STORIE DELLA RESISTENZA IN VALSUSA E VAL SANGONE: “NON DIMENTICHIAMO I NOSTRI PARTIGIANI”

Condividi
FacebookTwitterWhatsAppMessengerEmailLinkedIn
Foto dal volume del “Centro Italiano per la fotografia” di Torino

di RENZO CANALIA

AVIGLIANA – In alcuni musei di Torino, come il Polo del ‘900 e il Museo diffuso della Resistenza, oppure sulle targhe che segnano i percorsi e i luoghi della Resistenza in Piemonte, sia nelle strade delle città e sia lungo i sentieri di montagna, ci imbattiamo in fotografie relative ai protagonisti della lotta di Liberazione dal nazifascismo impegnati in azioni di combattimento, in momenti di tregua e di riposo di singoli partigiani e di gruppi di essi, oppure in classiche pose fotografiche in studio, che contengono significati da scoprire e informazioni che, ad un primo sguardo, non sono stati compresi del tutto, ma solo parzialmente. Nel 2015 CAMERA, il “Centro Italiano per la fotografia” di Torino, ha pubblicato un prezioso volume fotografico dal titolo “ Fischia il vento urla la bufera. I partigiani della Valsangone, 1943-1945”, con numerose immagini spesso inedite, provenienti da archivi privati di partigiani o dei loro famigliari, preceduto da una prefazione di Piero Fassino e con un testo critico dello storico Gianni Oliva, che colloca le vicende delle bande partigiane locali, nel contesto più allargato dell’occupazione tedesca della provincia di Torino, dopo l’8 settembre 1943, e della collaborazione fascista alle azioni di repressione, ai rastrellamenti e alle fucilazioni o esecuzioni sommarie, che hanno segnato con violenza la vita di molti paesi delle nostre valli alpine, da Giaveno fino ai confini con la Francia, in Alta Valle di Susa: troviamo nelle pagine del testo i volti diversi della vita partigiana, l’attesa preoccupata per l’arrivo delle forze nemiche, i nascondigli tra le rocce sulla montagna, le baite in cui trovare riparo o il cibo della giornata, i valloni dove ritrovarsi alla sera a parlare o cantare, con fotografie dei comandanti partigiani più conosciuti. Tra questi il maggiore del battaglione “Val Chisone” Luigi Milano nascosto da Italo Allais nel suo ristorante “Lago Grande” di Avigliana, i tre ufficiali che lo avevano seguito, Carlo Astegiano, Nino Criscuolo e Sergio De Vitis (Lettopalena [Chieti] 1920-Sangano [Torino] 1944) ufficiale degli Alpini caduto durante l’assalto alla Polveriera di Sangano il 26 giugno 1944, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, arrivando a Giulio Nicoletta che raggiunge Forno di Coazze con il fratello Franco, ad Eugenio Fassino studente di economia e commercio che con un gruppo di giovani da Avigliana si sposta sulle alture della Valsangone. Altre fotografie ritraggono Felice Cordero di Pamparato il comandante “Campana” ( Torino 1919- Giaveno 1944) catturato e impiccato a Giaveno il 17 agosto del 1944, insignito di Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, Giuseppe Falzone, Federico Tallarico, Guido Usseglio, Guido Quazza diventato in seguito uno dei maggiori storici della lotta di Liberazione, Carlo Carli sottotenente di artiglieria alpina (Pontebba [Udine] 1920- Avigliana [Torino] 21 gennaio 1944) tradito da una spia e caduto in un agguato fascista alla stazione di Avigliana: i giovani della Resistenza si muovevano dal Col Bione a Roccia Corba, dalla Conca del lago Blu alla Borgata Tessa, mentre alle prese Garello aveva la sua sede il Comando della 41° Brigata Garibaldi “Carlo Carli”. Numerose fotografie di gruppo sono di partigiani cecoslovacchi e russi, altre di volontari di Buttigliera Alta e di Avigliana, e tra queste alcune attirano di più l’attenzione per i nomi riportati nelle didascalie, come quella degli “Aviglianesi” e di un luogo come il bosco di Monte Cuneo, in cui riconosciamo dei giovani ventenni, compagni di lotta partigiana in quei giorni ma che un tragico destino o meglio la violenza nazifascista avrebbe di lì a breve diviso per sempre. Emblematica si impone l’immagine senza data, ma collocabile prima del 10 maggio 1944, in cui si vedono dodici partigiani, e nove di questi sono nominati nella didascalia, che riassume in alcune brevi parole intere esistenze, arrivate a toccare la storia di Avigliana e le sue amministrazioni comunali fino agli anni Ottanta del dopoguerra, quando divenne sindaco tra il 1975 e il 1983, uno di essi, il giovane combattente Carlo Suriani. Sono indicati in alto a sinistra, Renzo Suriani, Lorenzo Servi, Paolo Ruffino, Domenico Micheletta, Oscar Borgesa, Lino Tomasella, Giovanni Suppo, Renzo Portigliatti, Carlo Suriani, senza altri riferimenti di luogo e data ma di certo, in quella primavera-estate del 1944 quattro di loro, in modi e tempi diversi perderanno la vita, anche lontano dall’Italia: è questo il caso di Renzo Suriani, nato ad Avigliana il 26/3/1923 che venne arrestato dalle SS tedesche il 26/11/1944, trasferito da Torino a Bolzano e tra l’8 e l’11/1/45 condotto a Mauthausen, come prigioniero politico con numero di matricola 115.732: verrà trasferito quindi a Gusen dove morì il 30/4/1945. Dal 2017 una pietra d’inciampo in via San Pietro n. 26 ad Avigliana, di fronte alla sua abitazione, fa memoria del suo tragico sacrificio. Durante un rastellamento tedesco tra il colle Braida e il Col Bione, nelle prime ore del 10 maggio 1944, la brigata di Eugenio Fassino fu coinvolta in violenti combattimenti con alcuni caduti, e tra i partigiani del plotone guidato da Lino Bressan, nel tentativo di rientrare alla borgata Mamel, anche Domenico
Micheletta (nato a Mezzenile il 3 agosto 1924) viene ucciso: dal 1985 un monumento ricorda i combattimenti e la partecipazione di volontari di altri paesi europei alla lotta di Liberazione. Il 13 luglio 1944 venne attaccata da un gruppo di partigiani in Valle d’Aosta, un’auto di ufficiali tedeschi, tra cui il colonnello Schmidt comandante militare della piazza di Aosta, e per rappresaglia vengono trasferiti, con la complicità del battaglione San Marco della RSI, 11 prigionieri dalle carceri Nuove di Torino in Valle d’Aosta, russi, ucraini e cinque italiani tra cui l’aviglianese Giovanni Suppo (nato il 26/6/23), “operaio alle Ferriere di Buttigliera” partigiano nella 41° Brigata Garibaldi Carlo Carli dal 6 marzo ’44: tutti saranno fucilati la sera del 18 luglio 1944, al bivio fra Nus e Fénis, e a Giovanni Suppo fu riconosciuta la Medaglia di bronzo al valor militare alla memoria. Aveva appena19 anni Oscar Borgesa (Avigliana 21/11/24), il più giovane tra i compagni caduti ritratti nella fotografia, quando durante una missione “rischiosissima” nella periferia di Torino, venne colpito mortalmente in via Nizza a Torino ad un posto di blocco fascista, verso le tre del mattino di sabato 5 agosto 1944, come raccontato in due lettere di condoglianze alla famiglia, scritte da Giulio Nicoletta il lunedì seguente e da Eugenio “Geni” Fassino il 20/8/44: con Decreto Presidenziale del 15 dicembre 1966 gli venne concessa la Medaglia d’Argento al valor militare alla memoria, per “attività partigiana”. Lino Tomasella “Podestà” (Vittorio Veneto 30/4/24), Lorenzo Servi (Avigliana 5/11/25), Renzo Portigliatti (Avigliana 2/12/25) facevano parte della brigata Ferruccio Gallo, mentre Paolo Ruffino (Orbassano 17/9/26), a cui si devono molte delle fotografie partigiane del libro, insieme ad altre del giornalista e volontario cecoslovacco Frantisek Simek, era inquadrato nella 41° Brigata d’Assalto Garibaldi “Carlo Carli”, la stessa di Carlo Suriani (Cincio) che aveva il ruolo di vice-comandante di Brigata e che sostituì il comandante Vincenzo Blandino quando venne catturato dalla Folgore repubblichina, all’inizio del 1945. Questa formazione nel mese di marzo 1945 comprendeva 250 partigiani e durante la discesa verso Torino del 25 aprile, nella zona di Grugliasco cadono gli intendenti Berta e Fede mentre il cappellano dei partigiani, Don Caustico, impegnato in una difficile mediazione verrà fucilato dai tedeschi in fuga il 30 aprile 1945 insieme ai 66 Martiri di Grugliasco. Terminata la liberazione di Torino la brigata “prese alloggio presso l’opificio Areonautica d’Italia” quindi rientrò a Rivoli e nei centri della prima Valle di Susa come Avigliana, Sant’Ambrogio e Sant’Antonino. Il 6 maggio 1945, in varie immagini, si vedono i visi sorridenti delle donne e dei giovani della Resistenza sfilare in via Roma a Torino, tra una folla di cittadini, famiglie intere, con molte donne in prima fila che applaudono incredule e orgogliose. Una relazione sullo “Stato giuridico della Brigata Carlo Carli” nell’archivio ANPI di Avigliana, si chiude con le parole: “Dal 14 Maggio all’8 Giugno 1945, previo versamento integrale delle armi alle Autorità preposte, la Brigata viene smobilitata”.

FacebookTwitterWhatsAppMessengerEmailLinkedIn
Condividi
© Riproduzione riservata

5 COMMENTI

  1. Purtroppo ora al governo abbiamo politici che nei loro studi privati hanno statue del dittatore carnefice , di ebrei italiani e non solo, oltre a migliaia di italiani passati nei forni crematori per compiacere a quell’ altro pazzo criminale tedesco.

    • Il baffone sanguinario e criminale non ha governato l’Italia. Mentre il benito ha mandato migliaia di italiani nei camini dei forni crematori. E continuate a difenderlo.

  2. Negli autogrill vendono busti di mussolini. Gli italiani non capiscono un kz degli errori fatti. Per forza che quando ci rechiamo all’ estero ci vedono come una runsa nelle mudande.

Che cosa ne pensi? Scrivici la tua opinione

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.