di MARIO RAIMONDO
E’ tornata recentemente dal natio Cilento, passando da Rocca Imperiale dove Mogol – paroliere di Lucio Battisti – ed Alessandro Quasimodo, figlio di Salvatore, premio Nobel per la letteratura 1959, l’hanno premiata nel concorso di poesia Il Federiciano.
Ed ora è già in procinto di partire per la montagna ,altrove, ad ascoltare il vento e le sue parole… Maria Lembo, poetessa villardorese è così, sempre in movimento, volitiva e sognatrice….M’accoglie nella sua casa villardorese in una sera di pioggia col ticchettio delle gocce d’acqua sui vetri, tra i suoi libri e le suppellettili, le foto, che come parole, raccontano in immagini, l’apparenza e la realtà delle cose, l’attimo che sembra eterno e si fa breve come l’istante di una parola, ed infinito, come l’inchiostro di un monito: corri…vivi …raccogli e custodisci in uno scrigno il tuo sogno.
Come se fosse un filo d’oro, fanne un ricamo su di un panno, del giorno presente, di quello futuro, della memoria… Memoria… Rimembra: “Rivedo quella ragazzina di quel mio Sud, tragico e bellissimo, fatto di luci e d’ombre come quello immortalato, ‘adagiato’ nelle parole dure e struggenti di Carlo Levi… Io belloccia, la figlia ‘del padrone’, la vita come un tratto di sentiero già segnato da altri, forse il fato, forse la tradizione…Ma io penso … sogno, agisco, scrivo.
Se semini un pensiero raccogli un’azione, se semini un’azione raccogli un’abitudine, se semini un’abitudine raccogli un destino. Io voglio il mio destino, io lo scrivo; non voglio altri lo scrivino per me…Devo partire, vedere e provare un altro modo di vivere ,perché quello del poeta è sempre un viaggio, un’ esplorazione dei moti dell’animo. La vita poi ,con i suoi alti e bassi ha momenti rudi, e se l’arte di vivere non te la possono insegnare allora l’impari da sola: ma mai devi permettere che qualcuno tarpi le ali del tuo sogno, che è volo di libertà come il battito d’ala del gabbiano sul mare o dell’aquila sulla rupe. Ed io amo l’infinità del mare che si perde fino all’orizzonte a toccare il cielo, e la gagliarda vetta che si staglia come monolite sino a sfiorare il cielo, perché entrambi portano i sussurri e le grida del vento che sono l’inchiostro del poeta”.
Maria Lembo parla, racconta, legge le poesie, parole che sono preziose come la pioggia d’estate al tempo dell’arsura: i suoi (sinora) tre libri, sanno colpire al cuore ,perché ispirati dalla genuinità. Genuinità nelle prose, nelle rime, che fondamentalmente narrano lo stupore davanti alla bellezza racchiusa nella natura e nel mistero della vita ….T’accorgi che la vita è davvero unica e bella perché – come ha scritto Marcella Filippa nella prefazione di ‘Momenti dell’Anima’- va vissuta fino in fondo , in ogni istante e in ogni attimo, unico ed irripetibile…
Come ha fatto e fa Maria Lembo …Una ‘ self made woman ’,che con la forza grande delle donne sempre in continuo divenire su di un foglio ancora intonso cerca parole che illuminino questi tempi bui di grande scoramento. E davvero ci riesce scatenando quell’empatia che forse solo i poeti sanno creare… Al commiato – mentre ricorda ancora una volta che l’importante è l’inseguire i propri sogni perché essi sono la terra su cui germogliano i semi della speranza – aprendo la porta sul cortile, l’abbraccio di un sorriso sincero sembra contagiare anche la pioggia che cadeva copiosa dal cielo…
Non vi e più la nuvola plumbea e cupa. Sembra l’aria sia tersa, chiara e pura. Come se a Villardora stasera ci fosse il sole anche di notte.