di CATERINA AGUS
SUSA – Nelle scorse settimane a Susa ha chiuso definitivamente i battenti uno dei negozi storici della città, la panetteria Paschero. La panetteria era stata avviata intorno al 1900 dalla famiglia Ugetti, in seguito era passata nelle mani della famiglia Bertolo, negli anni della guerra, e successivamente dei Brunetto, fino agli anni ’60, quando l’attività era stata rilevata da Paolo e Angelo Paschero, due fratelli gemelli provenienti da Mondovì insieme a Liliana e Silvia, le rispettive consorti. Si trattava di un lavoro fatto di sacrifici, fatica e molte rinunce.
“Pochi sono disposti ad accettare i sacrifici che il nostro mestiere comporta, come l’orario notturno, magari lavorare in certi giorni festivi e di vacanze o in periodi meno appetibili, perché nella stagione si deve lavorare – afferma Marco – nel mio lavoro, si iniziava intorno a mezzanotte e si finiva per le ore 10 del mattino del giorno dopo, ma anche se rispetto ad un tempo l’attività è meno faticosa, pochi vogliono fare il panettiere. Diciamo che la tecnologia permette oggi di lavorare di giorno fermando la lievitazione grazie ad impianti computerizzati e il mattino dopo si può terminare con la cottura ma non sono in molti ad essere disposti ad investire su queste attività artigianali. Purtroppo non abbiamo trovato nessuno a cui vendere la licenza, così l’abbiamo restituita. Il nostro è un lavoro faticoso e non c’è più il ritorno economico di una volta: la grande distribuzione strozza i piccoli panettieri. Inoltre, il consumo di pane è notevolmente diminuito: anni fa era una presenza essenziale in tavola, oggi non è più così”.
Sicuramente il lavoro era tanto, ma vi erano anche tante soddisfazioni, perché la panetteria non era solo un negozio, ma era un luogo di ritrovo e di socializzazione. Marco ricorda vividamente gioie e dolori condivisi all’interno della sua attività: dai matrimoni alla nascita di un figlio, al dolore per un lutto. Perché il pane non è soltanto un alimento che si ottiene mescolando acqua e farina, ma porta con sé memorie, simboli e tradizioni che superano la necessità di sfamare il corpo. Di certo lasceranno un grande vuoto la gentilezza e l’operosità di una famiglia di panettieri che per anni hanno rifornito di pane le case dei segusina e di molti abitanti dei paesi vicini.
Visto che la licenza una volta restituita si può ottenere gratis ma perché qualcuno avrebbe dovuto comperarla???
Lisa, tipico ragionamento da speculatore valligiano…peccato che chi dovesse aprire ex-novo andrebbe incontro a spese e adempimenti di legge ( in estrema sintesi) che, rilevando la licenza già insistente sul locale eviterebbe…soprattutto in immobili vetusti e in attività di trasformazione e somministrazione alimenti. Senza contare l’affiancamento iniziale dei vecchi proprietari che così viene a mancare. Comunque aspettiamo con piacere l’inaugurazione della tua nuova panetteria..
Preciso…………
Ma i figli e nipoti? Mandarlo avanti loro?
Classico ragionamento da valligiana fuori epoca… vuoi mettere rilevare un’attività già avviata con aprirla nuova? Quello che spenderà un eventuale interessato nel rimettere tutto a nuovo lo avrebbe potuto dare ai vecchi proprietari, dai quali avrebbe anche rilevato buona parte della clientela.