di MARIO RAIMONDO
VILLARFOCCHIARDO – Diciamolo chiaramente: ci voleva! Ci voleva un anno come questo 2015 per riportare un po’ di ottimismo nel mondo della castanicoltura valsusina, che dopo l’anno zero (sarebbe anche meglio dire… gli anni…) è al giro di boa dell’anno uno. Anno uno nel senso di una ripresa della produzione, dopo i guai creati dal Cinipide Galligeno, la famigerata ‘vespa cinese’ che mani improvvide portarono in Occidente dalla lontana terra del Dragone e che sembrava dover essere la Caporetto del comparto.
Ed invece non è andata così e, pur restando presenti tutti i problemi ‘generazionali’ che affliggono i castanicoltori, una luce si è accesa al fondo del tunnel. Finalmente sono riapparsi sugli alberi i ricci e le prelibate castagne tornano a colmare secchi e cestini, facendo bella mostra di sè dopo anni di forzata latitanza. Ce lo conferma Valerio Miletto, che raccoglie nel suo fondo poco sotto Piancampo: “Quest’anno finalmente sono ritornati i marroni ed il raccolto promette bene, con una quantità di frutti che non si vedeva da anni. Anche la pezzatura è soddisfacente, nonostante qualche frutto denoti una non perfetta forma, una ‘mancanza di saturazione’ tra buccia e polpa, causata probabilmente da qualche anomalia climatica patita dalle piante durante la torrida estate”.
Estate sicuramente torrida e che però ha, almeno in parte, contribuito al risultato finale positivo del raccolto. Lo confermano Elvis Tomassone e Luigi Versino, ammassatori rispettivamente della “Giancarlo Ballario” di Cuneo e della “Cavargna Vec” di Bussoleno. “I segnali sono incoraggianti – dicono – perchè veniamo da anni in cui si è raccolto pochissimo… Oggi si respira di nuovo un’aria, improntata ad un prudente ottimismo sia sul fronte della quantità che della qualità del prodotto conferito, per cui possiamo ritenere che questo 2015 sia l’anno della svolta per la castanicoltura valsusina”.
Ed era davvero ora. Perchè l’alternativa immediata era l’abbandono dei boschi ed il trionfo del cupo gerbido con tutte le conseguenze che ne deriverebbero. Ma non sarà così: lo dimostrano i cassoni pieni di castagne pronte per la spedizione e destinate al diventare la base per tante prelibatezze. Lo dimostrano i tanti castanicoltori tornati al raccogliere i marroni nei boschi. Lo dimostrano i boschi stessi che, seppur madidi di pioggia, quasi completamente privi di quelle brutte galle, sembrano anche loro di nuovo voler sorridere.