di PAOLO FOIETTA (Commissario del Governo per la Tav)
La Sezione Transfrontaliera della Torino – Lione è un enorme cantiere in corso, in cui sono già stati investiti oltre 1,4 miliardi di euro in studi, progetti ed opere finanziati al 50% dall’U.E. e per la parte rimanente suddivisa tra Francia (25%) ed Italia (25%).
L’Europa ha inoltre già assegnato una prima tranche di 813 milioni di euro di finanziamento, nell’ambito del programma TENT-T 2015-2019 per i lavori definitivi a finanziamento del 40% dei costi sostenuti nel periodo.
Il caso di una sospensione definitiva dei lavori costituirebbe un precedente assolutamente nuovo nelle relazioni Europee ed avrebbe effetti inediti e costi enormi di complessa quantificazione.
L’impegno sottoscritto dallo Stato italiano con la Francia, racchiuso e siglato in quattro accordi internazionali (2001, 2012, 2015 e 2016, tutti ratificati dai rispettivi parlamenti), è regolato dal diritto internazionale ed in particolare dalla Convenzione di Vienna del 1969. In caso di recesso, unilaterale o condiviso dalle parti, le decisioni prese negli accordi sottoscritti devono comunque avere la copertura finanziaria. Inoltre per rescindere un accordo di questo tipo, sarebbe necessario un nuovo trattato in cui le parti dettagliano le penalità per ogni Stato e verso l’Unione Europea, le penali dovute alle imprese, i mancati guadagni, ecc..
Per quanto riguarda il finanziamento europeo il regolamento 1316/2013 stabilisce all’articolo 12 che possa essere richiesto dalla Commissione “il rimborso totale o parziale dell’assistenza finanziaria concessa se, entro due anni dalla data di completamento stabilita nelle condizioni di assegnazione dell’assistenza finanziaria, la realizzazione dell’azione che ne beneficia non è stata terminata“.
E a questi costi si sommerebbe la dissipazione della spesa sino a oggi sostenuta da parte italiana.
Nel caso, del tutto ipotetico, di una sospensione dei lavori dovranno essere valutati nei costi diretti :
- costo di smobilizzo dei cantieri e delle attrezzature e di ripristino ambientale degli ambiti compromessi sul lato Italia e Francia
- costi di messa in sicurezza delle opere realizzate (occlusione, sistemazione idraulica delle gallerie, …)
- indennizzi per rescissione contratti in corso (in Francia ed in Italia)
- restituzione dei finanziamenti comunitari erogato per mancata realizzazione delle opere
- indennizzo alla Francia per le opere realizzate che non avranno utilità
- indennizzo ai gestori per investimenti fatti e non utilizzabili
- mancato utilizzo fondi Europei assegnati
- funzionamento del Promotore pubblico e rescissione unilaterale di concessione a
Confermo pertanto che il costo diretto complessivo da restituire a Francia e U.E. risulterebbe senz’altro superiore a due miliardi di euro.
A tali costi sono da aggiungere poi atri costi indiretti ancora da valutare:
- il pregiudizio grave e irreparabile per la funzionalità della rete centrale (Corridoio mediterraneo) e per i benefici ambientali da essa attesi
- costi diretti e indiretti derivanti dalla mancata realizzazione dell’opera, come quelli descritti dal rapporto Cost of non-completation of the TEN-T (2015) realizzato per la Commissione Europea da uno dei maggiori istituti di ricerca europeo, il Fraunhofer-Institut für System und
L’Italia inoltre, in questo scenario sceglierebbe di mantenere ai valichi con la Francia solo l’opzione autostradale contraddicendo gli accordi internazionali di trasferimento modale da strada a ferrovia a tutela dell’ambiente (libro bianco 2011, Convenzione delle Alpi, Cop 21).
E questo mentre nel resto delle Alpi si sta realizzando la sostituzione di tutti i tunnel ferroviari alpini (ben sette tra Austria e Svizzera) con tunnel di base analoghi a quello previsto al Moncenisio.
E’ ovvio che l’ opera verrà bloccata dal nuovo governo qualora si scoprisse che i presupposti per costruirla ( dati, rapporti costi – benefici, numeri, flussi di merci, previsioni di traffico ) siano stati completamente falsati negli anni.
Naturalmente se dovesse emergere la buona fede e la corrispondenza della realtà nessuno ha nulla da temere. Anzi è giusto che il grande progetto salvifico dell’ economia italiana prosegua senza tentennamenti.
Se invece dovesse emergere una palese mistificazione e diffusione di dati ed informazioni falsate allo scopo di distorcere la realtà allora è tutto un altro paio di maniche. Uno stato civile non può permettersi di proseguire un progetto nato dall’ illegalità , nascondendosi dietro il mito dei posti di lavoro creati.
Credo che la magistratura dovrebbe fare il suo lavoro : identificare i responsabili e condannarli a pagare di tasca propria gli eventuali danni economici causati dall’ abbandono del progetto .
E se sono 2 miliardi di € , si sequestreranno ville, azioni, banche , società, sedi di partito e testate di giornali fino ad arrivare a 2 miliardi di € .
Condivido la sintesi di Mauro Galliano,
Le uniche affermazioni sicuramente vere, ravvisabili nelle dichiarazioni del Signor Foietta, sono la compromissione ambientale degli ambiti devastati dai cantieri e che quanto sinora realizzato e incompiuto è già un problema di sicurezza per le persone e per l’ambiente.
Il resto è propaganda infarcita di falsità già ampiamente smentite (presidioeuropa.net oltre ad altre autorevoli fonti).
In ogni caso, il buon senso comune della gente comune dovrebbe essere chiamato in causa per decidere se, nel caso lo scenario foiettiano fosse sventuratamente confermato, sia meglio abbandonare 2.000.000.000,00 di euro già sperperati o risparmiarne 8.000.000.000,00 (a plausibili costi a consuntivo) ancora da spendere e da impiegare decisamente meglio.
Totalmente FALSA è l’affermazione che l’Italia demanderebbe al solo collegamento autostradale le possibilità di valico verso la Francia, essendo perfettamente funzionante e idonea la linea attuale che i detrattori chiamano “storica” per farla credere obsoleta.
Questa FALSITA’ è totalmente riconducibile al Signor Foietta stesso, avendo dichiarato nei giorni scorsi alla stampa, nell’articolo promozionale del collegamento merci AFA tra Orbassano e Calais che evita Parigi, che l’attuale linea di valico (tunnel cavouriano del Frejus) è perfettamente in grado di accogliere i limiti di sagoma di questi convogli.
P.s.
Scherzare con i miliardi di euro è comunque un’offesa per i cittadini onesti.
Con 4.000.000,00 di euro (un cinquecentesimo) si potrebbe costruire una scuola per l’infanzia per centoventi bambini.
Con 400.000,00 euro (un cinquemillesimo) si costruirà dopo anni la rotonda di Caprie che nell’attesa ha visto e sofferto innumerevoli incidenti stradali, spesso mortali.
Due miliardi di euro è il costo della sola manutenzione della tratta Torino Lione in 30_ 36 mesi di esercizio. Quindi sospendiamo pure…..poi si vedrà.