SANT’AMBROGIO – Poche bancarelle e scarsa affluenza ieri, domenica 20 novembre, alla festa patronale di Sant’Ambrogio. Un San Giovanni “sottotono” dal punto di vista commerciale, come spiegano alcuni negozianti, soprattutto quelli con l’attività in via Umberto I, nel cuore del centro storico. “Il Comune non tiene conto del fatto che i commercianti esistono solo se lavorano; qualche bancarella c’era, ma in via Umberto I sembrava di essere nel Bronx. Gli ambulanti erano ammassati principalmente su via Caduti. Qui invece, trovano sempre la scusa “Se deve passare un’ambulanza o i vigili del fuoco…”, in altre zone questo problema non esiste”.
La colpa è dell’organizzazione? Del brutto tempo e del freddo? Gli anni scorsi c’erano gli stessi problemi e i medesimi enti preposti all’organizzazione, ma la patronale di Sant’Ambrogio è sempre stata un successo, con le vie affollate e colorate da bancarelle di ogni genere.
Il sindaco Dario Fracchia non ha saputo darci una soluzione: “Passeggiando tra le vie di Sant’Ambrogio, ieri ho notato anch’io la poca presenza di bancarelle rispetto agli anni scorsi, ma non so quale sia il motivo preciso, bisognerebbe chiedere spiegazioni agli organizzatori, la Società Abbadia e la Pro Loco: sono loro che contrattano con le varie bancarelle, non è il Comune che decide”.
Come ogni piccolo paese, anche Sant’Ambrogio ha molto a cuore la festa del Santo Patrono, e quello di San Giovanni è sempre stato un grande evento aggregativo ed entusiasmante per la comunità, sia dal punto di vista spirituale – con la processione e l’investitura dell’Abbà – e sia dal lato commerciale, grazie alla fiera mercato che da tanti anni richiama non solo i residenti, ma anche migliaia di curiosi e visitatori. Quest’anno però, qualcosa è andato storto, come ci spiega il presidente della Pro Loco, Renato Adorno: “È vero, ieri il numero di bancarelle è stato inferiore, come minore è stata l’affluenza di persone. Quest’anno purtroppo però, in concomitanza con il nostro San Giovanni, si è festeggiata Santa Caterina, e molte bancarelle hanno scelto Rivoli come giorno di fiera, oltre alle varie manifestazioni nei dintorni di Torino”. Adorno continua: “Il fatto è che in via Umberto I passa la processione e l’Abbà a cavallo, quindi c’è poco spazio per le bancarelle. Proprio per questo, nel giorno di San Giovanni c’è un terzo dell’affluenza rispetto, per esempio, al Meliga Day, quando alcune restrizioni non sussistono”. Con ottimismo e soddisfazione comunque, Adorno precisa: “Nonostante il brutto tempo e le poche bancarelle nel centro storico, ieri ha avuto un successo inaspettato la finale di dama in piazza XXV Aprile: rispetto agli anni passati, sono stati molto più numerosi i giovani che vi hanno partecipato, senza dimenticare lo spettacolo eccezionale degli sbandieratori della Città di Grugliasco e i vari appuntamenti organizzati dalla Società Abbadia. Molto apprezzato il concerto di sabato sera in chiesa e sempre importante per la comunità il partecipato discorso con l’investitura dell’Abbà, sul sagrato della chiesa, nel pomeriggio di domenica”.
Il disagio però è stato forte tra i negozianti, abbiamo infatti chiesto al presidente dell’Associazione Commercianti e Artigiani di Sant’Ambrogio come hanno vissuto la fiera mercato. “È stata una giornata pessima – ci spiega il presidente dei commercianti, Barbara Riva – la gente cerca contesti diversi, più organizzati ed innovativi, se chi organizza non vuole recepire il messaggio, deve avere la forza di non fare più la fiera”. E ancora: “Le fiere sono come un trattore per i paesi, bisognerebbe capire le scelte che gli organizzatori adottano. Anche se quella di San Giovanni è una festa con un forte carattere spirituale e nel corso del tempo l’attenzione è sempre andata al fattore religioso e all’Abbà, non è mai venuto meno l’aspetto commerciale. Sicuramente, i tempi sono cambiati per tutti, e alla luce dell’insuccesso di ieri, a mio avviso bisognerebbe adottare un semplice metodo: o si organizza bene una fiera mercato o non la si fa del tutto, dedicando la giornata esclusivamente alla patronale. Questa si chiama coerenza”. Riva conclude, spiegando che è più che giusto valorizzare l’aspetto spirituale dell’evento, ma dà voce ai commercianti, spiegando che a monte ci sarebbe un problema di metodo di comunicazione tra l’amministrazione, le associazioni e i vari enti di Sant’Ambrogio: “In un paese come il nostro, dove ci sono 4 negozi che con le unghie e con i denti lottano per sopravvivere, invece di tenere aperta un’attività in una giornata dove non c’è incasso, sarebbe meglio abbassare le serrande, se si contano anche le spese vive quali riscaldamento, luce, merce e tutto ciò che ne consegue”.