RIVOLI, TRE GIOVANI WRITERS RENDONO PIÙ BELLO IL QUARTIERE BORGONUOVO / GUARDA LE FOTO

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murarte

di ELEONORA DELNEVO

RIVOLI – Capita spesso e alla maggior parte di noi di camminare per le strade della nostra città e,osservando i muri intorno a noi, di assistere al degrado urbano messo in atto da numerosi vandali. La risposta a questo problema arriva a Rivoli con il progetto MurArte, partito nel 2000 dalla città di Torino e esteso poi a cittadine limitrofe. L’obiettivo del progetto artistico è quello di abbellire la città e di disporre spazi ai writers per trasformare un atto vandalico o più semplicemente un muro anonimo in una vera e propria opera d’arte. Al programma può partecipare chiunque abbia conseguito un patentino da writer e abbia preso parte al concorso per MurArte. 



Di recente, protagonista dell’impresa di abbellimento è stato il quartiere rivolese di Borgonuovo, per il quale sono entrati in scena nel mese di ottobre 2015 tre giovani writers: Matteo Raviola, Riccardo Zanchetta e Lorenzo Zanini. A parlare con noi di ValsusaOggi è Matteo Raviola, che aveva già contribuito qualche anno fa all’opera di miglioramento dell’estetica urbana con un murales sempre nella zona di Borgonuovo. Questa volta l’area prescelta è stata quella circostante la scuola Sabin e di conseguenza, come ci spiega Matteo, i destinatari dell’opera sono stati proprio i bambini. Bambini che devono essere considerati speciali, come quello raffigurato dal giovane writer. Matteo infatti ha voluto rappresentare il valore e il potere dell’immaginazione, aspetto che caratterizza i piccoli mentre manca spesso negli adulti. Inizialmente l’opera avrebbe dovuto raffigurare dei bambini-supereroe ma quest’idea è poi stata declinata perché, come ci spiega Matteo, il messaggio non avrebbe esaltato il valore del bambino. “I bambini non hanno superpoteri ma il loro potere è quello dell’immaginazione”, afferma l’artista. In questo modo ogni bambino potrà passare davanti al suo disegno e riconoscersi negli occhi blu e sognanti del fanciullo, che non sono rivolti verso l’osservatore ma che guardano al futuro. Il bambino dell’opera diventa così la metafora del potere di tutti i bambini di saper guardare al futuro attraverso l’immaginazione e il sogno che portano lontano, affinché si possa realizzare e non solo immaginare un futuro migliore. L’artista, come ci racconta, è riuscito a ritrovare il bambino in sé per disegnare quegli occhi grandi e volti al futuro e le macchie di colore che circondano il fanciullo e che rappresentano tutte le diverse sfumature dell’immaginazione. Per questo Matteo spera che anche “noi grandi” possiamo riuscire a essere colpiti dall’opera, cercando di osservarla con gli occhi del bambino in noi.

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