noi proprio per evitare qualunque tipo di inconveniente. Io e mia figlia eravamo chiuse all’interno. Avevo appena finito di pulire il bancone, ed erano le 20:45. Noi chiudiamo alle 20:30 e quindi stavamo espletando le routine di chiusura. Mi trovavo nel retro vicino al tavolo della cucina. La padrona di casa sta facendo eseguire delle opere di ristrutturazione, che sono iniziate alla fine del mese di gennaio e richieste dal comune. In particolare i lavori riguardano un bagno interno, un prolungamento del Bar che comunque si affaccia in un cortile cieco, da cui si accede esclusivamente attraverso due porte chiuse, per cui eravamo abbastanza sicure che nessuno potesse accedere da quell’area. Invece purtroppo il rapinatore è entrato di lì trovando un ingresso facilitato dai pannelli posti a copertura della tettoia che era in fase di rifacimento. Per cui mi sono trovata improvvisamente questa persona dietro alle spalle, che mi ha presa con un braccio intorno al collo e nell’altra mano aveva un oggetto contundente, tipo un coltello, che mi ha puntato nella schiena. Nel fare questa manovra io sono anche caduta per terra, come si vede dai filmati delle telecamere. Ha preso tutti i soldi che c’erano sul tavolo, l’incasso della settimana, noi abbiamo anche la Sisal“.
L’ammontare complessivo è stato all’incirca di 10.000 euro comprensivo degli incassi della Sisal e delle macchinette, importi che non riguardano quindi soltanto i ricavi del gestore che specifica: “Purtroppo non siamo assicurati“.
Il rapinatore non ha infierito ulteriormente sulla vittima : “Nella stretta ho subito dei danni al collo e alla cervicale, infatti ho una prognosi di dieci giorni e l’obbligo del collare. Sono caduta ma fortunatamente, a parte qualche ematoma, posso ritenermi salva. Probabilmente il rapinatore si è accontentato della refurtiva. Mi ha fatto spegnere la luce, infilare i soldi in una borsa. Quando mia figlia ha visto spegnere la luce, allarmata è venuta verso di me chiedendomi perché la spegnevo. A quel punto il rapinatore le ha intimato di non avvicinarsi altrimenti mi avrebbe fatto del male, e lei è rimasta pietrificata dallo spavento. Mi ha fatto passare davanti alla cassa e si è fatto dare anche il fondo cassa che avevo contabilizzato, di circa 200 euro e poi si è fatto aprire la porta principale, prima di uscire mi ha spintonata e così sono nuovamente caduta, mia figlia spaventata è subito corsa verso di me e ha chiamato l’ambulanza“.
Probabilmente l’aggressore ha fatto spegnere le luci per evitare un maggiore riconoscimento in virtù della presenza di telecamere, un’azione compiuta da un esperto, come precisa la titolare: “A luce spenta le telecamere lavorano con gli infrarossi, e quindi si vede soltanto la sagoma”.
“Purtroppo a mio avviso chi è entrato ha approfittato dei lavori in corso – sottolinea nuovamente la donna – che durano da due mesi e non sono ancora terminati. Il bagno era senza tetto e in via provvisoria erano stati messi dei pannelli incollati con il silicone e questo ha facilitato l’ingresso del rapinatore, che probabilmente sapeva delle opere in corso oppure aveva tenuto sotto osservazione la zona, quindi ha divelto i pannelli ed è entrato direttamente da lì“.
La titolare descrive il rapinatore : “Parlava bene italiano però aveva un accento dell’Est. Noi, così come abbiamo detto ai carabinieri, dalla parlata non abbiamo riconosciuto nessuno dei nostri clienti o delle persone che sono passate dal bar o che conosciamo. L’aggressore era irriconoscibile in quanto incappucciato e completamente coperto, indossava dei guanti, in più mi ha aggredita alle spalle restandomi sempre dietro, ha fatto anche spegnere la luce, perciò nessuno di noi ha potuto vederlo“.
Nonostante il dramma e lo spavento Piera Silvetti reagisce emotivamente con tutta la sua forza: “Devo pensare in positivo, perché il finale è tale, in quanto siamo salve. Non essendo assicurata i soldi sono persi, abbiamo soltanto il fondo rischi per quanto concerne gli importi della Sisal. La cosa importante non sono i soldi, ripeto ma il fatto che siamo vive. I carabinieri metteranno al vaglio le immagini delle telecamere, sia le nostre sia quelle che ci sono in paese, ringraziamo le forze dell’ordine per il loro aiuto“.
Chiediamo come sarà d’ora in poi proseguire nel lavoro di ogni giorno : “Da me al bar erano già entrati quindici anni fa, quest’ultimo episodio però ci ha spaventate. Lavoreremo lo stesso, non ci facciamo fermare, dobbiamo andare avanti, la paura la lasciamo da parte, siamo commercianti e siamo abituati ad affrontare le difficoltà. Un avvenimento del genere segna, siamo ancora molto scosse e non riusciamo a dormire la sera, ci hanno prescritto dei farmaci per aiutarci. Quando è arrivata l’ambulanza io ero in stato di shock e stavo tremando. Mia figlia che ha assistito alla scena mi ha detto che sono svenuta, io non ricordo bene, perché nel momento che lui si è fatto aprire la porta e mi ha spintonata sono caduta a terra“.
Fino a ieri pomeriggio la titolare è stata ricoverata in ospedale, ma ha trovato la forza di reagire. Si tratta di istanti difficili, episodi che ormai sono all’ordine del giorno. E a volte negli istanti concitati di una rapina, le reazioni umane possono essere imprevedibili. La crisi che attanaglia il nostro Paese pone la necessità di una profonda riflessione, gli episodi di rapina sono in aumento anche per questo e le persone coinvolte rischiano quotidianamente l’esistenza, a volte persino per dei bottini irrisori.
Io cercherei tra gli addetti ai lavori.
🙂