TAV A SUSA, IL SINDACO: “NON SONO STATO INFORMATO PRIMA”. L’ORDINANZA DI CHIUSURA ERA DEL 3 OTTOBRE. DAL 10 LA STATALE RIAPRE AI RESIDENTI

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SUSA – Da mercoledì 9 ottobre sulla statale 25 a San Giuliano sarà riaperto il transito allo scuolabus comunale, ai mezzi di soccorso (era ora!), alle attività commerciali della zona, e da giovedì 10 ottobre anche ai cittadini residenti. “A meno che non ci siano manifestazioni No Tav o altre iniziative sulla statale che mettano nuovamente a rischio la sicurezza del transito”.
Le operazioni amministrative di esproprio di Telt si concluderanno il 15 ottobre, e il 16 ottobre il fortino sarà smontato, riaprendo totalmente la statale.
La notizia è stata resa nota dal sindaco di Susa durante il consiglio comunale di martedì 8 ottobre.
E si è parlato ovviamente anche di tutte vicende accadute dalla notte del 6-7 ottobre.
Ma in realtà era già tutto previsto, e scritto nero su bianco. Da giorni. La chiusura della statale 25 a San Giuliano e l’installazione del “fortino” della polizia alle porte di Susa era stata già stabilita e prevista da un’apposita ordinanza del Prefetto di Torino, redatta giovedì 3 ottobre. Ma a Susa nessuno lo sapeva ed era un’ordinanza “segreta”, a quanto pare.
Il sindaco di Susa non ne sapeva nulla, non era stato informato dei contenuti di questa ordinanza, che al Comune di Susa è stata inviata da Torino soltanto lunedì 7 ottobre, a fatti ormai avvenuti.
Questo l’ha dichiarato più volte il sindaco di Susa, Piero Genovese. Oltre ad esprimere “solidarietà e vicinanza ai residenti della frazione San Giuliano”, il sindaco ha voluto ribadire che non era stato informato preventivamente della presa di forza da parte della forze dell’ordine e della chiusura della statale, con tutti i problemi conseguenti.
“Non siamo stati informati prima, lo dico ufficialmente” ha ripetuto più volte il sindaco, durante il consiglio comunale di martedì sera. E Genovese non sarebbe stato informato dal Prefetto di questa decisione neanche durante la riunione preventiva di venerdì 4 ottobre, quando ha partecipato personalmente ad un incontro in prefettura, insieme ad altri funzionari dell’ordine pubblico piemontese, proprio in vista dell’avvio delle operazioni di esproprio a Susa.
“La non informazione ha rammaricato anche me, non lo nego – ha detto il sindaco di Susa – ma anche se fossimo stati informati prima, e non lo siamo stati, non avremmo potuto incidere su nulla, perché si tratta di operazioni gestite esclusivamente dalla questura e dalle forze di polizia presenti, dove l’autorità comunale viene superata per motivi di ordine pubblico da enti superiori”.
Genovese ha confermato che nel giorno di battaglia e più difficile per la città, non era a Susa: “Lunedì mattina sono stato informato personalmente, non ero presente qui, ma sono stato informato fin dalle prime ore del mattino di quanto stava accadendo”.
Ma quindi di cosa hanno parlato il sindaco Genovese e il prefetto nella riunione del 4 ottobre? “Siamo stati ascoltati come amministrazione comunale, abbiamo potuto riportare le preoccupazioni che avevamo, rispetto alla non necessità di recintare un’area che non era soggetta ad attività di cantiere se non fra un anno. Abbiamo fatto presente che nelle vicinanze è c’è una struttura socio-sanitaria (la Rsa San Giacomo) e che non fosse opportuno che quell’area di San Giuliano fosse delimitata. Tutto questo abbiamo avuto possibilità di esprimerlo al Prefetto in un tempo ristretto, insieme al comandante della polizia municipale. Ma in quella riunione non c’è stato anticipato nulla sul contenuto dell’ordinanza del Prefetto del 3 ottobre, l’ordinanza è stata inviata al Comune solo lunedì 7 ottobre”.
La mancata informazione preventiva da parte della Prefettura al sindaco non stupisce Genovese: “Non ci stupisce, perché già in passato ci sono stati episodi analoghi per motivi di pubblica sicurezza, come riportato proprio nell’ordinanza del prefetto, sempre quando si tratta di Tav”. Genovese ha ricevuto informazioni sul blocco solo da lunedì 7 ottobre: “Prima di quella data abbiamo chiesto ripetutamente notizie su cosa sarebbe avvenuto alle forze dell’ordine, alla prefettura, alla questura, a Telt stesso senza ricevere informazioni precise, se non conferma che le procedure di esproprio sarebbero iniziate mercoledì 9 ottobre”. Mentre da lunedì 7 ottobre, ormai a fatti avvenuti, “mi è stato risposto che essendo in corso un attività a tutela della sicurezza dell’ordine pubblico a San Giuliano, con mezzi di cantiere in movimento su quell’area, non sarebbe stato in nessun modo possibile consentire transito in quel tratto di statale”.
E poi il silenzio: “Non ci sono state fornite informazioni successive fino a martedì mattina, quando in modo ripetuto ho preso contatto nuovamente con la questura, con cui ho concordato anche delle alleggerimenti del regime di blocco della circolazione stradale da mercoledì 9 ottobre, e poi da giovedì 10 per i residenti”.
“Non siamo d’accordo sulla militarizzazione pesante di San Giuliano – ha detto il sindaco – ma è stata dichiarata come necessità di pubblica sicurezza dal prefetto, che supera l’autorità locale rappresentata dal sindaco, e che di fatto ci ha esautorato”.  Tutto questo, ha spiegato Genovese, è dovuto alle necessità di dover difendere “un’attività di cantiere”, ed è per questo che il sindaco stigmatizza “gli atti di violenza, che mi auguro non si ripetino più”.
Il sindaco si riferisce in tal senso sempre al movimento No Tav: “Bisogna condannare la violenza, rispetto al legittimo e pacifico dissenso verso l’opera. Bisogna distinguere i disagi causati dal cantiere, cha andranno gestiti dall’amministrazione, rispetto a quanto avvenuto a San Giuliano, che nulla a che fare con i cantieri, ma con la questione di ordine pubblico. Su cui il Comune non ha l’autorità e viene superato nelle decisioni e competenze dagli enti superiori. Bisogna prendere le distanze dagli atti violenti di chi si oppone ai cantieri e all’opera, rispetto al dissenso pacifico. Vogliamo isolare i violenti, quanto avvenuto nella notte di lunedì non è stata una protesta democratica, e lede l’immagine di Susa anche dal punto di vista turistico”.
“Se dovessero continuare le proteste del movimento a San Giuliano, la prefettura e la questura valuteranno in che modo gestirle, in modo da garantire il presidio di quella zona e il possesso dei terreni da parte di Telt”.
Il che significa la possibile installazione di un “fortino” permanente a San Giuliano, su modello di quanto già avvenuto sulla statale a San Didero, nel caso proseguissero le tensioni.
Il Comune di Susa è stato criticato per l’assenza di comunicazione in questi giorni difficili per tanti cittadini: “Dire ai cittadini che semplicemente non eravamo stati informati, non ritenevamo potesse rassicurarli” si è giustificato Genovese.

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