Pochi sindaci all’incontro con l’assessore regionale Saitta oggi a Sant’Antonino, la maggior parte ha preferito snobbare questo convegno, in attesa di poter incontrare l’assessore regionale in una sede istituzionale. Era un appuntamento organizzato da Ferrentino, contestato da una cinquantina di No Tav, appostati fuori dalla palestra per tutta la durata del convegno. Un cordone di carabinieri stava schierato a difesa dell’accesso alla palestra di via Abegg, perché l’ingresso era ad inviti, selezionati dallo stesso Ferrentino tra sindaci, amministratori locali, dirigenti Asl e alcuni cittadini.
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Ma la partecipazione di amministratori valsusini è stata scarsa: sei sindaci (De Marchis di Oulx, Borgis di Bardonecchia, Ollivier di Chiomonte, Preacco di Sant’Antonino, Blandino di Rubiana, Galliano di Chianocco), e altri sei/sette tra vicesindaci e consiglieri comunali di maggioranze (Suppo di Condove, il vicesindaco di Borgone, Russo di Chianocco, Rustichelli di Sestriere, Beccaria di Giaveno, Ruzzola di Buttigliera), più qualche consigliere di minoranze di altri paesi (Gonella di Almese, ecc).
I No Tav hanno atteso anche la fine del convegno per contestare l’uscita di Saitta, tirando palle di neve all’auto, con i carabinieri schierati in difesa. Durante l’incontro, altri attivisti hanno fatto azioni di disturbo battendo con ombrelli e pugni contro le finestre della palestra, all’esterno, mentre dentro parlavano Saitta, Ferrentino e Boeti, dopo il saluto del sindaco Preacco.
A proposito del ricorso al Tar di Plano e gli altri sindaci, Saitta ha lanciato una riflessione che sa di avvertimento: “Per salvare il punto nascite di Susa, i sindaci rischiano di perdere tutto l’ospedale. Per legge infatti, per avere un ospedale di area disagiata a Susa, dovrebbe esserci la distanza di 90 minuti di auto dal primo ospedale più vicino (Rivoli), e comunque sia avere un solo reparto, ossia medicina. Mentre noi in delibera ne abbiamo previsti tre, mantenendo chirurgia e ortopedia. Se il Tar annullasse la nostra delibera, significherebbe che dovremo attenerci a quanto prevede la legge”.
Sul punto nascite, è ormai certa la chiusura e non c’è “possibilità di mediazione”, perché secondo l’assessore “non è sicuro per la donna, essere ricoverata in un ospedale che fa 140 parti l’anno. Trovatemi un ginecologo che lo sostenga. Io non ne ho trovato nemmeno uno”.
L’assessore regionale ha poi detto che “la concezione del posto letto in ospedale è del secolo scorso, perché ormai di si può curare in maniera alternativa, senza andare nei presidi ospedalieri. Ognuno deve avere la sua specializzazione, il mondo è cambiato”.
Durante l’incontro sono emerse numerose perplessità. Nazareno Maiolo, del Comitato a difesa del Punto nascite di Susa, ha chiesto a Saitta: “Non vi vergognate di chiudere questo servizio, quando sapete benissimo che in Val Susa ci sono paesi di alta montagna, con donne che saranno costrette ad andare a partorire a Rivoli? Pensate alla situazione meteo di questi giorni, con le forti nevicate e altro. Se a una donna incinta si rompono le acque a Giaglione o più in alto, come fa ad arrivare a Rivoli in tempo? Sarà costretta a partorire in autostrada come accaduto mesi fa ad una famiglia marocchina?”.
Altra contraddizione politica riguarda la posizione politica del Pd, che nel 2012/2013 quando era all’opposizione in Regione a Cota, aveva deciso di difendere il punto nascite di Susa schierandosi contro la chiusura, “mentre adesso siete proprio voi a farlo morire” ha aggiunto Maiolo rivolgendosi a Saitta, Boeti e Ferrentino.
Infine, ma non ultima, la questione dell’improvviso calo di parti che a Susa nel giro di un anno, sono improvvisamente diminuiti da circa 400 a meno di 150: “C’è qualcosa di strano, qualcuno non ha fatto bene il suo lavoro, oppure no?” ha detto il rappresentate del comitato. È stato anche ricordato all’assessore regionale che è una fesseria ed una falsità
definire il punto nascite di Susa non sicuro, “visto che il 70% del personale che lavora al suo interno opera anche a Rivoli”.
Lo stesso tema è stato ripreso dal sindaco di Oulx De Marchis: “Mi sono sempre schierato in difesa dell’ospedale, ma aldilà di tutto, sarebbe opportuno indagare sull’improvviso calo di parti a discapito di Susa, perché è una vicenda strana. Come Alta Valle, siamo solo in 11mila abitanti, ci tengo a ribadire che chi governa non può utilizzare il criterio dei numeri per garantire i servizi sanitari e in altri settori, perché altrimenti saremo sempre perdenti”.
L’intervento più acceso, e che ha preso vari applausi, è stato quello del consigliere regionale dei 5 Stelle, Stefania Batzella, che da anni si batte per difendere i servizi sanitari in Valle di Susa e nel Torinese. “È ora di dire la verità sui tagli che state facendo in Val Susa” ha detto la consigliera rivolgendosi a Saitta, che ha definito la delibera della Regione “scellerata”, contestata dalla stessa maggioranza del Pd perché “non è stata approvata neanche in consiglio regionale, pur essendo un atto programmatico, l’hanno decisa da soli in giunta”.
Batzella ha smentito Saitta quando ha definito Susa un ospedale di territorio: “Bisogna dire la verità, il declassamento prevede che Susa sia ospedale di area disagiata, mentre l’ospedale di territorio è un’altra cosa”.
E poi l’attacco al direttore dell’AslTo3, Gaetano Cosenza, presente al tavolo dei relatori di fianco a Saitta: “Fossi in lei, dottor Cosenza, mi vergognerei a stare seduto in quel posto” ha detto Batzella “in tutti questi anni ha fatto tante promesse sul punto nascite di Susa, che poi non ha mantenuto. Si vergogni”.
La Batzella è stata poi frenata da Ferrentino, che poco elegantemente le ha strappato il microfono di bocca: “Sono io che organizzo il convegno, qui non è casa tua – ha detto il consigliere regionale del Pd – non si deve offendere il direttore generale Asl, nè fare comizi, si limiti alle domande”. La Batzella ha quindi chiesto a Saitta di sapere con esattezza quanti posti letto avrà l’ospedale di Susa dopo la riforma: questione a cui l’assessore non ha dato risposte chiare: “Lo definiremo in futuro con l’azienda sanitaria, ma ci impegneremo” ha promesso Saitta.
Una buona proposta è arrivata dal vicesindaco di Chianocco, Russo, che ha lanciato l’idea di un nuovo polo oncologico in Val Susa, “per permettere ai malati di tumore, pensando agli anziani e non solo, di potersi curare più vicino ai loro paesi, senza andare fino a Venaria e Candiolo”. L’idea è stata accolta da Saitta: “Parliamone, sono disponibile”. Secondo indiscrezioni, per questo servizio sarebbero disponibili Avigliana e Sant’Antonino.
Al termine del convegno, nuove contestazioni a Saitta, che è uscito in auto sotto il lancio di palle dei neve e gli insulti dei No Tav, tenuti a distanza dai carabinieri.