di ANDREA MUSACCHIO
SANGANO – Alla fine sarà ricorso al Tar. La famiglia di Martina Cipolla, ragazza con la sindrome di Down, a cui è stata negata la legge 68/99, agirà per vie legali. Dopo l’incontro tra la famiglia e il direttore di Medicina Legale, il dottor Massazza, tenutosi venerdì 14 febbraio, si attendeva solamente il colloquio tra il medico legale di parte e lo stesso direttore, per decidere tutti insieme quali azioni intraprendere. Un colloquio, però, che non c’è mai stato.
“Ieri il nostro medico legale ha provato a chiamarlo (si riferisce a Massazza, ndR) – spiega la mamma di Martina, Barbara Corà – non ha avuto alcuna risposta. Ha anche lasciato un messaggio in segreteria. Ma ad oggi, precisamente alle 14, nulla. Il silenzio più assoluto. Quindi credo che la storia abbia avuto un triste epilogo. Tra l’altro è stato il direttore Massazza a chiedere, tramite noi, di mettersi in contatto con il nostro medico legale. Ieri, ossia il primo giorno lavorativo della settimana, il nostro medico ha provato a contattarlo, ma non ha ricevuto nessuna risposta. Vista la loro volontà a parlarci, noi abbiamo accettato. L’avevamo presa come un’apertura”.
Barbara aggiunge: “Siamo delusi. Credo che la rabbia l’ho tirata fuori tutta. Sono delusa dai piani alti. Perché ancora una volta chi paga le conseguenze sono i nostri figli. I nostri ragazzi non sono un numero. Sono delle persone, e come tali devono essere trattati. Ero convinta, soprattutto dopo il colloquio di venerdì, dopo mi era stato detto che Martina aveva le competenze per essere collocabile, che si concludesse tutto in maniera diversa. Mi aspettavo che l’esito venisse ribaltato. Tutti possiamo commettere un errore, solo chi non fa nulla non può commettere errori. Tutto è possibile. Però, a tutti gli errori c’è rimedio. Nel momento che mi viene detto che c’è stato un errore, mi aspetto che si cerchi di rimediare, senza complicare ulteriormente il percorso di Martina. Lei è arrabbiata. Era convinta che questa cosa fosse chiusa”.
La famiglia Cipolla sarà seguita dall’avvocato Marialuisa Turlione e dal medico legale Pietragalla della Cpd (Consulta per le persone in difficoltà di Torino). Molto probabilmente il ricorso sarà depositato entro questa settimana: “Tutto può succedere. Per ora io sono alle strette. I tempi stanno per scadere, e io di tempo ne ho lasciato abbastanza. Il verbale è del 18 settembre. Il 18 marzo scadono i 6 mesi di tempo per presentare ricorso. Ho aspettato fino all’ultimo, convinta che anche la medicina legale riparasse il proprio errore. Con le carte che ho portato venerdì, mi è stato detto che c’erano delle incongruenze. Tra le relazioni e l’esito finale. Sono loro che hanno detto che “ci sono dei casi di ragazzi con sindrome di Down incollocabili, ma questo non è il caso di sua figlia”. Sono stati loro a dirlo, non io”.
Nel frattempo sono diversi i messaggi di affetto arrivati a Martina sui social network. Dall’Italia, ma anche dall’estero. La campagna web, ideata dalla mamma di Marty, con l’hashtag #iostoconMartina è diventato ancor più virale col proseguire dei giorni: “Noi continueremo. Ci sono tanti casi come Martina. Tante persone che non sanno come muoversi, o che hanno paura. Noi diamo voce a questi genitori e a questi ragazzi” ha concluso Barbara Corà.
Nella giornata di domenica, 16 febbraio, Martina ha esordito nello stile a farfalla, conquistando l’argento nella piscina di Casale: “Beh, non male per una ragazza che, secondo la commissione di medicinale legale del distretto di Giaveno, ha un uso limitato di braccia e gambe” ha commentato ironicamente la mamma.
Per fortuna esiste la magistratura.
Incredibile,mi dispiace per la ragazza!
Eh vero c’e’ la magistratura che pero’ per cio’ che riguarda i sentimenti di un individuo più o meno fragile puo’ fare poco. Perche’ restera’ sempre un dispiacere anche se verra’ risolto.
sarebbe ora che esistesse anche il buonsenso dei medici legali, cosa che mi sembra manchi in troppe occasioni.
Non si puo decidere sul fututo dei nostri figli con una visita frettolosa di pochi minuti