Dal governo arriva una possibilità di salvezza per il punto nascite di Susa, ed ora tocca ai sindaci della Val Susa darsi una svegliata e fare pressione con la Regione, per chiedere la deroga per mantenerlo, anche se sotto i 500 parti. I presidenti dell’Unioni Montane, con il sindaco di Susa Sandro Plano in testa, hanno quindi la possibilità di farsi sentire e chiedere che venga attuato il decreto.
Senza dimenticare che la Valle ha eletto 5 consiglieri regionali di vari partiti: Ruffino, Ferrentino, Monaco, Batzella e Frediani, quindi le possibilità di arrivare a un risultato concreto ci sono. Ma bisogna volerlo. Ecco la notizia che arriva dall’Uncem.
Il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha firmato in data 11 novembre il decreto con il quale apre alla possibilità di sperimentazione in aree montane di punti nascite inferiori ai 500 parti annui, a condizione che vengano mantenuti gli standard di qualità e di sicurezza previsti dalla normativa.
Il decreto, che recepisce le istanze portate avanti dall’integruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna, affida al Comitato Percorso Nascita nazionale il compito di esprimere un motivato parere su eventuali richieste di mantenimento in attività di punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti annui, in deroga a quanto previsto dall’Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010. Tali richieste dovranno essere avanzate al Ministero della Salute dalle Regioni e dalle Province Autonome di Trento e di Bolzano, e il Comitato Percorso Nascita nazionale sarà tenuto ad esprimere il proprio parere entro tre mesi dalla richiesta di deroga proposta da Regioni e Province Autonome.
Il decreto ministeriale è la pre-condizione per introdurre anche in Italia modelli sperimentali di erogazione del servizio di ostetricia già esistenti in altre zone montane d’Europa, come Svizzera, Austria o Germania, nei quali -come aveva verificato l’integruppo parlamentare per la montagna con uno specifico incontro tenutosi a Trento lo scorso 9 febbraio- lo standard non è legato al numero dei parti per singolo plesso ospedaliero, ma è affidato alla formazione e alla elevata casistica delle equipe mediche ed infermieristiche che svolgono il servizio, consentendo in tal modo il contemperamento tra il diritto di nascere in montagna e il diritto di farlo in condizioni di assoluta qualità e sicurezza.
“Ringraziamo il ministro Lorenzin e il sottosegretario De Filippo -commenta l’on. Enrico Borghi, presidente dell’integruppo- per aver dato seguito a quanto avevamo avuto modo di sviluppare. Si aprono in questo modo le strade per una iniziativa dal basso che, attraverso le Regioni e le Province Autonome che vorranno cimentarsi in questa sperimentazione, possa consentire anche all’Italia di raggiungere gli standard già presenti in altri paesi europei. Ora la palla passa ai territori, e se leggiamo questa apertura del governo in parallelo con la Strategia Nazionale Aree Interne che proprio della riorganizzazione sperimentale dei presidi medici e sanitari fa uno dei propri capisaldi, comprendiamo come questo possa essere il momento nel quale attivare le migliori energie e le migliori capacità dei territori in vista del raggiungimento dell’obiettivo di non sguarnire le montagne italiane di servizi di cittadinanza garantendone al tempo stesso la qualità”.